L’onorato Don Carlos e...

Giorgia nottetempo infilò la chiave nella serratura e aprì la porta; prima di entrare inspirò profondamente. Davanti alla scrivania...

di Deborah A. Simoncini - venerdì 12 agosto 2022 - 2483 letture

Giorgia tutta “incipriata” rilasciava zaffate di talco profumato mescolato alla puzza di stantio. Si versò una dose abbondante di whisky e la buttò giù in un sorso, subito alzò la voce, con le pulsazioni sempre più rapide. Provò onde alterne di euforia e di disagio. Colta da un parossismo di rabbia si mise a gridare: “Guerra, guerra e ancora guerra. In tutti questi anni mi si è imposto il dovere di aderire all’opposizione e di starci, ora vado a governare e comandare! Mi sono preparata a distruggere e abbattere tutto quanto merita di essere abbattuto e distrutto. Ho in Matteo un saldo alleato.”

Don Carlos dal canto suo si gonfiò il collo e vorticò, cambiò l’armonia e piegò la testa verso la destra. “La stasi prolungata mi ha istillato un nuovo senso del tempo, sebbene sia difficile dire che tempo sia. Sono io il depositario del magico oro da cui si può forgiare un anello dal potere inconcepibile, un’arma di onnipotenza assoluta. A chi lo porta al dito sono donati i poteri di un dio. Piega tutto al proprio volere. Sono stato ispirato dopo una gita fuoriporta. Mentre mi riposavo sono caduto in una sorta di dormiveglia e una visione è cominciata a risuonare nella mia testa. Ciarletta evocava presagi e ricordi, … che orrore … mentre risaliva dagli abissi acquatici e affiorava nuotando dalle profondità, cantava un miscuglio di sillabe senza senso e parole romanesche, in un tono epico e con un linguaggio astratto, da propagandista intellettuale. … ripugnante … La sua mente vagheggiava. Che errore … che orrore!”

Calenda e Giorgia Meloni

Giorgia, considerata naturalmente bella, si incupì e l’avvertì che stava trascurando i suoi doveri di custode dell’oro del Tevere. Tentò di riprendersi ma fu di nuovo trascinata e costretta a procedere a salti. Un nano cominciò a osservarli con gli occhi fissi: “Avete l’energia maligna di estranei subumani. Mariano è il principale antagonista, anche se non necessariamente il più attivo. Bramate in preda alle vostre illusioni. Siete in mano a un avversario tenebroso, freddo, del tutto simile ai draghi presenti nella Germania moderna. Il nazionalismo, con l’umanità divisa in diversi popoli, definiti dal linguaggio e dalle tradizioni folkloriche, vi complicherà le cose. Ricordate gli antichi romani che portarono a un rinnovamento mondiale. Tu Giorgina sei assetata di potenza, vuoi percorrere tutte le vie possibili e immaginabili per ottenerla. Don Carlos è disposto a legarti con patti e persino a perdere la sua libertà, ha rinnegato la sua stessa opera, ma una maledizione implicita pesa sulla sua valenza e perderà progressivamente di rilevanza. Va considerato uno schiavo in fuga. Sappi che il ripudio di Ciarletta, prima della tua entusiastica presa di posizione in suo favore, è solo logica diabolica, non risolve le tue medesime contraddizioni, anche se continui a mostrarti in palese movimento e pieno rigoglio. Non c’è niente da fare non si può essere calendiani … nel miscuglio ispirato dalla tua inesauribile immaginazione … Giuseppi se ne sta con i suoi pentastellati ormai di fatto impolveriti che volgono al termine: dicevano di volersi gettare nella mischia, ma hanno fatto solo tremare il vecchio ordine, senza poi riuscire ad abbatterlo. Sono le forze controrivoluzionarie oggi a riprendere il sopravvento. Su cosa il Conte fonda la sua reputazione? Da avvocato del popolo rilancia grida di libertà.”

