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La Democrazia non esiste...

Udii questa frase per la prima volta sulle rive del Nistru (forse è meglio chiamarlo Dnestr) e sull’altra riva si estendeva la Transnistria...

di Evaristo Lodi - mercoledì 6 aprile 2022 - 3473 letture

Udii questa frase per la prima volta sulle rive del Nistru (forse è meglio chiamarlo Dnestr) e sull’altra riva si estendeva la Transnistria. Correva l’anno 2005 e i tank russi, con funzione di peace-keeping, presidiavano i valichi di frontiera. Certo il concetto mi colpì sulla fronte con una violenza che non mi sarei mai aspettato e negai, negai per molti anni che ci fosse anche solo un piccolo bagliore di verità in quelle parole proferite in tono gentile ma anche con una sfumatura tra il minaccioso e il sarcastico.

Dopo molti anni, arrivò la pandemia e il mantra del “niente sarà come prima” mi avvolse e mi cullò fra le sue braccia rassicuranti e ottimistiche che mi fecero immaginare un futuro migliore, una civiltà più giusta e più equa. Poi lo scorso anno la crisi energetica ci ha strappati violentemente da questo sogno (qualcuno potrebbe asserire che si tratti di un’utopia) e ci ha obbligati ad avere un approccio più “realistico”. Un po’ di apprensione quando si vociferò che il prezzo del metano era cresciuto del 400%… [1] ma mi affidai all’italico opportunismo di “matteiana” memoria che tanto aveva illuso il sacro suolo padano di potersi dotare, con l’aiuto dell’URSS, di quelle risorse energetiche a cui tutta la penisola avrebbe dovuto aggrapparsi, se avesse voluto ottenere una certa qual indipendenza da qualsiasi servilismo legato ai combustibili fossili. Inoltre, a novembre dello scorso anno gli “scozzesi riuniti” mi illusero che tutto sarebbe cambiato in meglio e che l’aria si sarebbe fatta più respirabile e i cambiamenti climatici sarebbero stati rintuzzati via, fatti precipitare nel Maelstrӧm dei ricordi nefasti. L’umanità avrebbe prevalso.

L’ultima notte del 2021 mi ha portato, come a tanti immagino, un augurio sui social con una vignetta dei Peanuts: Ti auguro un felice anno nuovo Snoopy … e il cagnolino risponde: Basterebbe uno usato di quelli buoni! E invece siamo caduti dalla “padella virale” (intesa come pandemia) alla brace rovente della guerra in Europa. Un commentatore televisivo, Alberto Negri [2], alcune settimane fa ha definito l’Europa un “condominio di anziani”. Mai definizione mi è sembrata più azzeccata: con la cortina di ferro, Winston Churchill attirò l’attenzione di tutto il mondo sul vecchio continente e l’abbattimento di quella famigerata cortina ci fece credere che la Democrazia avrebbe trionfato sull’umanità e che i depositari di quei valori fossimo noi europei, intenti a “flirtare” con gli Stati Uniti.

Quando gli U.S.A si proposero come unica e irresistibile superpotenza mondiale, non ci accorgemmo che l’autocrazia (non la dittatura) cinese stava espandendo il proprio potere commerciale in ogni più recondito angolo del globo. Poi il crollo delle Twin Towers mi fece ripiombare nella confusione più assoluta anche se capii che esportare la democrazia con le armi era un concetto talmente peregrino che la “parola” doveva per forza essere scritta con la lettera minuscola: dove erano finiti gli empirei valori della Democrazia ateniese?

Senza farsi trascinare dalla storia contemporanea delle due bombe nucleari sganciate sui civili inermi, del napalm sui bambini vietnamiti o di altre amenità perpetrate dalla più grande e prospera democrazia al mondo, arrivò come un fulmine Donald Trump che diceva scempiaggini una dietro l’altra, cancellando più di duecento anni di American Dream e che arrivò perfino a minacciare, per interposta persona, il tempio attuale della Democrazia: Capitol Hill. In quel momento sosteneva che il caposaldo della Democrazia, le elezioni, erano state truccate e che, anche se i dati gli davano torto, era lui che le aveva vinte, il popolo sovrano lo aveva eletto per il suo sacrosanto secondo mandato!

Ma come, io che nacqui durante il boom economico italiano, quando Alcide De Gasperi ci condusse passo, passo verso il modello americano che divenne un totem da adorare anche per noi italici che ci stavano riprendendo impetuosamente dalla sberla della guerra, per proiettarci verso un futuro consumistico, come posso pensare che la Democrazia non esiste? Sono stato educato secondo questi alti principi, alla luce del faro americano che, attraverso il cinema e tutti i media ha fatto sognare molte generazioni. Come posso pensare che quello stesso modello ci sta trascinando verso una catastrofe globale? Come posso oggi uscire da questa confusione, da questa impasse epocale?

