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L’assurdo divieto della cannabis light mette fuorilegge l’intera filiera della canapa industriale

Un articolo di Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista)

di Redazione - venerdì 13 settembre 2024 - 357 letture

Il divieto sulla produzione di cannabis light, che il governo ha inserito nel ddl sicurezza, è una follia oscurantista che colpisce una filiera produttiva importante e in crescita.

Siamo di fronte ad una crociata ideologica contro la filiera della canapa che, ricordo a questi signori, era una grande produzione agricola proprio nel periodo fascista e finì agli anni Quaranta e Cinquanta quando l’Italia era leader mondiale.

Mettere fuori legge la cannabis light è come vietare la camomilla. E’ ancor più folle vietare tutte le infiorescenze che sono prive di principio attivo. E’ un’assurdità che metterà in crisi centinaia di imprese in Italia che danno lavoro ad almeno 15.000 persone. Un’intera filiera viene messa in crisi per fare propaganda e demagogia.

La norma del ddl sicurezza ha delle ripercussioni su tutte le filiere correlate alla coltivazione di canapa industriale. Viene di fatto dichiarata illegale tutta la canapa industriale, non solo la cannabis light. Si vieta la produzione di infiorescenze in toto, e qualsiasi pianta di canapa, anche ad uso industriale per fibra o seme, produce comunque il fiore. Nello specifico, i prodotti che non saranno più producibili sono, per fare degli esempi: olio di semi di canapa, farina di semi di canapa, derivati alimentari quali pasta e prodotti da forno, integratori alimentari come omega tre e omega sei derivati dall’olio di semi di canapa, cosmetici per la skin care, fibra di canapa, birra di canapa, mattoni di canapa, ecc.

La cannabis light è liberamente commercializzata in Francia, Spagna, Polonia, Repubblica Ceca (limite 1% di THC), Olanda, Belgio, Malta, Svizzera (limite 1% di THC), Lituania, Inghilterra, Germania, Austria, Slovenia e Lussemburgo.

Segnalo che, essendo sottoposta a controlli stringenti, quello della canapa è sicuramente il comparto agricolo in cui è meno presente il lavoro nero.

(Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea)


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