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La carovana degli Invisibili a Roma. Il sociale è politico

Il senso, e l’obiettivo erano quelli di realizzare «una carovana per attraversare i luoghi degli invisibili, per toccare con mano le zone dimenticate dove i “cittadini senza cittadinanza” vivono.

di Giuseppe Morrone - giovedì 11 ottobre 2007 - 3030 letture

L’appello promosso da Peppe Mariani (cui hanno aderito Paolo Cento, don Roberto Sardelli, Luigi Nieri, Anna Pizzo e diverse associazioni che si occupano di migranti e disagio sociale), presidente della Commissione Lavoro e Pari Opportunità oltre che consigliere regionale dei Verdi, con l’intento di promuovere «La carovana nella città degli Invisibili», si è concretizzato, lo scorso 21 settembre, fra le «zone dimenticate» di Roma.

Il senso, e l’obiettivo, erano, appunto, quelli di realizzare «una carovana per attraversare i luoghi degli invisibili, per toccare con mano le zone dimenticate dove i “cittadini senza cittadinanza” vivono. Per attraversare i cunicoli di Roma dove queste persone dormono, nelle strade della prostituzione e del caporalato dove lavorano o cercano un’occupazione, nelle carceri dove spesso vengono detenuti». La carovana, con un corposo seguito di volontari, fotografi e giornalisti, è partita poco dopo l’alba in viale Palmiro Togliatti, dove ogni giorno, a quell’ora, centinaia di uomini immigrati, per la maggior parte rumeni, sostano per ore in attesa di un ingaggio nei cantieri capitolini, spesso in nero e per mansioni di poche ore, ovviamente sottopagate.

«Attendono ogni mattina con umiltà e dignità di lavorare per pochi spiccioli - ha affermato Mariani - spesso nemmeno per sé, ma per mandare i soldi alle loro famiglie rimaste in Romania. Un ragazzo minorenne - ha proseguito Peppe - ci ha detto che lavora per 30 euro al giorno per 8,9,10 ore quotidiane. Se cadi da un’impalcatura e ti fai male, il datore ti obbliga a negare di stare lavorando».

Seconda tappa è stata lo sportello unico per l’immigrazione di piazza dè Cristoforis, a Casalbertone, dove le file assumono proporzioni bibliche. «Praticamente, gli immigrati si mettono in fila dal giorno prima, passano tutta la notte e non possono neppure muoversi per fare i propri bisogni per non perdere il posto conquistato - ha continuato Alberto, uno dei collaboratori di Mariani - non esiste un mediatore culturale, gli impiegati, spesso, sono lavoratori interinali e quindi, purtroppo, non possiedono la necessaria professionalità».

Più drammatica la terza sosta, nel campo rom di via Fulvio Cicogna, a Ponte Mammolo, ultimamente teatro di due assalti a colpi di molotov e spranghe che solo per caso non hanno provocato gravi danni all’incolumità delle persone. Nonostante un’iniziale diffidenza, il capo del campo ha incontrato i membri della carovana, spiegando che di loro si parla soltanto per denigrarli (e come dargli torto?).

Alla fine, il portavoce del campo ha mandato via una troupe che riprendeva immagini, interne ed esterne, dell’insediamento. «Dovevi chiedere il permesso», ha urlato l’uomo. «Che non si fidino più è comprensibile - ha commentato ancora Mariani - fa comodo far vedere soltanto l’immagine negativa dei rom». Nel pomeriggio, a Torpignattara si è tenuto un raduno di preghiera per il Ramadan con l’associazione Dhuumcatu. Poi una visita al mercato dell’Esquilino e al tempio buddista del rione.

Alle 18, conclusione presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza, dove si è tenuta una conferenza cui hanno partecipato, oltre ai membri della carovana, il sottosegretario all’Economia, Paolo Cento, il professor Morcellini, preside della facoltà, il professor Morrone, padre Roberto Sardelli ed il presidente del municipio IV, Alessandro Cardente.

La «Carovana» si è data appuntamento nei prossimi tempi, «perché - ha concluso Peppe - il tour continua. Andremo a conoscere i baraccati, entreremo nelle grotte, visiteremo i bambini che sono reclusi con le loro madri al carcere Rebibbia e di notte incontreremo le associazioni che lavorano con le prostitute».


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