L’uomo e le sue passioni al Teatro Greco di Siracusa
Recensione di "Aiace" di Sofocle e "Fedra" di Euripide in scena per il XLVI ciclo di rappresentazioni classiche
Due tragedie, un unico comune denominatore: il dolore dell’animo umano e la tragedia interiore che si compie in seguito alle forti passioni che spingono ad azioni forsennate.
Sono “Aiace” di Sofocle e “Fedra” di Euripide quest’anno al Teatro Greco di Siracusa con Elisabetta Pozzi e Maurizio Donadoni per la regia la prima di Daniele Salvo, la seconda di Carmelo Rifici. Un altro elemento che le accomuna dunque: gli attori principali. Che si tema che lo spettacolo sia sottotono è ogni volta vero. Ma è la forza della parola recitata che trascina. E attorno a temi atavici e sempre attuali fa rivivere il teatro dei nostri antenati e noi con loro in uno stesso modulare di temi e miti che appaiono lontani a noi del villaggio globale, dell’ipad, della velocità e della mutevolezza… ma sempre attraenti. Perché quelli di sempre.
Aiace si trova a scegliere tra libertà e necessità. E deciderà per il suicidio. L’unica via d’uscita dopo che Atena lo ha spinto alla pazzia. Ciò che rimane all’uomo (all’eroe), la sua unica libertà, è la sua resistenza, la sua determinazione a ridiventare padrone del proprio destino nell’unico modo possibile: optare per il gesto tragico.
Fedra (Ippolito portatore di corone) è pazza d’amore per il figliastro. Non ha scampo. Anche lei non ha che una via d’uscita: il gesto tragico. La morte.
Entrambi gli spettacoli durano più di due ore. Ed entrambi hanno una messinscena piuttosto convenzionale. Aiace è un unicum. L’avventura si sviluppa e termina con una certa coerenza. E lo spettacolo ha un bel movimento scenico! Più lenta Fedra, ma solo nella prima parte. Dopo riesce a coinvolgere lo spettatore. Molto raffinata è la traduzione del testo di Euripide di Edoardo Sanguineti, presente alla prima dello spettacolo e scomparso appena una settimana dopo.
Amore, pazzia e morte. Come nel passato così nel presente. Solo con un’impostazione di voce, con parole antiche ma a noi familiari, che ci ricordano che si parla di un tempo passato ma che le passioni dell’uomo sono quelle di oggi, quelle di sempre!
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