L’avventurosa storia del femminismo
Appunti da Gabriella Parca, L’avventurosa storia del femminismo, Mondadori, 1976
Gabriella Parca, L’avventurosa storia del femminismo, Mondadori, 1976
Scritto nel momento in cui la battaglia delle femministe italiane era in corso, a metà degli anni settanta, il libro cerca però di non dimenticare, di ritrovare le radici della storia che molte donne, quelle impegnate nei collettivi femministi, stavano vivendo.
Inizia quindi con la questione della “imparità dei sessi” presentata così:
“Se un marziano volesse farsi un’idea del nostro paese guardando l’attualità televisiva, penserebbe che da noi esistano solo esseri di sesso maschile: sono loro, infatti, che parlano di politica e di economia, di cultura e di religione, di guerra e di pace. Poi c’è qualche bella ragazza che annuncia sorridendo i programmi, e sempre sorridendo, dice “buonanotte”. [chissà cosa direbbe oggi un marziano...con le veline e l’isola dei famosi]
Ricordando che la questione del perché è stata dibattuta fin dal settecento, l’autrice inizia con le prime prese di posizione di alcune donne (le prime avvisaglie del femminismo) : Margaret Brent nel 1647 in Maryland, Mary Wollstonecraft, Olympe de Gouges e un uomo, Condorcet, a dimostrazione che non solo le idee non muoiono ma non hanno neanche un sesso.
Ma l’avventurosa storia del femminismo inizia con la lotta per il voto alle donne negli Stati Uniti e, come avverrà poi ancora negli anni sessanta sempre negli USA, si lega alla battaglia abolizionista.
Margaret Fuller, Lucretia Mott ed Elizabeth Stanton i primi nomi ma l’evento concreto e simbolico è quello della riunione di Seneca Falls, nel 1848 (l’anno della pubblicazione del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels).
La strategia di miss Anthony
La battaglia per il voto continua nel 1850 con il I Congresso nazionale per i diritti femminili a Worcester. Nel 1854, in dieci settimane, Miss Anthony organizzò una raccolta di firme per il congresso di Albany, nominando 60 donne capitane per 60 contee. Il successo della lotta abolizionista non fu però automaticamente il successo della lotta delle donne. Nel frattempo il movimento per il voto si estese anche al sud, nel paese dello zio Tom e cambiò strategia: niente congressi ma dichiarazioni e manifestazioni in piazza, come all’esposizione del 1976 a Filadelfia e l’emendamento Anthony presentato per vent’anni di seguito. La prima vittoria arrivò nel 1869, con la concessione del voto alle donne nello stato del Wyoming. E a Berlino, nel 1904, nasce L’Aleanza internazionale per il suffragio femminile (Carrie Cat).
I Mill e le Pankhurst
Ma la storia più avventurosa e affascinante, anche per il suo sapore d’epoca, è quella delle suffragette inglesi. La storia inizia con un conflitto generazionale fra due uomini: Mill (James) contrario al voto e Mill (John Stuart) che scriverà La soggezione delle donne, una pietra miliare nella storia del femminismo. A questa genealogia maschile si opporrà una genealogia femminile, quella delle Pankhurst, ma andiamo per ordine.
In Inghilterra il processo è graduale, e comincia con le associazioni delle lavoratrici industriali.
Nel 1869 le donne ottengono il voto alle amministrative, ma non riescono ad andare oltre. Allora, nel 1903, Emmeline Pankhurts fonda l’Unione sociale e politica delle donne e inizia la lotta violenta (pp. 31 e segg.). Nel 1905 avviene il boicottaggio dei candidati liberali che non hanno messo nel loro programma l’estensione del diritto di voto alle donne.
