La Famiglia Belier
Regia di Eric Lartigau. (Fra/2015, commedia, 105 min.) Con Karin Viard, Francois Damiens, Louane Emera, Roxane Duran, Eric Elmosnino
Francia, campagna della Normandia. In una famiglia di agricoltori, sia i coniugi che il figlio minore sono sordomuti. L’unica a non esserlo è la figlia Paula, che paradossalmente ha anche una splendida voce tanto che l’insegnante di musica della scuola la invoglia a partecipare a un importante concorso canoro a Parigi. Che fare? Lanciarsi in quest’avventura oppure rinunciarvi per non abbandonare la famiglia che ha tanto bisogno di lei nelle necessità quotidiane (per la vendita dei formaggi al mercato, nei rapporti con medici e veterinari, col sindaco del paese etc…) visto che in pratica Paula costituisce il ponte tra la sua famiglia e il resto del mondo?
Questo il leit-motiv del film, trattato da Lartigau con toni da commedia e a tratti da film comico (esilarante la sequenza dal ginecologo ove la ragazza, col linguaggio dei segni, deve spiegare ai genitori le precauzioni da prendere e i consigli del medico sulla loro attività sessuale). Ma il film non è solo commedia perché vengono affrontate, anche se non sviscerate, importanti problematiche, prima fra tutte la difesa delle campagne da un presunto progresso sempre più minaccioso e la considerazione che spesso i politicanti sono assolutamente lontano dalla gente e sconoscono le reali necessità delle persone e del territorio.
Quanto all’aspetto umoristico Rodolphe e Gigi Belier (Francois Damiens e Karin Viard), nelle vesti dei genitori, spiccano fra tutti, supportati dalla sola gestualità, riuscendo fra l’altro a darci l’idea di come con la forza dell’amore e del lavoro è possibile proporre un modello di famiglia che sembra non risentire affatto dell’handicap della sordità; l’altra figura strappa sorrisi è Mathilde (Roxane Duran), la migliore amica di Paula, tutt’altro che indifferente all’altro sesso. Ma a bucare lo schermo è proprio Paula interpretata da Louane Emera, direttamente prelevata dal “The Voice” francese, ragazza acqua e sapone che nel film quando canta, se non disturbata dalle crisi amorose della sua età o dal costante pensiero di dover un giorno allontanarsi dalla famiglia, sembra spiccare il volo, parafrasando il testo di una delle canzoni di Michel Sardou su cui si esercita.
E’ un buon momento per i film ove campeggia la figura dell’insegnante di musica tutto d’un pezzo: a tratti, infatti, il film ricorda “Whiplash”, anche se qui il nostro (Eric Elmosnino) è molto più umano rispetto a J.K. Simmons; quanto all’allievo, nel film americano candidato all’Oscar, spicca la sua voglia di emergere dettata dalla consapevolezza del suo talento, qui invece il talento della ragazza non è sminuito dalle bizze dell’insegnante ma stenta a decollare dovendosi farsi strada tra le pene d’amore della sedicenne e il dramma di un possibile distacco dalla campagna e dalla sua famiglia.
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