"L’uomo autografo" di Zadie Smith
"Ci sono due possibili tragedie nella vita: una è non ottenere ciò che si vuole,l’altra è ottenerlo"
L’uomo autografo di Zadie Smith - Piccola biblioteca Oscar mondadori
Questo è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Non solo perché è chiaro, il linguaggio è alla portata di tutti,la trama avvincente ed i personaggi sono molto "lavorati" ed assolutamente non stereotipati, non solo perché narra la storia di un gruppo di amici venisettenni in crisi - cavolo ultimamente quando si parla di giovani si parla sempre di crisi, sarà un caso ??! - mi è piaciuto anche e soprattutto perché leggendo le storie, le paranoie, i timori, le speranze ed i vissuti dei ragazzi del libro, ho guardato uno specchio. Questa la sensazione.
La trama è presto detta: Alex Li tandem fa l’uomo autografo, ovvero colleziona cimeli ed autografi di stelle del cinema e li rivende. Il suo sogno è avere l’autografo dell’inaccessibile e quasi dimenticata attrice Kitty Alexander. Evito gli spoiler ma preannuncio che questo libro è la perfetta rappresentazione dell’ammonimento di Wilde:
"Ci sono due possibili tragedie nella vita: una è non ottenere ciò che si vuole,l’altra è ottenerlo"
La trama non si estrinseca solo attorno al personaggio principale ma anche attorno ad i suoi amici: un nero ebreo che studia incessantemente la mistica ebraica, un ex uomo autografo fallito che adesso fa l’assicuratore, la ragazza di Alex una bellissima portatrice di Peace Maker, ed un pragmatico rabbino sfornito di ispirazione religiosa ma dotato di grande furbizia.
Assicuro che non mancheranno le sorprese neanche sotto quest’aspetto, il libro più che un viaggio fisico esplicita un potente e profondo viaggio dentro questi protagonisti; sentirsi "toccati dentro" da Zadie Smith durante la lettura di questo testo non dovrà stupire.
Alex è un ventisettenne ad esempio, ma si sente un vecchio: ha paure delle malattie, del Cancro, una vera e propria ossessione per la morte e per il fallimento che già si sente addosso. Tutta la costruzione della sua vita è centrata nel porre termine al tempo: la sua stanza è come quella di un sedicenne, non vuole imbastire un rapporto serio con la sua ragazza per "paura che invecchi", non vuole un lavoro, smercia le briciole della "polvere di stelle" che tanto adora:il cinema, senza tempo ne età, un perfetto ed eterno presente in adorazione del quale egli sente, perennemente, la propria inadeguatezza, il proprio squallore,la propria umana caducità.
L’umore va giù, rotola durante la prosecuzione del libro,sempre più velocemente, l’autrice snocciolo la paranoia assoluta ed immotivata che si possono permettere soltanto i giovani post-moderni, ai quali hanno insegnato che "questi sono gli anni più belli della loro vita", bisogna goderseli. Alex lo fa: si ubriaca, tromba non appena può, fuma di continuo e si butta anche qualcosa di peggio per provare la sua brava esperienza mistica. In attesa del domani. L’ansia di vivere lo allontana sempre più dalla vita.
Se avete o avete avuto una compagnia composta da persone dai 17 ai 40 anni allora non potrete non riconoscere qualcosa di vostro in questo mraviglioso - ed a volte tremendo - excursus.
Unico difetto: troppa morte. Troppa personale paranoia dell’autrice. Cito un breve, meraviglioso, tremendo passo per far capire ciò che intendo:
"Eccole li, le intravede a malapena […] I piedi dell’una sbucano vicino alla testa dell’altra, sembrano due bambine.No.E’ ancora troppo ubriaco per cavarsela così facilmente. Come due donne sulla spiaggia? Nono. Il suo cervello è fermamente deciso a metterlo nei guai. Come due corpi all’obitorio?Ecco…Ci siamo quasi. Come due corpi all’obitorio in un film.Ecco.Era questo il punto. Sono morte[…] No. Ma no. Certo che non sono morte. Ma in quella diagnosi non c’è niente di sbagliato tranne il tempo.
Non erano morte Ma sarebbero morte Come tutta la sua gente,i suoi amori"
Buona lettura! :-)
Salvatore Mica 05/02/2005
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