L’appartamento, di Gianluca Matarazzo
L’appartamento / di Gianluca Matarazzo. - Catania : Villaggio Maori Editori, 2023. - 326 p. - ISBN: 979-1-28092-823-8
L’appartamento è quello che ospita Moses e Believe (arrivati dalla Nigeria), Ibrahim e Bassirou (dal Senegal), Almany (dal Gambia). Ognuno con un carattere e una storia diversa, accomunati dal fatto di essere diventati maggiorenni nella lunga attesa di un permesso di soggiorno a Catania. L’appartamento è quello che Federico Della Greca, la voce narrante, mette a disposizione dei ragazzi, per toglierli dalla strada e dare loro una possibilità di integrazione.
Federico, un passato di educatore in una comunità di accoglienza per migranti, è convinto che il sistema di accoglienza sia insufficiente e che ormai occorra, soprattutto per questi ragazzi, pensare all’integrazione. Ed è quello che cerca di fare seguendo le loro vicende e occupandosi dei loro problemi.
Viene aiutato da Giovanni – nel romanzo il rapporto fra i due apporta l’elemento della risata, dell’ironia, e, nel caso di Giovanni, anche di una sorta di trasformazione, di presa di coscienza che stupisce lo stesso Federico. La storia comincia con un’aggressione ad uno dei ragazzi e da qui si sviluppa mostrando due diversi aspetti dell’atteggiamento della città verso i migranti: da un lato l’intolleranza, il razzismo, la chiusura, l’accanimento nell’attribuire loro ogni fatto delinquenziale, dall’altro la solidarietà , che affronta come può i diversi ostacoli che le leggi e i pregiudizi frappongono all’integrazione.
Non è difficile vedere nelle altre storie raccontate i riferimenti , puntuali anche nelle date, al caso della nave Diciotti e alla storia di Mimmo Lucano. Siamo infatti alla fine dell’estate del 2018, l’estate in cui il ministro Salvini sequestrò al porto di Catania centonovanta persone che erano state salvate in mare dalla nave Diciotti.
Siamo nell’anno in cui Mimmo Lucano – che nel romanzo diventa Nino - artefice di uno straordinario modello di integrazione a Riace, in Calabria, viene sospeso dalla carica di sindaco. Qualche mese prima, infatti, un altro ministro, Marco Minniti, a seguito di un’accusa di concussione nei confronti di Lucano, blocca i fondi per il comune, mettendo fine, di fatto, ad un esperimento unico, quello di San Cosmo, alias Riace.
Tutto questo non in maniera didascalica, ma come solo la narrativa può fare, presentando persone, emozioni, ambienti, situazioni.
Catania, nella sua bellezza e nella sua fragilità è una delle protagoniste. Poi c’è Luna e la sua storia d’amore e la vicenda di Carmine, e qui il racconto si fa giallo.
Raccontare queste vicende in un romanzo, intrecciandole con le storie dei personaggi, facendo diventare personaggi gli stessi protagonisti della cronaca degli ultimi anni, è un’operazione qui riuscitissima e, in generale, sempre più necessaria. Per ricordare a chi dimentica - e succede troppo spesso - e per far conoscere a chi è troppo giovane per ricordare vicende come queste, facendo vedere così cosa c’è dietro le decisioni politiche, i decreti e le cronache che trattano le persone come numeri.
Il romanzo di Gianluca Matarazzo, come i film che stiamo vedendo in questi giorni al cinema, da C’è ancora domani a Cento domeniche a Palazzina Laf, segnano un risveglio dell’impegno civile della nostra cultura che non può che farci bene.
- Copertina de L’appartamento, di Gianluca Matarazzo
Sinossi
Federico Della Greca è un giovane operatore umanitario che decide di dare alloggio a cinque ragazzi tutti maggiorenni, provenienti dalla zona subsahariana, in un grande appartamento al centro di Catania ereditato da una zia.
«Ibrahim, che viene dal Gambia – ci racconta l’autore –, ama la pittura e i suoi disegni, seppur un po’ puerili, parlano di lui e, spesso, visto che non è un gran chiacchierone, anche per lui; Moses è nigeriano nonché fervente cristiano evangelico che sogna di incontrare il Papa per spiegargli il proprio pensiero. Poi ci sono Believe, il nigeriano atipico, Bassirou e Almamy, entrambi senegalesi e dal carattere fine ed elegante; il secondo, ormai in Italia da sei anni spinto dall’amore per la pizza, lavora come pizzaiolo in un locale in centro. Ognuno di loro, pur definiti come ospiti, contribuisce come può: chi cucinando, chi occupandosi delle piccole manutenzioni ordinarie, chi partecipando alle spese potendo contare su un lavoretto di fortuna». Federico, voce narrante, si definisce nei loro confronti come «una specie di garante, un tutor, un sostegno, un fratello maggiore che aveva il dovere di decidere per loro quando era il caso» però è consapevole di non poterne né volerne controllare e orientare le azioni. Non gli piace condizionare le loro vite, anche se sa che inquietudini generate da razzie e torture e la mancanza degli affetti possono portare a quella che lui chiama la «rabbia estrema del vivere dentro un tempo sospeso».
Fanno strada insieme Federico Della Greca e i cinque giovani migranti, lui insegna loro alcune cose e ne apprende tante da loro, li aiuta a barcamenarsi in un mondo poco accogliente, dove dei bulli di quartiere ti possono aggredire e gonfiarti di botte solo perché sei «negro» o un commissario di polizia, ottuso e prevenuto, ti può condannare senza processo come autore di un delitto solo per il colore della tua pelle.
Insieme Federico e i ragazzi si ribellano contro le ingiustizie, come quella di una nave carica di migranti bloccata al porto a causa di una politica che si nutre di odio verso lo straniero: saranno lì, in porto, insieme a migliaia di cittadini che manifestano perché a quei migranti venga consentito di scendere da quella prigione galleggiante e saranno lì a festeggiare quando questo finalmente accadrà. E insieme si ritroveranno in un’altra parte d’Italia, un piccolo comune calabrese, a dare sostegno al sindaco che si ostina a far rinascere il proprio paese attraverso un sistema di accoglienza e che ha fatto della solidarietà la propria ragione di vita e che per questo ha pagato con l’incriminazione: «Eravamo in tanti – racconta il narratore –. Uno accanto all’altro aspettavamo l’inevitabile, ma fieri. Mano nella mano con illustri sconosciuti tentavamo di dimostrare quanta forza aveva la solidarietà e quanto grande era la forza della comunità in un mondo che puntava all’isolamento, alla ghettizzazione e all’individualismo.
Eravamo tanti e facevamo impressione».
L’autore
Laureato in lettere e specializzato in psicologia con indirizzo pedagogico della marginalità, Gianluca Matarazzo lavora nel settore sociale e assistenziale, dove ha ricoperto per alcuni anni il ruolo di educatore presso un centro ricreativo a Librino, un quartiere periferico di Catania, e poi in un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Oggi lavora a scuola come assistente all’autonomia e alla comunicazione, dedicandosi ai bambini con disabilità nel tentativo di condurli verso una piena autonomia didattica e relazionale. Viaggi e musica sono la sua passione, oltre la lettura naturalmente: un modo per estraniarsi dalla realtà e dalla quotidianità.
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