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La Lentini di Raiti - parte seconda (1997-2002)

La storia politica di Lentini, in esclusiva per Girodivite. La tredicesima puntata scritta dal prof. Ferdinando Leonzio, dedicata al periodo 1997-2002.

di Ferdinando Leonzio - mercoledì 6 marzo 2019 - 6211 letture

La Destra a Lentini

Con la svolta di Fiuggi del gennaio 1994, la destra lentinese che alle elezioni comunali del 21 novembre 1993, le prime con l’elezione diretta del sindaco, aveva registrato i minimi storici e sembrava quasi per scomparire [1], ebbe un momento di forte ripresa [2], visibilmente contrassegnato dall’apertura di ben tre circoli [3] di Alleanza Nazionale (AN): uno, presieduto da Davide Battiato ed intitolato a Turi Neri, uno dei leader più carismatici del vecchio MSI; un secondo, Riva Destra, diretto da Piero Cundari [4] e un terzo (primo in ordine cronologico), guidato dal dott. Salvatore Caracciolo, denominato Onda Nuova, che sarà il più longevo e quello che assicurerà a Lentini la continuità organizzativa di AN [5].

Nel 1996 si aprì a Lentini anche un circolo del MSI-Fiamma Tricolore, diretto dal dott. Gregorio Manoli (fratello del noto dirigente della destra cittadina, rag. Salvatore Manoli), collaborato da Salvo Rosolino, proveniente dal Fronte della Gioventù e dal MSI. Rosolino nel 1996 si allontanerà dalla politica attiva.

Quest’ultimo circolo durò un paio d’anni.

Il Partito Popolare

Anche il PPI, ora diretto, con grande attivismo, dal quadrumvirato Natale Addamo, Sebastiano Butera, Enzo Crisci, Emanuele Sipala era in pieno sviluppo, mentre si preparava ad un importante congresso di stabilizzazione, tanto da produrre un importante documento politico-economico intitolato L’impegno dei Popolari con la gente.

Il dibattito a Sinistra

Il dibattito a sinistra, sempre condizionato dalla polemica tra fautori e oppositori della giunta Raiti, agli inizi del 1997 era fortemente incentrato sull’appassionante problematica suscitata dalla proposta di D’Alema di invertire il percorso scissionistico che negli scorsi decenni aveva frazionato la sinistra, portandola anche a storiche sconfitte, quali ad esempio il ventennio fascista, e a marciare, invece, verso un nuovo soggetto unificante che raccogliesse le varie articolazioni – partiti, movimenti, gruppi, singoli - in cui essa era divisa, per realizzare un nuovo soggetto aggregante che veniva indicato come la Cosa 2 [6]. Si trattava, in concreto, di promuovere la fusione tra PDS, socialisti, cristiano sociali, repubblicani di sinistra, ecologisti, gruppi, movimenti e persone „senza tessera“ di varia formazione di sinistra.

Questa tematica suscitò interesse anche a Lentini, dove però l’unico soggetto politico organizzato era il PDS, mentre numerosi erano gli indipendenti di sinistra. Si trattava dunque di riunire ed organizzare questi ultimi, in modo che al momento della fusione, essi potessero compattamente confluire nel nuovo soggetto politico, con un apporto significativo.

Un primo incontro, abbastanza affollato, di indipendenti di sinistra [7] ebbe luogo il 15 gennaio 1997 [8]. Molti intervenuti si dichiararono favorevoli all’iniziativa, non senza rinunciare però alle loro riserve critiche nei confronti del „raitismo“ con cui si indicava lo stile di governo del sindaco Raiti, che aveva ormai assunto anche il controllo del PDS.

Fu dunque costituito il „Movimento degli Indipendenti per la Sinistra democratica“ (IS) [9], approvato un documento con cui i presenti e firmatari si impegnavano a dare il loro modesto apporto alla prossima Costituente del nuovo soggetto politico della sinistra.

Portavoce venne designato il prof. Ferdinando Leonzio, con la collaborazione del prof. Filadelfo Inserra e dell’avv. Alfio Caruso. Dopo un primo periodo di assestamento e di reclutamento fu indetta una nuova assemblea che elesse un coordinamento di 9 persone, ancora presieduto dal prof. Leonzio, col nuovo titolo di coordinatore.

Il congresso di sezione del PDS dell’11 e 12 gennaio 1997 per il rinnovo del Comitato Direttivo, caratterizzato dalla pertinace volontà del gruppo dirigente di demolire l’organizzazione giovanile del suo stesso partito, si concluse con la decisione di non far votare i giovani [10], avvalendosi di un cavillo procedurale [11].

A contendersi le 15 „poltroncine“ del Direttivo furono quattro liste: quella presentata da Censabella–Tocco, che ottenne 9 seggi; una, presentata da Angelo Brancato, che ne ottenne 3; una presentata da Alberto Commendatore dell’ „area Monaco“ (il deputato regionale), che ebbe due eletti; un’altra, infine, presentata da elementi della „Berlinguer“ cui venne attribuito un seggio. Segretario venne eletto, curiosamente, non uno della lista che aveva conquistato 9 seggi e perciò vinto il congresso, ma uno della lista che ne aveva ottenuti 3: Salvatore Di Mari.

Man mano che si avvicinava la data delle nuove elezioni comunali, il clima politico in città si faceva sempre più effervescente, specialmente nello schieramento di sinistra, sempre più diviso tra sostenitori e critici dell’amministrazione Raiti.

Il 28 febbraio 1997, fu organizzato dagli IS un affollato e riuscito convegno pubblico [12] sul tema Un progetto di sviluppo economico della città, introdotto dalle brillanti relazioni del dott. Enrico Marilli, del prof. Filippo Motta e del prof. Paolo Ragazzi [13]. Il documento che ne venne fuori costituirà di fatto il programma degli IS. Nello stesso mese di febbraio venne pubblicato un numero unico, tutto incentrato sul futuro partito unico della sinistra. Con tale iniziativa, scriveva il prof. Inserra [14], si era voluto dare inizio ad una fase di dibattito e di confronto nella nostra città... dando voce, attraverso loro rappresentanti, ai partiti e ai raggruppamenti dell’area progressista.