Giorgia in un discorso infuocato invocò di ripristinare i favori all’aristocrazia e legalizzare l’impostura. “Ci vuole una colonizzazione illuminata di una parte dell’Italia. Ciarletta, con gli occhi di tigre, mi vuole conficcare una lancia nella schiena. Ma io sono responsabile! Perché responsabile è chi nel riconoscere i propri limiti, è in grado di cambiare sé e gli altri. La responsabilità è l’essere consapevole rispetto a una situazione ben precisa e storicamente circoscritta. La libertà è sempre situata e va inquadrata nel reale.” Tecnologie di manipolazione e distruzione di massa cominciarono a profilarsi all’orizzonte. “Aspiro a dominare l’Italia, in un rigido dualismo tra bene e male e non mi arrendo ai complici nobili della corruzione generale. Il tuo potere politico Carlé non si fonda sulla riconciliazione l’hai ottenuto con la violenza e l’astuzia. Altro che coscienza morale e propositi di combattere l’ingiustizia … Io ho accantonato da tempo qualsiasi altro progetto di vita per dedicarmi con più intensità all’attività politica. Il patto sarà stato un testo ambiguo e pieno di pastoie che in pochi hanno letto, ma hai sollevato la questione, senza fornire mai una risposta chiara.” “Henry Ciarletta mi aveva fatto sottoscrivere un documento odioso: ora si nota come sia un fiacco imitatore della tradizione democristiana, mentre sono io il vero reagente - sotto copertura - dell’avidità capitalista.” “La violenza del tuo linguaggio mi sbigottisce ancora oggi. Mascheri insicurezze e paure.”

Ciarletta non sapendo proprio che fare dal canto suo sparò una serie di pernacchie, in forma di fuoco di sbarramento e con dei manifesti d’assalto sotto braccio se ne andò in giro con un pulmino elettrico, a presa diretta, a diffondere il suo programma. Gli toccava fare anche da attacchino. “Rappresento un ordine infallibile e vi farò consumare dalle vostre stesse fiamme. Ho una mente rivoluzionaria che guarda al futuro, a differenza di voi poggio su fondamenti politici e ancor prima filosofici. Il mondo si materializza attraverso il processo evolutivo. L’umanità è un organismo attraversato da una continua evoluzione. Le antiche certezze vacillano e si prospetta una nuova fede intellettuale. Con Kant seguo il principio della ragione autonoma: ho il coraggio di servirmi della mia intelligenza e proprio per questo ho elaborato una grande teoria del progresso, dove lo Spirito del Mondo guida la storia verso un utopico futuro.

Non siate disorientati da questo momento di trasformazione e instabilità, vi prometto un perfezionamento imminente del mondo, a partire da quello politico. Una radicale e spregiudicata liberazione dall’oppressione delle superstizioni retrograde, legate all’autorità dogmatica.”

Henry Ciarletta dichiarò così: “L’umanità attinge la libertà tramite la percezione della bellezza. Le comunità trovano l’unità grazie all’esperienza estetica condivisa. Il regno felice è quello dello stato estetico, del gioco e dell’apparenza. Per preservare i valori in un periodo di cambiamenti sconcertanti nel disincanto del mondo voglio dare una nuova visione e direzione spirituale. La cultura dello spettacolo deve saper guardare al futuro hollywoodiano, come al passato dell’antica Grecia. Voglio curare le verità della post-modernità. Un incanto solenne lo pervase. Don Carlos assieme a Giorgia saranno i bersagli prediletti dalla satira. Giorgia da figura sofisticata e beffarda si burla degli intrusi che considera ripugnanti e li disprezza come rozzi, incolti, volgari, mentre Carlé rimane solo un povero diavolo. Ha sempre l’aria del duellante, attento ma insensibile.” Er Calenda incerto su come sarebbe stato accolto l’osservò con uno sguardo indagatore. Si passò le nocche sulla mascella e rivolse a Matteo un sorriso malizioso. Scese di corsa nello studio e tirò fuori l’agendina. “Matteo abbi paura dell’inevitabile. Ricordati di Arrichione di Figaleia: riuscì a fratturare le dita del piede all’avversario che si arrese per il dolore, mentre lui moriva strangolato. Fu dichiarato vincitore ma ormai era un uomo morto.” “Carlé vatti a bere un cicchetto e vedi di fare in fretta.”

Giorgia nottetempo infilò la chiave nella serratura e aprì la porta; prima di entrare inspirò profondamente. Davanti alla scrivania di vecchia quercia c’era una sedia dalla stabilità dubbia. “Alcune cose devono cambiare, ma tutto a suo tempo. Insozzate pure la politica, voi che non potrete più farlo. I vostri sono solo vani latrati e non vi do peso.” Non sono un male simbolico, qualcuno potrà arrivare a dire un maiale del tutto naturale, ma sarò io a smontare i simboli e scendere nel tangibile quotidiano, nei dettagli materiali e concretizzarli. So difendere con i denti il realismo senza che mi dicano: “Mettiti al centro della narrazione, muoviti, parla, animati.”

Er Calenda con le lacrime agli occhi l’abbracciò e la supplicò di non adirarsi.


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