L’associazionismo è un pericolo per la democrazia?

In democrazia gli esseri umani si possono riunire in associazioni. Nulla vieta questa libera espressione della socialità umana. Tuttavia, in una società così complessa possono rappresentare un costante pericolo.
La tematica è certamente insidiosa ed originale. A un primo acchito l’affermazione secondo cui “l’associazionismo è un pericolo per la democrazia” non ha fondamento logico alcuno. Anzi il libero associarsi fra gli uomini è una delle modalità base che presiede una matura ed evoluta democrazia. Come possiamo immaginare una democrazia senza dare la possibilità a noi stessi di associarci per condividere medesimi interessi, idee, riflessioni e ragionamenti? Una democrazia privata del diritto all’associazione fra esseri umani è similare a un uccello senza le ali. La decisione di alcuni esseri umani di condividere un percorso di vita è una delle massime espressioni della libertà. Quindi, perché affermare un ragionamento sì stridente rispetto alla logica comune?
Il primo limite è rappresentato dalla stessa motivazione per cui un gruppo di persone decidono di associarsi. Lo fanno – nella stragrande maggioranza dei casi – per perseguire finalità parziali. Ovverossia appartenenti a quel gruppo costituente l’associazione. Evidentemente visto che si tratta di interessi parziali ecco sorgere un conflitto, molto serio, con gli interessi generali del corpo sociale. Facciamo un esempio. Si costituisce un’associazione che ha come obiettivo il promuovere nella società il principio di legalità. Se c’è la necessità di creare un’associazione che si occupa di questa tematica significa che gli interessi generali della società non tendono alla legalità. La società può avere altri interessi e il principio di legalità non rientra fra questi.
Negli ultimi anni si è notata una deriva intollerante dell’associazionismo. Ogni associazione sembra detenere la verità assoluta in riferimento alle motivazioni che l’hanno portata a costituirsi. Ciò crea una situazione secondo la quale l’associazione stessa assume caratteri di chiusura verso l’esterno e di strisciante totalitarismo ideologico. Basti pensare alle associazioni che si occupano della protezione dell’ambiente. Professano questo condivisibile ideale non secondo i parametri della dialettica democratica, ma secondo modalità simili alla predicazione religiosa. E perciò connaturate da una venatura di non accettazione del contraddittorio che è uno dei processi cardine della dialettica in una vera democrazia. Per loro la tutela dell’ambiente diventa un valore a prescindere dalla realtà quotidiana. E’ un valore – di conseguenza – intollerante. Intolleranza che si riscontra in tutte le associazioni in quanto un valore dialettico costituisce già di per sé un pericolo per la loro sopravvivenza. Le associazioni hanno l’obbligo di credere nella santità del loro valore costituente perché corrono il rischio di non avere alcuna motivazione valida alla continuazione dell’attività sociale.
Un altro aspetto sintomatico dell’associazionismo contemporaneo è che sempre più spesso deborda dall’ambito funzionale operativo. L’ambito funzionale operativo delle associazioni è la società. Ma riscontriamo che un numero piuttosto importanti di associazioni hanno una funzione oramai più politica che sociale. Nel senso che mettono in campo modalità indebite di pressione sulla politica. Anzi accade sovente che esse diventano movimenti politici dimenticandosi del loro ambito di provenienza. La società. Per inciso è un fenomeno che non si riscontra nel resto d’Europa. Forse perché qui da noi tutto è politica? E’ certo che all’estero le dinamiche sociali sono meno ostaggio della politica. Ritornando all’argomento principale del paragrafo dobbiamo porci allora un interrogativo: come mai questo riallocamento orizzontale della propria attività? In primis, perché devono sopravvivere. Secondariamente, devono far politica per ottenere i risultati per cui si sono costituite. Se ci fate caso è questo che accade alla Comunità di Sant’Egidio, Comunione e Liberazione, Libera, Legambiente, Slowfood, Emergency e altre associazioni. Associazioni che hanno ormai invaso il campo della politica, mentre dovrebbero attenersi agli ambiti della prepolitica e della parapolitica. Per prepolitica si intende l’attivismo sociale che fa sì delle battaglie sociali, ma che delega alla politica il momento decisionale. In questo caso c’è rispetto degli ambiti: società civile e società politica. Per parapolitica – al contrario – si fa riferimento a quell’insieme dell’attivismo sociale che promuove ideali politici, ma si arresta un minuto prima in quanto la decisione finale non è di sua competenza. E’ prepolitico – ad esempio – il sindacato. E’ parapolitico – per rendere comprensibile il concetto – il comitato organizzatore di un referendum.
Ma c’è un aspetto davvero inquietante nelle associazioni. Esse possono essere create per perseguire apparentemente obiettivi di sensibilizzazione sociale nei confronti della società. In realtà sono movimenti politici mascherati da associazioni. In apparenza vogliono discutere di argomenti, tematiche e problemi attinenti alla modernità e complessità della società contemporanea. E’ un trucco per promuovere interessi di poche persone o di gruppi. Il recente periodo ci porta l’esempio del think-tank Vedrò. Vogliono riflettere sull’Italia del futuro. Obiettivo più che degno di lode. Un obiettivo che interessa a noi tutti. Invece si scopre consultando il loro sito che ci fanno parte Enrico Letta, Angelino Alfano, Matteo Renzi e Flavio Tosi. Ma non sono avversari politici? Ecco balenare l’idea che i processi sociali e le dinamiche politiche del nostro paese siano il frutto dell’azione sotterranea di un associazionismo che diventa camera di compensazione di interessi in apparenza contrastanti. Un associazionismo di questo tipo sovverte i principi della democrazia. Primo fra tutti quello della trasparenza.
Lo ripeto. L’argomento discusso nell’articolo che state leggendo è particolarmente spinoso. Tuttavia, deve portare tutti quanti a riflettere in maniera convinta e profonda sullo stato di salute della democrazia. Affinché essa non sia da considerarsi uno specchietto per allodole messa lì al fine di nascondere inconfessabili interessi tesi al suo sabotaggio.
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