Per fortuna dei democratici di tutto il mondo, Joe Biden si è insediato e ora sta tenendo alto il sacrosanto principio dell’autodeterminazione dei popoli, alla faccia di tutti quelli che sostengono che i “sovranismi” (sarebbe meglio parlare di nazionalismi ma ormai si sa che la moda impera e anch’io mi devo adeguare!) stanno minando le fondamenta della Democrazia. Perché lo stesso Biden si straccia le vesti solo per l’autodeterminazione dei popoli che gli fanno comodo? Ma non solo oggi si parla di crisi della Democrazia… [3] e queste tetre idee mi hanno fatto riflettere sugli attuali e nefandi sviluppi di una guerra anacronistica, che speriamo rimanga tale e non si dipinga di “globale” (una volta si sarebbe detto mondiale), che si svolge nel “vecchio continente” (forse sarebbe meglio calcare la mano sull’aggettivo e dire “decrepito”).

Se queste ore non fossero tanto tragiche, anacronistiche e disumane, mi rifugerei nell’umorismo dei comici: Volodymyr Zelens’kyj, Beppe Grillo, e Zarganar [4]. Almeno Roberto Benigni in un suo spettacolo sulla nostra Costituzione (qui la lettera maiuscola è d’obbligo) poneva l’accento sul verbo “ripudiare” seguito dal sostantivo “guerra”. Non mi azzarderei mai ad affermare che sono un pacifista perché suona un po’ nostalgico e, anche nel passato, i pacifisti non hanno avuto molta fortuna, nemmeno in Italia [5]. Ora che siamo in una fase preliminare i pacifisti sono dipinti come illusi, idealisti e, se va bene, sognatori. Finora solo un rappresentante della nostra beneamata classe politica si è espresso contro l’aumento delle spese militari, ma non sarò certo io a pronunciare frasi di elogio nei suoi confronti, per non destare strane ipotesi anche solo di simpatie verso un partito italiano. D’altronde si è subito saputo che, quando è stato a capo del Governo, la spesa militare italiana è cresciuta.

La fama internazionale del nostro attuale Presidente del Consiglio è aumentata in questi giorni turbolenti: sembra quasi che sia Joe Biden a correre a stringergli la mano e non viceversa. Ma qui la solita propaganda “italiota” sale in cattedra e ricordo, con nostalgia, un cantautore italiano [6], spesso dimenticato, che dai suoi palchi teatrali urlava come il nostro Stato …Neanche in Uganda! Anzi mi risulta che, a volte, in Uganda si riesca a vivere in modo più vicino alla natura, soprattutto nelle zone non braccate dalla retorica strappata alla nostra ormai vetusta “civiltà occidentale e democratica”.

Mi vergogno profondamente quando sento che vengono o verranno (il tempo verbale, in questo caso, è assolutamente superfluo) spesi più di 100 milioni di euro al giorno per gli armamenti, quando la sanità, l’istruzione e la spesa sociale in genere sono settori che tutti noi possiamo giudicare quale basso livello hanno raggiunto, se solo scostiamo per un attimo il velo retorico e propagandistico che si abbassa quotidianamente sulle nostre menti, affogate sui media e/o sui social. Non sono mai stato iscritto ad un qualsiasi partito anche se spesso mi sono lasciato travolgere da quel meraviglioso canto delle sirene, di quelle nuove in particolare che sono fiorite qua e là, nel corso degli anni. Con una definizione che ricorderanno solo quelli di una certa età, mi si potrebbe definire un catto-comunista, ma oggi non mi vergogno ad aggrapparmi a quello che Papa Francesco dice ormai quotidianamente sulla guerra: “Mi Vergogno”, “La guerra è una pazzia”, “La guerra è una crudeltà selvaggia” e soprattutto “...l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”. È un dato di fatto! Ma sarebbe troppo facile citarlo nelle sue encicliche, mi basta una sua frase in tempo di pandemia: “Pensavamo di rimanere sani in un mondo malato”!

Mi sento impotente e impossibilitato ad agire! Che quel petroliere russo in pensione, sulle rive del Dnestr, avesse ragione nel dirmi che la Democrazia non esiste? Continuo a sperare di no, non poteva avere ragione! Ma la mia speranza è appesa a un fievole lumicino che cerco disperatamente di alimentare con il mio respiro...

[1] Trasmissione TV della serie “Frontiere”; “Alla canna del gas” a cura di Franco Di Mare del 23 ottobre 2021.

[2] Ospite fisso di una trasmissione di TV2000 dal titolo eloquente “Guerra e Pace” che ha una durata altrettanto eloquente di 20 minuti.

[3] Per tutti basti ricordare Anne Applebaum “Il tramonto della Democrazia” Mondadori 2021 che analizza la fortuna dei partiti autoritari oggi, soprattutto di alcuni paesi dell’est Europa che oggi sono additati come campioni di umanità nell’accoglienza dei profughi. Sempre la Applebaum mi ha fatto scoprire la genesi storico-politica del fascino dell’autoritarismo anche attraverso un testo classico sull’argomento: Julien Benda “Il tradimento dei chierici” testo del 1928, recentemente pubblicato da Einaudi.

[4] Il comico del Myanmar, per i più anziani meglio dire Birmania, che è stato arrestato più volte, come oggi.

[5] Al festival di Sanremo del 1967 ci fu una curiosa “Proposta” del gruppo dei Giganti: su YouTube.

[6] Giorgio Gaber “Il teatro canzone”, 1992. Il brano (“Qualcuno era comunista”) lo si può facilmente rintracciare: su YpuTuve.


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