Attivo protagonista della scena politica era diventata AD, sotto la guida del suo dinamico coordinatore Enzo Pupillo, un vero „cavallo di razza“ [15] della politica.

Il 16 febbraio 1997 si svolse – organizzato appunto da AD - un riuscitissimo incontro-dibattito intitolato Legalità e sviluppo del territorio, al quale parteciparono i parlamentari ulivisti della zona, Mario Occhipinti, Egidio Ortisi e Rino Piscitello, e l’on. Elio Veltri, ex sindaco socialista di Pavia, che aveva lasciato il PSI ormai da molti anni, in polemica col gruppo dirigente craxiano.

Prima ancora (10 febbraio 1997) AD aveva preso un’iniziativa squisitamente politica: aveva cioè invitato, per 18 febbraio successivo, partiti e movimenti di sinistra ad un incontro per la formazione di un organismo di coordinamento tra i vari soggetti dell’Ulivo. L’invito era diretto, oltre che a PDS, PPI e PRI anche all’Associazione „Berlinguer“ e agli Indipendenti di Sinistra, che in tal modo vennero catapultati nella politica locale, per dare il loro apporto nel prossimo confronto con la destra, che già si prefigurava assai duro. All’incontro non partecipò però il PDS, sostenendo che la discussione iniziale dovesse essere riservata solo ai partiti fondatori dell’Ulivo PDS, PPI e AD. La riunione comunque ebbe luogo e i presenti ritennero necessario elaborare un progetto comune a tutte le forze della coalizione ulivista, primo fra tutti il PDS.

I due circoli „Berlinguer“ e „indipendenti di Sinistra“ ritenendo di essere stati discriminati dalla pretesa pdiessina di escluderli dalla discussione preliminare, si riunirono fra loro e convennero sul fatto che si doveva andare oltre la coalizione dell’Ulivo, quindi a un centro-sinistra che comprendesse anche Rifondazione Comunista e Mani Pulite. I quattro raggruppamenti poi (22 febbraio 1997) si riunirono tra loro e decisero di invitare ad una riunione plenaria anche con gli altri quattro partiti, cioè PDS, PPI, AD, PRI. Tale riunione si tenne, stavolta con la partecipazione di tutti gli otto raggruppamenti interessati, in particolare del PDS, intervenuto con il suo intero ufficio di segreteria.

Nel corso della riunione [16], al di là di tutte le alchimie politiche, dell’abile dialettica e di ogni sofisticata finezza oratoria, emerse qual era il punto davvero inconciliabile, che causò la rottura fra il PDS e tutti gli altri.

Il PDS sosteneva che era prassi nazionale costante che il sindaco uscente della coalizione, nel caso di Lentini Turi Raiti, fosse automaticamente ricandidato.

Tutti gli altri osservavano che Raiti, a suo tempo, era stato candidato dal solo PDS e non dalla coalizione dell’Ulivo, che allora neppure esisteva, tanto è vero che gli altri partiti di sinistra presenti nel Consiglio Comunale erano tutti ancora collocati all’opposizione. Pertanto occorreva concordare regole comuni con cui scegliere il candidato-sindaco del centro-sinistra alle imminenti comunali. Questo candidato poteva essere lo stesso Raiti, ma anche un altro. Il PDS, ormai del tutto „raitizzato“, però il candidato l’aveva già e non l’avrebbe mollato a nessun costo.

Su questo punto, infatti, avvenne la rottura tra il PDS, che abbandonò i lavori, e tutti gli altri gruppi del centro-sinistra, che decisero di costituire un „Coordinamento del centro-sinistra“, che continuò, per qualche tempo, a lanciare inutili appelli unitari al PDS.

Nei mesi seguenti continuò freneticamente l’attività politica cittadina.

Il 21 marzo 1997 si tenne un’assemblea aperta dell’Associazione Berlnguer, alla quale aveva intanto aderito Elio Magnano, sul tema Ruolo e obiettivi dell’Associazione nell’attuale fase politica. Fra i presenti molti esponenti della Sinistra Giovanile che, ormai in aperta polemica col gruppo dirigente pdiessino, aveva lanciato un suo volantino dal significativo titolo La Sinistra Giovanile dice NO alla linea isolazionista del gruppo dirigente del PDS. L’Associazione promosse anche un dibattito sull’attualità del pensiero politico di Enrico Berlinguer, a cui intervenne l’on. Aldo Tortorella della Direzione nazionale del PDS.

Il 25 marzo 1997 l’assemblea degli Indipendenti di Sinistra deliberò la partecipazione diretta alle future elezioni amministrative.

Una conferenza-dibattito fu organizzata dal PPI su I cattolici democratici verso il terzo millennio: il ruolo dei Popolari nel confronto con le forze politiche dell’Ulivo per una nuova politica sociale. Un’importante relazione sul tema fu tenuta dall’on. Carmine Galloni, già illustre esponente della sinistra democristiana.

Il 6 aprile 1997 si tenne il congresso di zona del Centro Cristiano Democratico CCD (segretario Alberto Di Mari).

Il 24 aprile successivo ebbe luogo, su iniziativa di Rifondazione Comunista, un’assemblea pubblica sul tema Lavoro e occupazione in Sicilia, con l’intervento del segretario regionale Francesco Forgione.

Il 5 giugno si costituì la sezione di „Rinnovamento italiano“, con segretario il prof. Delfino Aurora.

Il 2 maggio, intanto, aveva avuto luogo, su iniziativa del Coordinamento del centro-sinistra, una pubblica conferenza-dibattito, presieduta dal dott. Alfio Saggio (AD), con una relazione introduttiva letta da Carlo Vasile (MP), sul tema Verso la costruzione del centro-sinistra – Idee guida per il buon governo della città.