“All’inizio esse intervengono in gruppo, inalberando cartelli e gridando slogan, in modo di impedire agli oratori di parlare. Ma poiché vengono subito trascinate via dalla polizia, passano ad una diversa azione di disturbo: si presentano nei comizi alla spicciolata, e appena l’oratore comincia a parlare, una di loro gli chiede ad altissima voce: “Il governo liberale darà il voto alle donne?”. E poiché l’uomo politico non risponde, fingendo di non sentire, lei continua sempre più forte, fino a quando i poliziotti riescono a portarla via. Ma subito dopo “attacca” un’altra, ripetendo la stessa azione. In questo modo , bastano anche dieci quindici donne per far fallire completamente un comizio.” (p. 31)
Christabel Pankhurst sputa a un agente. La risposta della polizia si fa dura, le suffragette vengono messe in carcere e rispondono con lo sciopero della fame. Viene creata anche una Lega nazionale antisuffragista (Humpry Ward) Nel 1913, al derby di Epson una suffragetta, Emily Davidson, si gettò fra le zampe dei cavalli restandone schiacciata. Da Parigi , dove fu costretta a rifugiarsi, Christabel Punkhurst organizzò i funerali, mentre la madre era in carcere.
La battaglia delle idee in Francia
1805:Codice napoleonico
Nel 1932 una proposta per il diritto di voto alle donne fu bocciata: Benedetto XV aveva lasciato intendere che le donne avrebbero fatto buon uso dell’arma, e i socialisti erano preoccupati. Nel dubbio non approvarono la legge.Le francesi otterranno il diritto di voto solo nel 1945.
Parte seconda: Il femminismo in Italia A.M.Mozzoni: “Le donne non avranno altri diritti che quelli che si saranno conquistati, non godranno altra libertà di quella che si saranno difesa giorno per giorno..."
Nata nel 1837, nel 1864 scrive “La donna e i suoi rapporti sociali” e nel 1870 traduce a Milano (l’altra edizione è a Napoli) il saggio di john Stuart Mill, La soggezione delle donne”.
La donna è un vegetale
Il saggio suscitò polemiche in un ambiente in cui sulla tradizione illuminista aveva avuto il sopravvento il pensiero cattolico. "La donna è un vegetale", così descrivevano sostanzialmente la donna Gioberti e Rosmini, mentre Lidia Poet, la prima donna laureata in Legge e procuratrice legale,vedeva il Tribunale annullare la sua iscrizione all’ordine degli avvocati. Le donne potevano lavorare ma non ambire alle professioni prestigiose. In Italia nascono e sono più importanti le leghe delle lavoratrici anche se non manca (sempre grazie alla Mozzoni) una lega per il voto alle donne (Comizio dei comizi nel 1881).
Le prime lotte sindacali
Furono le operaie tessili le prime ad organizzarsi creando nel 1889 la Società delle sorelle del lavoro e a condurre diversi scioperi negli anni successivi per la riduzione a dieci ore dell’orario di lavoro.
Nel 1890-91 nasce la prima sezione femminile della Camera dellavoro (Linda Malnati, Giuditta Brambilla, Carlotta Clerici), nel 1883 il primo sciopero delle mondine a Molinella. La lotta per il voto vedeva nel frattempo la presa di posizione di Anna Kulishoff, anche contro il suo partito e lo stesso suo compagno, Turati, per le elezioni del 1897 . Le laureate intanto sono diventate 224 dal 1877 al 1900.
Le due correnti Sui giornali dell’epoca il dibattito è fra le due Anna, Kulishoff e Mozzoni. La prima doveva fare i conti con le accuse del suo stesso partito. Bissolati nel 1897 accusava le donne di essere cadute nel rivendicazionismo borghese, esse avrebbero dovuto star fiduciose che il socialismo avrebbe risolto la questione naturalmente. Per lui il femminismo è una questione di incoscienza sociale.
La stampa femminile
"La donna", "La donna bizzarra", "La donna italiana", "Un comitato di donne" (meglio le penne femminili negli altri giornali, però, dice Parca).
L’Italia si desta
Sul giornale “La vita” nel 1906 esce un appello di Maria Montessori col quale si invitano le donne a iscriversi nelle liste elettorali politiche, tanto non c’era nessuna legge che lo vietava espressamente (anche le suffragette americane nel 1868 lo avevano fatto). Per un po’ di tempo in Italia non si parlò d’altro che dei comitati “pro suffragio”. Solo ad Ancona il magistrato accolse la richiesta delle donne di Senigallia, ma tutte le corti d’appello la rifiutarono e la corte di cassazione sancì il rifiuto. Un’altra proposta di legge fu presentata, stavolta sostenuta dai socialisti e da Andrea Costa personalmente, ma valse la posizione di Vittorio Emanuele Orlando che disse che non si potevano dare i diritti politici a chi non possedeva quelli civili.
