L’amore debole di Benedetto XVI

L’aridità contronatura del Grande Prete

di Alberto Giovanni Biuso - venerdì 12 maggio 2006 - 12656 letture

Benedetto XVI ha affermato che ogni amore vissuto al di fuori del matrimonio eterosessuale è una forma debole di sentimento.

A sostenerlo è un prete, un Grande Prete, che dell’amore verso l’altro nulla sa, perché suo dovere e sua vocazione è l’amore verso l’Altro. Un uomo che ignora la potenza dell’innamorarsi; ignora lo stato nascente di un sentimento che stravolge, benedice e tormenta l’esistere; ignora l’uragano della passione; ignora la potenza dei corpi che si fondono nella gloria dell’orgasmo.

E quest’uomo osa offendere milioni di esseri umani che invece tutto questo conoscono, soffrono, godono, portano con sé e su di sé nella fatica esaltante dei sentimenti quotidiani, della loro fragilità e della loro forza, nonostante tutto.

Un castrato ideologico, un vecchio teologo, si atteggia a maestro di qualcosa che ignora completamente. Sono parole, quelle del Pontefice Romano, che nascono da una arida e sterile mancanza di amore per gli uomini. «Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi» (Mt, 7, 16-17). E tra i frutti della castità contronatura che i preti si impongono c’è anche la pedofilia, l’inculare bambini e bambine. Sarà questo l’amore forte di Benedetto XVI.

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L’amore debole di Benedetto XVI
13 maggio 2006, di : Ludovico

Da Repubblicadi oggi:


Il prelato, trovato nella notte di giovedì da una volante a Valle Giulia, a Roma, lavora per la Segreteria di Stato del Vaticano

Prelato fermato mentre cerca una trans Prima scappa, poi picchia i poliziotti La fuga è costata il tamponamento di tre vetture. Gli agenti sono stati medicati in ospedale. L’uomo aveva riposto in auto l’abito talare

ROMA - Si era tolto l’abito talare, l’aveva riposto in macchina ed era in procinto di incontrarsi con una transessuale a Valle Giulia, a Roma. Fermato da alcuni poliziotti per un controllo, ha cercato prima precipitosamente di fuggire, tamponando così tre vetture. Poi, quando i poliziotti sono riusciti a raggiungerlo, li ha aggrediti, tanto che gli agenti si sono dovuti far medicare in ospedale. Il prelato ora dovrà rispondere al magistrato, a cui sono stati inviati ieri gli atti, di oltraggio e resistenza.

L’uomo, che risiede in Vaticano nella Casa di Santa Marta - la residenza che ha ospitato i cardinali per la scorsa elezione del Papa - era nella sua auto, una Ford Focus. La vicenda risale alla notte di giovedì.

Il monsignore è stato fermato da una volante della squadra mobile della capitale. Ad insospettire i poliziotti era stato l’atteggiamento del sacerdote che, forse sorpreso dalla richiesta di controllo, si è spaventato ed è fuggito.

Secondo il rapporto della polizia trasmesso in procura, il monsignore aveva riposto l’abito talare nella vettura. Il sacerdote avrebbe ammesso che era in quella zona, nota a Roma come luogo scelto per la prostituzione maschile e le trans, per incontrare a suo dire "solo maggiorenni e non minorenni".

(13 maggio 2006)