Una volta elaborato il programma, il centro-sinistra dovette affrontare il problema della candidatura a sindaco. Il nome che prese a circolare più di ogni altro fu quello dell’on. Bosco, sia per le riconosciute capacità dell’uomo, sia per il prestigio che gli derivava dall’essere stato deputato regionale e sindaco di Lentini; ma non senza qualche mugugno e qualche riserva e addirittura col ritiro dalla coalizione di Mani Pulite, contraria sia alla candidatura Raiti che a quella Bosco. La proposta ufficiale [17] per Bosco partì dagli IS, di cui egli era autorevole componente, e fu unanimemente accolta dall’Associazione „Berlinguer“.

Quest’ultima associazione era, per la maggior parte, composta da militanti del PDS, i quali, per disciplina di partito, avrebbero dovuto sostenere Raiti, mentre come membri dell’associazione avrebbero dovuto battersi per Bosco. Scelsero tutti di continuare ad appoggiare il candidato Bosco e di lasciare, di conseguenza, il PDS. Non senza qualche sofferenza lasciarono il partito non solo iscritti da poco a quel partito, ma anche vecchi militanti come Franco Giuliano, Elio Magnano, Carmelo Giudice [18] e la grande maggioranza della Sinistra Giovanile. Il 30 luglio 1997 la candidatura dell’on. Bosco fu alfine accettata da tutti i gruppi del centro-sinistra.

Con l’uscita dei diessini della „Berlinguer“ dal partito, la loro organizzazione divenne quasi un doppione degli Indipendenti di Sinistra, con cui essa condivideva totalmente le finalità generali e la collocazione elettorale. Appariva dunque naturale unire le forze e avviare un processo di fusione fra le due organizzazioni.

La proposta, avanzata dagli IS, divise però la „Berlinguer“ tra „fusionisti“ e “autonomisti“, ma alla fine, soprattutto per l’intervento dell’on. Bosco, acceso fautore della fusione, questa ebbe luogo nel corso di un’affollatissima assemblea plenaria tenuta il 3 settembre 1997 [19].

Fu dunque costituito un nuovo movimento per cui venne scelto il nome di „Progressisti Unitari“, che si richiamava ai valori tradizionali della sinistra nel quadro del socialismo europeo, con simbolo una bandiera rossa stilizzata e una rosa rossa, con la scritta „Progressisti Unitari“ (PU). Presidente fu eletto il prof. Ferdinando Leonzio [20]; fu eletto anche un direttivo di 22 componenti [21], a maggioranza della „Berlinguer“.

In sede di approvazione dello Statuto si verificò tuttavia una spaccatura, che non sarà più sanata [22], sulla strategia generale del movimento.

La maggioranza degli iscritti, costituita dagli ex aderenti agli IS e dalla corrente „fusionista“ della „Berlinguer“, guidata dal suo ex presidente Portera, considerava l’impegno elettorale come „un incidente di percorso“ [23], cioè come un momento di impegno, a cui non ci si poteva sottrarre, ma che non era lo scopo principale dei PU, che restava il partito unico della sinistra, la famosa e fumosa Cosa 2. Per la minoranza, per lo più composta da ex comunisti, legati alla loro militanza nel PDS, le elezioni erano l’occasione fondamentale con cui affermare determinati principi e poter rientrare a pieno titolo nel PDS. Tale posizione trovò il suo leader proprio nell’on. Bosco, candidato del movimento e della coalizione alle imminenti elezioni.

In un movimento basato interamente sul volontariato, furono in molti a sostenere di non volersi sentire declassati a „comitato elettorale“ di Bosco o di chicchessia [24].

La scissione, male endemico della sinistra, era nell’aria. Intanto il centro-sinistra, così faticosamente costruito, cominciava a sgretolarsi.

Il dibattito negli altri partiti. Verso le elezioni

Acque agitate anche nel PPI. Il gruppo dirigente di Lentini (il „quadrumvirato“) era stato messo, in seguito alla presa di posizione della sua Federazione provinciale, contraria alla candidatura Bosco, con le spalle al muro: o allinearsi alla volontà del partito e lasciare Bosco o rimanere fedeli al percorso che liberamente avevano scelto e che lo aveva portato ad appoggiare Bosco, promuovendo un’improbabile scissione dagli esiti incerti. Ma il PPI di Lentini non aveva nessuna volontà di recidere i legami col partito, tanto più che la Federazione offrì una via d’uscita ai lentinesi: presentare una candidatura propria. Sarà quella, molto forte, dell’ex sindaco Pippo La Rocca.

Il PRI, che a Lentini si era quasi liquefatto, decise di non presentare alcuna lista. Alcuni esponenti si presenteranno in quella di Rinnovamento Italiano.

Il centro sinistra non era più tale, perché non c’era più il centro, dopo l’abbandono di MP e del PPI. Elio Magnano ed altri, ormai in dissenso con la maggioranza del movimento, si fecero promotori di una scissione dei PU e si diedero ad organizzare una propria lista.

Poiché l’on. Bosco non volle sconfessare la scissione, i PU decisero di non presentarsi alla competizione elettorale, essendo ormai ristrettissimi i tempi occorrenti per organizzare una lista. Anzi al loro interno insorsero malintesi tali da indurre il prof. Leonzio a rassegnare le dimissioni. Da allora il movimento fu diretto, con impegno e serietà, dal vicepresidente Mario Russo [25]. Il movimento degli IS deliberò dunque di astenersi dalla partecipazione diretta alle elezioni, di lasciare liberi i propri aderenti, ormai ridottosi ad una quarantina, di candidarsi in qualunque lista di sinistra [26] e agli iscritti di votare per una lista di sinistra [27].

Le elezioni del 1997

In un quadro politico profondamente mutato rispetto a quello di partenza, si presentarono ben 9 candidati a sindaco e 18 liste per il consiglio comunale:

Turi Raiti, sostenuto dal PDS [28], dai Verdi [29], da Mani Pulite e dal SI [30], che al primo turno ottenne il 32 % ed andò al ballottaggio;

Mario Bosco, che raggiunse il 23,9%, classificandosi secondo e andando perciò al ballottaggio era stato appoggiato da AD, RC [31], Rinnovamento Italiano, Lentini Insieme [32], Progressisti [33];

Salvatore Chiarenza (12%), sostenuto dalla lista di FI e da quella di AN;

Luigi Messina, espressione delle liste del CCD del CDU, che ottenne l’8,7 %;

Agostino Guercio (7,3%), sostenuto dalla lista-movimento „Rinnovare Lentini“;

Pippo La Rocca, candidato dal PPI [34], che ottenne il 7,2%;

Cirino Cillepi (6,1%), collegato alla lista „Democratici per Lentini“ [35];

Salvatore Oddo (3,7%), sostenuto dalla lista „Noi Siciliani“;

Concetta Diolosà (1,1%), sostenuta dalla lista „Alleanza per la Sicilia Democratica nel mondo“.