Una regina al congresso femminista dove furono presenti cattoliche e laiche, ma la differenza di posizioni fra le due correnti pesò. Mentre sul divorzio non si prese posizione per trovare un compromesso, questo non fu possibile sulla questione dell’insegnamento della religione nelle scuole. La maggioranza si espresse a favore dell’ordine del giorno presentato da una donna socialista e le donne cattoliche uscirono dal Consiglio nazionale e fondarono L’Unione delle donne cattoliche.
Giolitti, nemico delle donne
Giolitti e Turati contro il voto, guerra in famiglia per Turati. La grande guerra e la circolare ministeriale del 1916 : essa stabiliva che entro il 31 dicembre dello stesso anno, la manodopera femminile fosse utilizzata nell’industria bellica in misura dell’80 per cento.
A metà strada
Dopo la guerra, nel 1919, la legge sul voto alle donne ebbe una prima approvazione allaCamera, ma non passò al senato e poi fu fatta cadere. Mentre Mussolini nel programma dei fasci di combattimento prometteva il voto alle donne.
Il Fascismo e le donne
1927: esclusione delle insegnanti dalle cattedre di lettere e filosofia dei licei , si raddoppiarono le tasse scolastiche alle studentesse. Nel 1933 legge sul pubblico impiego che esclude o riserva pochi posti alle donne. Dal 1921 al 1936 la percentuale delle donne che svolgevano attività extradomestiche passò dal 32,5 per cento al 24 per cento.
La storia continua: altri argomenti trattati nel libro
Loffredo: Politica della famiglia, 1938
art. 587 sul delitto d’onore
Maestre e gerarche
Cornelia e le altre (i libri di testo)
Da vittime a protagoniste
Dieci anni di guerra
Il voto
Per il periodo che va dalla fine della guerra agli anni del femminismo Gabriella Parca utilizza i ricordi, la testimonianza de “l’ultima femminista della vecchia guardia” morta a Roma novantenne nel giugno 1975. Si tratta di Teresita Sandeski Scelba.
Parte terza: Il nuovo femminismo negli Stati Uniti
1963: Betty Friedman 1966. N.O.W (Organizzazione nazionale delle donne) 1967: Movimento di liberazione della donna nel quale sono presenti tre tendenze: marxista, psicoanalitica, concreta e immediata (Mead, Beauvoir, Friedman).
Il modello è quello della battaglia per i diritti civili dei neri americani (interessante confronto fra i salari con questa gerarchia: maschio bianco, maschio nero, donna bianca, donna nera). Stavolta, dice Parca, “l’arma dell’ironia e del sarcasmo si spuntò contro la preparazione intellettuale delle nuovefemministe, tra cui vi erano molte scrittrici, giornaliste, sociologhe, capaci di esprimere e diffondere le idee del movimento attraverso libri e giornali, o parlando alla radio e alla televisione.” Kate Millet, "La politica del sesso"; Schulamith Firestone, "La dialettica dei sessi"; Celestine Ware, "Il potere delle donne".
Geografia dei gruppi
(p. 108)
Il movimento di liberazione della donna in Francia
Maggio 1968
1970: manifestazione all’Arco di trionfo. Corona al milite ignoto, striscione - “metà degli uomini sono donne” - che venne preso come un insulto e le donne caricate sulle camionette della polizia.
Manifesto delle 343
L’equivalente della lotta per il voto è la campagna per la depenalizzazione dell’aborto.
La rivista Elle organizza nel 1970 a Versailles gli stati generali delle donne. Alcune femministe vi vedono subito, giustamente, la strumentalizzazione consumistica e danno vita nel 1971 al giornale “Le torchon brule” (Lo strofinaccio brucia), poi, nel 1974, alla casa editrice “Les éditions des femmes” e nel 1975 Le quotidien des femmes.
Il Neofemminismo in Italia e in altri paesi
(p. 122)
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La donna è sempre stata sottomessa, e considerata come un oggeto che appena "esaurisce" la sua utilità non ha più valore .