L’amore debole di Benedetto XVI
14 maggio 2006, di : carmen dollo

Posto che caro Alberto hai il dono di tradurre in compiuti articoli ciò che a volte sono nella mia mente solo pensieri fugaci travolti dal quotidiano scorrere o correre e detto che molto spesso questo papa riesce a indignarmi come il precedente non riusciva, tuttavia quando le premesse e le conclusioni sono simili ed accettate mi viene la tentazione della confutazione. Chi ha stabilito il celibato per i preti? Nasce con Cristo o nasce con la Chiesa? Sospetto con quest’ultima e quale umana preoccupazione è stata la molla per una decisione così potentemente castrante ed inumana? Probabilmente gli intenti erano nobili ed improntati ad ideali alti, poi ognuno fa ciò che può... Ciò che non sopporto in questo uomo-papa è il suo assolutismo dietro quel perenne sorrisetto che non sentiamo umano e vicino, ma pericoloso per le nostre libertà di pensare riflettere comportarci e anche di avvicinarci in tutto agio all’Altro. Mi viene da pensare al Dalai Lama a ciò che scrive a come la sua vita scorre tra gli altri. E allora mi pare di capire che la nostra Chiesa soffra di un male contagioso: la mancanza di rispetto delle altrui identità degli altrui valori delle culture altre.Insomma dell’altrui umanità. Rispetto. Tutti ne parlano ma a volte ho l’impressione che nessuno sappia più cosa sia e a quale indirizzo si trovi. Quando mostriamo rispetto e poi cadiamo prede della nostra ineluttabile umanità almeno si ottiene comprensione...

Carmen Dollo

L’amore debole di Benedetto XVI
14 maggio 2006, di : Stanley

La Chiesa non guadagnerà di certo nuovi proseliti se il suo Papa continuerà ad avere uscite di questo genere.Grazie al cielo è stato defininito perlomeno un sentimento.Ma nulla mi leva dalla testa che sia stato messo in dubbio pure questo.Il nuovo Papa è convinto di conoscere tutto sull’amore e dall’alto della finestra vaticana proferisce giudizi che fomentano futili dualismi(amore/non-amore,vita/non-vita,ecc...) Probabilmente egli è dimentico del fatto che l’amore per l’Altro è necessariamente anche amore per l’altro.Per ogni altro.Per fortuna ad una Chiesa intollerante non corrisponde un Dio intollerante.
L’amore debole di Benedetto XVI
15 maggio 2006, di : Cateno

Se un prete che nell’XI secolo possiede terre, decime, casa e chiesa, si sposa ed ha un figlio, allora è più che normale che il figlio si faccia prete ed erediti tutto quanto, giusto? E se le proprietà diventano ereditarie, cosa resta a Roma? Come fare, dunque? I preti non devono più sposarsi. Ma come legittimare la cosa? Beh... Con San Paolo, con Agostino... E poi? Dato che abbiamo recentemente stabilito che il pane e il vino sono realmente il corpo e il sangue e non solo un segno, dato, cioè, che avviene la transustanziazione, come possono le mani che toccano il corpo di una donna toccare l’eucarestia?

Questo, pressappoco, è avvenuto intorno alla metà del secolo XI. Ma vi rendete conto? Io, se fossi, donna, ne sarei profondamente offeso. E poi mi sa che gli alti ideali siano solo malcelate mediocrità economiche. La voracità ecclesiale (dovremo pur convincerci, un giorno, che è solo una questione di potere) tenta di fagocitare tutto. E sappiamo cosa rimane di tutte le digestioni. Altro che escatologia! Scatologia, semmai!

P.s. "Un castrato ideologico": prof, lei è un grande!