Al ballottaggio del 30 novembre 1997, anche il PPI e i „Democratici per Lentini“ si schierarono per Raiti, che vinse con largo margine (61,44%). Con Bosco (38,56 %) al secondo turno si schierò anche il movimento „Rinnovare Lentini“.

I 20 seggi del Consiglio Comunale furono così assegnati: alle liste che avevano sostenuto Raiti: PDS, primo classificato fra i partiti (16,3 %), andarono 5 seggi [36]; 2 andarono al SI (5,9 %) [37]; 1 a Mani Pulite [38]; 3 al PPI [39] (11,2 %); 1 ai „Democratici per Lentini“ [40].

Delle liste sostenitrici di Bosco ottennero seggi: 1 AD-Rete [41] (4,3 %); 1 RC [42] (6,7 %); 1 Rinnovamento Italiano [43]; 1 „Lentini Insieme“ [44]; 1 andò ai Progressisti“ [45]; 1 a „Rinnovare Lentini“ [46].

Delle altre liste, 1 seggio ottenne FI [47] (8,1 %) e 1 seggio andò ad AN [48] (4,57 %).

Raiti, che nella sua prima sindacatura aveva scelto assessori solamente del PDS o indipendenti, questa volta nominò una giunta interamente politica [49].

Le scelte iniziali non furono però definitive, per cui la composizione dell’esecutivo cittadino nel corso della legislatura subì molte variazioni, anche per il continuo mutare del quadro politico generale, dovuto ai vari cambiamenti nei gruppi consiliari, provocati dagli spostamenti di molti consiglieri comunali e dalle alchimie politiche dei partiti [50].

Mutamenti significativi si ebbero anche sulla scena politica nazionale. Si concluse anche il cammino verso la formazione del partito unico della sinistra, riuscita molto parzialmente, con la costituzione (febbraio 1998) dei Democratici di Sinistra (DS) [51].

Nello stesso mese di febbraio nacquero, su impulso di Francesco Cossiga, l’Unione Democratica per la Repubblica (UDR) [52] e, ad iniziativa di Antonio Di Pietro l’Italia dei Valori [53].

Il 10 maggio 1998 dalla fusione tra il SI di Enrico Boselli, l’ala sinistra del PS [54], facente capo a Ugo Intini, una minoranza della Federazione Laburista contraria alla confluenza nei DS (Alberto Benzoni) e ciò che rimaneva del PSDI, con in testa il segretario Gianfranco Schietroma, nacque lo SDI (Socialisti Democratici Italiani).

L’11 ottobre 1998 RC subì una scissione che diede vita al Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) [55], guidato da Oliviero Diliberto.

Le elezioni provinciali del 1998

Le elezioni provinciali del maggio-giugno 1998 registrarono un successo per i DS che ottennero l’elezione di Bruno Marziano a presidente della Provincia di Siracusa [56] e la conferma a primo partito di Lentini col 18, 37 %, seguito dal PPI col 18,12 %.

In quella tornata elettorale furono presenti, nelle varie liste, molti lentinesi: per il CDU di Buttiglione (4,68 %) fu candidato l’ex sindaco prof. Nino Mazzone, per FI (10,73 %) era in lista il dott. Franco Rossitto, futuro sindaco di Lentini; per lo SDI (14,71 %) fu eletto il geom. Alfio Mangiameli, cugino ed omonimo del consigliere comunale. In seguito egli lascerà lo SDI, per aderire alla Margherita: anche lui sarà sindaco di Lentini; per i DS fu eletto lo storico prof. Cirino Gula; per il PPI furono eletti il dott. Sebastiano Butera e l’imprenditore Enzo Reale, che successivamente passerà a Democrazia Europea.

Mutamenti nell’area centrista

In pieno sviluppo apparve, nel periodo successivo, l’area di centro, interamente occupata dagli ex democristiani.

Il PPI, in particolare, che al primo turno aveva presentato un proprio candidato (Pippo La Rocca) e al secondo sostenuto Raiti, poteva contare su cinque consiglieri comunali [57] sui venti del Consiglio Comunale, sul vicesindaco (Enzo Crisci) e su due consiglieri provinciali (Butera e Reale). Il congresso sezionale del 18 ottobre 1998 elesse un direttivo di 21 componenti, da cui fu, a sua volta, eletto il nuovo segretario, il dott. Gaetano Conti.

Nel CCD inizialmente si ritrovarono molti big della vecchia DC, come gli ex sindaci Giacomo Capizzi, Pippo La Rocca e Nino Mazzone e l’ultimo reggente della sezione Salvatore Martines. Raggiunse anch’esso un certo rigoglio quando ne divenne coordinatore Alberto Di Mati, che riuscì, il 6 aprile 1997, ad organizzare a Lentini un congresso di zona. Del CCD fecero pure parte l’ex sindaco Gianni Cannone, divenuto membro del Comitato Regionale del partito e l’ex assessore Carmelo Russo. Nel 2201 ne diventerà coordinatore il rag. Umberto Ferriero, fino alla confluenza del partito nell’UDC, assieme a CDU e DE.

Il CDU, fondato, in seguito ad una spaccature del PPI, da Rocco Buttiglione nel marzo 1995, a Lentini apparve nel 1997 in occasione delle elezioni comunali, in cui sostenne l’ing. Luigi Messina. Il partito a Lentini non contava però grossi nomi, ad eccezione del prof. Nino Mazzone, candidato alle provinciali del 1998.

Nell’ottobre 1999 vide la luce in Italia un nuovo soggetto politico, con simbolo un asinello [58], denominato “I Democratici“ [59]. A Lentini entrarono a farvi parte due raggruppamenti: quello guidato da Enzo Pupillo, proveniente da AD, poi confluita nell’Italia dei Valori e, per un breve periodo, quello che si riconosceva nell’ing. Cirino Cillepi, cioè i „Democratici per Lentini“. Coordinatore de „I Democratici“ divenne il drammaturgo Enzo Caruso.

Elezioni europee del 1999

Le elezioni europee del 13 giugno 1999 confermarono il quadro politico lentinese, col centro-sinistra che superava il centro- destra, coi DS primo partito (18,28 %) della sinistra, FI in crescita (19,91 % e con l’area di centro dominata dal PPI (9,71 %).

Il 25 gennaio 2001 il consigliere Agostino Guercio e il suo movimento aderirono al CDU.

L’11 febbraio 2001 fu fondato da Sergio D’Antoni, ex segretario nazionale della CISL, un raggruppamento centrista, Democrazia Europea (DE), con l’ambizione di costituire un polo di centro, alternativo sia a quello di centro-sinistra (Prodi), che a quello di centro-destra (Berlusconi). A Lentini DE ebbe un momento di forte visibilità quando vi aderirono il consigliere provinciale Enzo Reale e i consiglieri comunali Carmelo Grasso, Francesco Marino (poi passato a FI) e Umberto Ferriero (poi passato al CCD).

Per quanto riguarda AN, pur riconoscendosi tutti nella forte leadership di Gianfranco Fini, al suo interno cominciava a farsi sentire, ai vari livelli, il peso dei cosiddetti „colonnelli“.

A Lentini, il 24 febbraio 2002, dal congresso cittadino fu eletto presidente del circolo il dott. Pippo Carta, ma la componente che si riconosceva nelle posizioni del dott. Filadelfo (Philly) Sferrazzo contestò la validità della votazione; di conseguenza, in pendenza di ricorso, la gestione della campagna elettorale per le imminenti elezioni comunali fu affidata al consigliere provinciale Biagio Saitta. In seguito gli organi preposti del partito accolsero le motivazioni dei ricorrenti e come presidente di circolo fu insediato il dott. Philly Sferrazzo.

Le elezioni politiche del 2001

Alle elezioni politiche del 13 maggio 2001 si fronteggiarono lo schieramento di centro-destra, la „Casa delle Libertà“ [60], guidato da Silvio Berlusconi e il centro-sinistra [61], guidato da Francesco Rutelli. Correvano per conto proprio Rifondazione Comunista e Italia dei Valori.

La vittoria arrise al centro-destra e Berlusconi tornò al governo.

A Lentini i DS ottennero un risultato deludente (12,70 %) e furono superati dalla Margherita (20 %); FI si classificò primo partito (28,59 %). Un certo successo riscosse DE, dovuto al fatto che nelle sue file era entrato il consigliere provinciale Enzo Reale e che alla Camera era candidato il sindaco di Carlentini Mario Battaglia.

Le elezioni regionali del 2001

Anche le successive elezioni regionali, avvenute per la prima volta con l’elezione diretta del Presidente della Regione furono vinte dal centro-destra. Fu eletto Totò Cuffaro col 59,1 % e la Casa delle Libertà conquistò 56 seggi sui 90 dell’ARS [62].

A Lentini la Casa delle Libertà mantenne la maggioranza, all’interno della quale, però, FI venne alquanto ridimensionata (13,73 %) e primo partito del centro-destra divenne il CDU, per il fondamentale apporto di Agostino Guercio e del suo movimento, che vi erano confluiti. I DS aumentarono di qualche punto percentuale (14,82 %), grazie alla candidatura del sindaco Raiti [63].

Molti, in quell’occasione, i lentinesi scesi in campo nelle varie liste per i seggi all’Assemblea Regionale Siciliana: Federica D’Adamo (IdV), Alberto Di Mari (CCD), Nunzio Dolce (CDU), Salvo Giuga (AN) [64], Angelo Maenza (SDI), Elena Pisano (ind. PdCI), Turi Raiti (DS), Alfio Strano (RC).

Nessuno di loro fu eletto.

Dopo le elezioni regionali varie modifiche si registrarono nella parte centrista di ambedue gli schieramenti.

In quello di centro-sinistra prese piede l’idea di trasformare la Margherita da semplice cartello elettorale in un unico partito. Al progetto aderirono [65] PPI, „I Democratici“ e Rinnovamento Italiano che, col congresso di Parma del 23 marzo 2002 si unificarono, dando vita a „Democrazia è Libertà-La Margherita“ (DL), più brevemente conosciuta come La Margherita, con leader Francesco Rutelli.

A Lentini il nuovo partito sarà diretto dall’ing. Natale Vinci, poi sostituito dal prof. Silvio Pellico.

Sull’altro versante della scena politica centrista si registrò un forte riavvicinamento tra CCD, CDU e DE [66], ormai conscia dell’impossibilità di creare un centro in grado di competere con la sinistra e con la destra, considerata la polarizzazione ormai radicata in Italia. Nell’assemblea congiunta dei tre partiti, tenuta a Roma il 20 aprile 2002, fu decisa la loro fusione in un nuovo soggetto politico denominato Unione dei Democratici Cristiani e dei Centristi (UDC).

Verso le elezioni comunali del 2002

La decisa fusione, e quindi la necessità di presentare un’unica lista alle imminenti comunali [67], fu causa di qualche difficoltà nei tre partiti ex democristiani, che avevano già avviato il processo di formazione delle rispettive liste. Un’altra difficoltà era dovuta al fatto che, mentre l’UDC si collocava nel centro-destra, il consigliere provinciale di DE Enzo Reale appoggiava la giunta provinciale di centro-sinistra, di cui faceva parte come assessore, per DE, il prof. Corrado Magnetti.

Questi i gruppi presenti in Consiglio Comunale allo scadere della legislatura:

In sostegno della giunta Raiti:

1 – DS: Maria Nigro, Franco Raiti, Nello Saccuzzo, Renzo Vinci.

2 – Margherita: Natale Addamo, Salvatore Costantino Muccio, Alfio Mangiameli.

3 – Indipendente: Carlo Vasile.

All’opposizione:

1 – Mani Pulite: Guido Mirisola.

2 – Rifondazione Comunista: Paolo Di Falco.

3 – Circolo Agorà [68]: Delfo Inserra.

4 – SDI [69]: Angelo Maenza, Pippo Nicotra.

5 – Nuovo PSI [70]: Angelo Celso

6 – UDC: Agostino Guercio, Umberto Ferriero, Carmelo Grasso.

7 – FI: Francesco Marino, Franco Sferrazzo.

8 – AN: Salvo Giuga.

Alla vigilia delle nuove elezioni comunali la giunta Raiti risultava così composta [71]: Turi Raiti (sindaco), Lidia Costanzo, Salvatore Di Mari (DS), Enzo Pupillo (vicesindaco), Silvio Pellico (La Margherita), Antonino Sferrazzo (indipendente) [72].

La legislatura che aveva accompagnato Lentini nella transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, stava chiudendosi contrassegnata da un clima di generale malessere e di diffidenza nei confronti della „classe politica“, spesso in preda ad incomprensibili contorcimenti, e di partiti a volte ridotti a sole sigle, fra cui era diventato difficile destreggiarsi... [73]

Ferdinando Leonzio


Immagine in icona: Turi Raiti


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Degli articoli pubblicati su Girodivite riguardanti la storia politica di Lentini dal dopoguerra ad oggi, di Ferdinando Leonzio, è prevista la pubblicazione anche in formato libro cartaceo ed ebook a cura della casa editrice ZeroBook, appena sarà terminata la pubblicazione della serie di articoli previsti.


[1] Il MSI-DN aveva raccolto a Lentini appena il 2,62 % e non era stato in grado né di presentare un candidato sindaco, né di eleggere un consigliere comunale.

[2] AN alle elezioni regionali del 16 giugno 1996 raggiunse a Lentini un ottimo 15, 55 %. A Lentini, in quell’occasione, tenne un comizio l’on. Maurizio Gasparri.

[3] Il circolo era un modello organizzativo diverso rispetto a quelle delle antiche „sezioni“, ed era caratterizzato dalla direzione di un leader molto autorevole e da tutti i soci riconosciuto come tale. Insomma, una specie di „presidenzialismo“ applicato ai partiti.

[4] Pietro Cundari, imprenditore originario di Messina, aveva aderito al Fronte della Gioventù nel 1978, passando poi al MSI e quindi ad AN. Dopo le regionali del 1996 si allontanerà da AN.

[5] Alla testa di questo circolo che in seguito resterà l’unico di AN, si alterneranno, nel tempo, dopo Caracciolo, Lorenzo Bonaccorsi, Salvo Giuga (commissario), Alfio Scaletta, Nancy Vintaloro, ancora Salvo Giuga (commissario), Pippo Carta, Philly Sferrazzo, di nuovo Pippo Carta, sul finire del 2006 Federica D’Adamo.

[6] Tale appellativo derivava dal fatto che mancava allora una precisa indicazione del nome che avrebbe dovuto assumere il nuovo ipotizzato soggetto unificato della sinistra, com’era già accaduto per quello che era considerato un precedente, poi indicato come „Cosa 1“, quando Occhetto propose lo scioglimento del PCI, lasciando indefinito il nome – una „Cosa“ generica appunto – da stabilire per il nuovo soggetto che lo avrebbe rimpiazzato, e che sarà poi il PDS.

[7] Detti anche, in senso dispregiativo, cani sciolti.

[8] L’iniziativa fu presa dal prof. Ferdinando Leonzio, ex segretario del PSI, col sostegno dell’on. Mario Bosco e del sindacalista UIL Alfio Ira, che però si ritirerà dall’iniziativa già al primo incontro. La riunione si svolse nella sede dell’Ulivo, in Piazza Oberdan, messa a disposizione dall’on. Rino Piscitello (La Rete), deputato del collegio eletto nel 1996.

[9] Fra le più significative adesioni: gli ex sindaci Michelangelo Cassarino e Mario Bosco, gli ex assessori Enzo Tondo e Pippo Nicotra, il prof. Paolo Ragazzi, il prof. Pippo Cosentino, l’ins. Maria Rosa Conti, Alessandro Sudano, il dott. Enrico Marilli, la rag. Rosanna Ragazzi ecc.

[10] I giovani furono vigorosamente difesi dai membri dell’Associazione Berlinguer, dall’anziano e autorevole militante Cirino Garrasi e, unico del gruppo dirigente, dall’ex sindaco Elio Magnano.

[11] Il regolamento congressuale stabiliva che le organizzazioni di base dovevano trasmettere entro il termine stabilito l’elenco dei loro iscritti. La segretaria giovanile, Valeria Di Mauro, non l’aveva fatto, e pertanto i giovani non potevano votare, pur essendo regolarmente iscritti. L’errore di uno ricadeva su tutti. Come dire che se il segretario della sezione in cui era iscritto D’Alema (o Togliatti o Stalin) si fosse dimenticato di trasmettere l’elenco degli iscritti, i capi storici del comunismo non avrebbero potuto votare al congresso da loro convocato!

[12] Il convegno si tenne nei locali dell’ „Ulivo“ che il 15-2-1997 erano stati ufficialmente inaugurati dall’On. Rino Piscitello.

[13] Il prof. Ragazzi lascerà gli IS il 21-6-1997.

[14] Il prof. Inserra in seguito lascerà gli IS. Nella sua carica di vicecoordinatore sarà sostituito dal prof. Michelangelo Cassarino e nel coordinamento degli IS dall’autorevole esponente della sinistra lentinese Enzo Tondo.

[15] L’espressione ippica applicata alla politica era stata coniata negli anni ’60 del secolo scorso, dall’esponente democristiano Carlo Donat Cattin.

[16] A presiederla fu designato, anche per le sedute successive, il prof. Ferdinando Leonzio

[17] Essa fu sostenuta particolarmente dal coordinatore prof. Ferdinando Leonzio e dall’avv. Alfio Caruso. Fu ratificata dall’Assemblea plenaria degli IS il 30-6-1997.

[18] Il prof. Carmelo Giudice era stato, per molti anni, dopo la morte di Delfino Tomasello, il cassiere del PCI di Lentini.

[19] La presiedeva il presidente della „Berlinguer“ dott. Nuccio Portera, con la collaborazione del prof. Cassarino, vicecoordinatore degli IS.

[20] Il prof. Leonzio era stato in precedenza designato candidato unico alla presidenza. Egli non aveva però accettato, come propostogli, un’elezione „per applauso“ e aveva preteso una più democratica elezione a scrutinio segreto. Fu eletto col 70% dei voti, a riprova del fatto che c’era qualche riserva mentale, forse degli ex comunisti, per la sua provenienza socialista.

[21] A cui si dovevano aggiungere due rappresentanti della Sinistra Giovanile, ora coordinata da Aurora Terranova. Vicepresidenti furono eletti il prof. Michelangelo Cassarino e l’universitario Mario Russo; tesoriere Aurora Terranova.

[22] L’ex sindaco Elio Magnano non volle accettare alcun ruolo e Franco Giuliano non partecipò più ad alcuna riunione.

[23] Espressione di Enzo Tondo.

[24] Sorprendente la reazione negativa a quella fusione da parte di Rifondazione Comunista, che rifiutò persino un incontro coi PU.

[25] L’altro vicepresidente, il prof. Cassarino, aderì alla lista degli scissionisti.

[26] Se ne avvalsero due iscritti: Giuseppe Sanfilippo, ex presidente della „Berlinguer“, che si candidò col PDS e Valeria Di Mauro, ex segretaria della Sinistra Giovanile, che si candidò con i „Democratici per Lentini“, lista formatasi attorno alla candidatura a sindaco dell’ing. Cillepi.

[27] I Progressisti Unitari intervennero nella campagna elettorale solamente con un volantino, evidentemente finalizzato a distinguersi dalla lista dei “Progressisti” (capeggiata dallo stesso Mario Bosco) in cui si diceva: “I progressisti Unitari non fanno parte della coalizione di destra-sinistra che va da Lentini Insieme a Rifondazione Comunista”.

[28] La lista comprendeva alcuni indipendenti, fra cui Paolo Di Falco, uscito da RC in polemica con la segreteria del prof. Moncada.

[29] Coordinatrice ne era Elena Pisano.

[30] Il SI (Socialisti Italiani) era stato costituito a Lentini da Alfio Ira, assessore uscente della giunta Raiti.

[31] Nella lista, capeggiata dal prof. Pippo Moncada, erano candidati l’ex segretario Andrea La Ferla e Ciccio Marino, ex consigliere del PSI.

[32] Lentini Insieme era il movimento diretto da Davide Battiato, ex sindaco dc ed ex candidato alle regionali per AN.

[33] Questa la denominazione assunta dal gruppo scissosi dai PU. La lista omonima comprendeva, tra gli altri, il prof. Michelangelo Cassarino, il prof. Pippo Cosentino, Elio Magnano, Pippo Nicotra. Essa aveva come simbolo la Sicilia con un’arancia.

[34] La lista, capeggiata dal dott. Enzo Crisci, comprendeva esponenti della vecchia DC, come Natale Addamo e Carmelo Russo e giovani del nuovo PPI.

[35] Del movimento „Democratici per Lentini“, oltre l’ing. Cirino Cillepi, indipendente di sinistra di formazione cattolica, facevano parte il prof. Delfo Inserra, il prof. Paolo Ragazzi. Il prof. Saro Siracusano, prestigioso presidente del „Tribunale del Malato“ e il dott. Virgilio Gionfriddo. La lista, con tutta evidenza, voleva offrire un’alternativa a quanti, nella sinistra, non si riconoscevano né in Raiti, né in Bosco.

[36] Lidia Costanzo, che essendo stata nominata assessore, lasciò il seggio in Consiglio Comunale al dott. Santo Ragazzi, Nello Saccuzzo, amatissimo dirigente sindacale della CGIL di formazione socialista, Angelo Celso, decano del Consiglio Comunale, Paolo Di Falco (ind.), che successivamente rientrerà in RC e Alfio Siracusano (ind., da non confondere con l’omonimo professore e scrittore). Curioso che dei cinque consiglieri ottenuti dal PDS, partito ex comunista, tre (Ragazzi, Saccuzzo e Celso) erano di provenienza socialista e due indipendenti.

[37] Il geom. Angelo Maenza e il dott. Franco Sferrazzo.

[38] Il tecnico di radiologia Carlo Vasile.

[39] Il dott. Enzo Crisci che, entrato in giunta, lascerà il seggio in Consiglio Comunale a Natale Addamo, il prof. Carmelo Grasso, che sarà eletto presidente del Consiglio Comunale, e il rag. Umberto Ferriero, capogruppo.

[40] Il prof. Delfo Inserra. Il movimento guidato da Cillepi per un certo periodo aderirà a „I Democratici“ (con simbolo l’asinello). Ripresa la sua autonomia il movimento di Cillepi si ricostituirà col nome di „Circolo Agorà“, cui Inserra aderirà.

[41] Salvatore Costantino Muccio.

[42] Francesco Marino, smentendo tutte le previsioni che erano state per il segretario del partito Pippo Moncada. Successivamente Marino lascerà RC.

[43] L’ex vicesindaco geom. Alfio Mangiameli.

[44] Il prof. Renato Marino, che poco dopo l’’insediamento del Consiglio Comunale aderirà al PPI.

[45] Il dott. Antonino Sferrazzo.

[46] Il leader Agostino Guercio che, in seguito, col suo movimento, aderirà a RC, per riprendere poi la sua autonomia e successivamente confluire nel CDU.

[47] Renzo Vinci, che in seguito aderirà ai DS.

[48] L’avv. Salvo Giuga, che sarà eletto vicepresidente del Consiglio Comunale L’avv. Giuga aveva aderito giovanissimo al Fronte della Gioventù, operando essenzialmente nell’ambiente studentesco. Nel 1994 si era iscritto ad AN, del cui circolo diverrà, in seguito, per due volte, commissario.

[49] Enzo Crisci (PPI), vicesindaco, Lidia Costanzo (PDS), Alfio Ira (SI), Rita Brancato (Verdi), Alessio Aloisi (MP), Paolo Ragazzi (Democratici per Lentini).

[50] Essendo impossibile, nel ristretto spazio di un articolo, riferire in dettaglio sulle continue composizioni e scomposizioni dei gruppi consiliari, non resta all’autore che rinviare a un suo precedente lavoro: „Ferdinando Leonzio Alchimie, vademecum politico leontino 1997-2002, Edizioni Ddisa 2002“, ormai rintracciabile solo nella Biblioteca Comunale di Lentini o presso l’Editore. Qui basti dire che, nel corso delle sue due sindacature, Raiti ebbe ben 27 assessori, fra cui sei vicesindaci (Lidia Costanzo, Enzo Crisci, Alfio Ira, Renato Marino, Salvatore Maddalena, Enzo Pupillo).

[51] I DS nacquero dalla fusione tra varie forze politiche: PDS, „Democratici, Socialisti e Laburisti“, guidati da Valdo Spini e Giorgio Ruffolo, Cristiano Sociali (Pierre Carniti), Comunisti Unitari (Sergio Garavini e Famiano Crucianelli), Repubblicani di Sinistra (Giorgio Bogi). A Lentini si ebbe solo la confluenza dei Progressisti Unitari, i quali però, dopo qualche mese, si disperderanno.

[52] Dopo qualche tempo, però, il gruppo facente capo a Clemente Mastella si separò e diede vita all’Unione Democratica per l’Europa (UDEUR).

[53] A Lentini sorgerà in seguito alla confluenza di AD-Rete, guidata da Enzo Pupillo e, per un certo periodo, di Mani Pulite di Alessio Aloisi.

[54] L’ala destra, invece, entrerà nell’orbita del Polo. A Lentini sarà suo coordinatore Melo Spadaro.

[55] A Lentini lasciarono RC i due ex segretari Andrea La Ferla e Pippo Moncada. Segretario di RC diventerà Alfio Strano, fratello minore del carismatico leader contadino Mario.

[56] Marziano fu eletto col 61,77 % in tutta la provincia e col 71,37 % a Lentini.

[57] Natale Addamo, Carmelo Grasso e Umberto Ferriero, più i due in seguito confluiti: Francesco Marino e Renato Marino.

[58] Nome e simbolo erano ripresi dal Partito Democratico statunitense.

[59] Vi confluirono: Centocittà, movimento di sindaci ulivisti, come Enzo Bianco di Catania e Francesco Rutelli di Roma; La Rete di Leoluca Orlando; il Movimento per l’Ulivo di Marina Magistrelli; l’Unione Democratica di Antonio Maccanico e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che però se ne distaccherà il 6-5-2000. Il gruppo di Enzo Pupillo non seguirà questa scissione e rimarrà ne „I Democratci“, mentre nella risorta IdV rientrerà Mani Pulite di Alessio Aloisi, che in seguito ne uscirà per la seconda volta. Allora l’IdV di Lentini sarà guidata dalla coordinatrice Federica D’Adamo, assessore della giunta Raiti.

[60] Ne facevano parte FI, AN, CCD, CDU, Lega Nord, UPR, PRI, Nuovo PSI, Nuova Sicilia.

[61] Il centro-sinistra era articolato in quattro liste:1 - DS; 2 - la Margherita (cartello elettorale fra PPI, I Democratici, Rinnovamento Italiano, UDEUR); 3 – “Il Girasole (alleanza elettorale tra lo SDI e i Verdi); 4 – PdCI.

[62] Nel corso della legislatura, per surroga di Antonino Croce, deceduto, entrerà all’ARS il lentinese Nello Neri, ex deputato nazionale (1994, 1996).

[63] Raiti, su 1516 voti di lista, a Lentini ottenne 1032 preferenze. Ma il carlentinese Sergio Monaco, nel 1996, ne aveva ottenuto 2002.

[64] L’avv. Giuga conseguì a Lentini un ottimo risultato: 497 voti di preferenza sui 1057 di lista ottenuti da AN (10,34 %).

[65] L’UDEUR di Mastella, che aveva fatto parte del cartello elettorale, preferì, invece, mantenere la sua autonomia.

[66] A Lentini erano coordinatori dei tre partiti rispettivamente il rag. Umberto Ferriero, il maresciallo Agostino Guercio e il prof. Gaetano Sferrazzo.

[67] Le elezioni per il rinnovo del sindaco e del Consiglio Comunale erano state fissate per il 26-27/5/2002. Raiti, secondo la legge, non era più candidabile, avendo governato per due legislature.

[68] Il suo scioglimento era però stato annunciato il 5-4-2002.

[69] La sezione dello SDI, dopo le dimissioni del segretario avv. Alfio Bellardita, era coordinata direttamente dal segretario regionale, on. Raffaele Gentile, con la collaborazione di Pippo Nicotra e Santo Ragazzi.

[70] Suoi leader a Lentini erano Franco Lipari e Melo Spadaro. Ne faceva parte Nuccio Fisicaro.

[71] Il sesto assessore, la sig.ra Federica D’Adamo, si era dimesso poco prima delle elezione e non venne sostituito.

[72] Il dott. Franco Sferrazzo aveva lasciato lo SDI contemporaneamente all’ex leader della sezione di Lentini, Alfio Ira, che si era dimesso dalla giunta Raiti e dal suo partito e successivamente aveva aderito a FI.

[73] Sulla Lentini di Raiti si veda l’autobiografia politica di quest’ultimo Il sindaco Turi Raiti racconta, Morrone editore, 2015, e la recensione di Ferdinando Leonzio Un importante contributo storico, pubblicata il 4-11-2017 su Girodivite (giornale online).


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