L’amore debole di Benedetto XVI
16 maggio 2006, di : Dario

Come sempre, il prof. Biuso illumina con rigore e passione le esperienze della nostra vita. Lungi da me aderire alle tesi della Chiesa cattolica: credo però che la questione possa essere vista da una prospettiva diversa, sia pure tutta terrena e ideologica. Se si parte dalla premessa che l’unione tra uomo e donna è funzionale alla procreazione, mi pare conseguente che non possa essere ammesso un rapporto fuori dal matrimonio, che è l’istituzione preposta a quello scopo fondamentale. La Chiesa non ha derogato da quella premessa, dunque non ci si può attendere che approvi le relazioni amorose fuori dal matrimonio. Certo, i preti non hanno esperienza diretta di quello che felicemente il prof. Biuso chiama la gioia dei corpi; un’esperienza fondante per la persona, che lì mette in gioco tutta se stessa. Temo che abbiano l’esperienza indiretta degli aspetti meschini o tristi, i quali inevitabilmente appaiono quando finisce l’amore: m’immagino che, magari in confessione, siano presentati loro i rottami di rapporti amorosi. Più che mancanza di amore per l’uomo, parlerei di mancanza di carità verso l’esperienza umana, che si compone anche dell’avventura del rapporto amoroso. Comunque, sempre in una prospettiva politica o ideologica, la dirigenza dela Chiesa cattolica ha fondato la sua stabilità sull’estrema prudenza nell’accogliere le novità del mondo, che sono state valutate in una prospettiva di lunghissimo periodo. Non ci si può attendere che proprio ora abbandoni questo atteggiamento, e aderisca senz’altro al costume corrente. Del resto, la Chiesa anglicana ha cercato di adeguarsi alla contemporaneità, e questo non l’ha salvato da una crisi profondissima. Non possiamo escludere che tra qualche decennio ritornerà un costume di estrema morigeratezza, ed allora la Chiesa sarà là, pronta ad accogliere le pecorelle che si affolleranno verso il suo ovile. Allora lei avrà avuto ragione, e noi torto (anche se nel frattempo ci saremo divertiti). Dario
L’amore debole di Benedetto XVI
19 maggio 2006, di : alice

E del boicottaggio al codice da vinci ne vogliamo parlare?

http://www.radiowebitalia.it/notizia.php?id=1147852800

Ho la sensazione che per costoro è un gran peccato non avere un indice dei libri proibiti, e perchè no, anche un bel tribunale dell’ inquisione che separi nettamente il giusto dal’ ingiusto.Il mondo cammina, ma certe cose rimangono sempre le stesse.

L’amore debole di Benedetto XVI
27 maggio 2006, di : giadae

SALVE... premetto che non sono della stessa opinione del Papa ma tanto meno dell eccellente professor Biuso. è un attacco continuo alla chiesa, e ve ne è motivo, lo dimostrano i fatti, gli avvenimenti che fanno scalpore ma della chiesa vera, buona, giusta, che aiuta,non se ne parla mai?! i sacerdoti di qualsivoglia grado sono istituzioni,sono uomini che possono sbagliare. lo so, mi assalirete per queste affermazioni, ma io voglio credere nella chiesa, perchè le mie esperienze sono positive, sono una credente consapevole degli errori fatti e che si faranno ma: ci credo! se solitamente, quando si dice coppia, si parla di uomo e donna può sembrare innaturale una coppia gay...forse afferma ciò (mi riferisco al sentimento debole)solo per essere coerente con la "NATURALITà", con il suo concetto di naturalità! aspetto le vostre critiche ma vi inviterei a leggere tra le righe.
    L’amore debole di Benedetto XVI
    29 maggio 2006, di : Alberto Giovanni Biuso

    Nessuna critica, cara giadae, né tantomeno...assalti! Lei ha espresso con pacatezza la sua opinione, che contribuisce a rendere più completo il quadro proposto dal mio breve articolo. Ribadisco solo il fatto -che mi sembra persino ovvio!- che per un ente biologico la dimensione sessuale è naturale e necessaria quanto il nutrirsi.

    Una posizione che invita all’astinenza e al celibato è, essa sì, contronatura, con conseguenze a volte nefaste. Tutto qui.

    L’amore debole di Benedetto XVI
    3 luglio 2006, di : paco

    Cara Giadae,vorrei rispondere al tuo messaggio ricollegandomi alle tesi espresse dall’esimio prof.Biuso.Io ritengo che non siamo qui per fare dell’anticlericalismo bieco e oltranzista,perchè il problema di fondo esiste ed è la ragione principale del calo delle vocazioni e della crisi di fede che la chiesa Cattolica affronta ai nostri giorni.Dalla Rivoluzione scientifica prima e dalla Rivoluzione Francese poi si è venuta a creare una frattura insanabile fra Chiesa e modernità,mitigata solo in parte dal Cattolicesimo liberale dell’ottocento.A un certo punto della storia dunque la chiesa si è trovata in contrasto con l’evoluzione della scienza,della politica,della storia tutta,rimanendo cristallizzata in posizioni anacronistiche,legate ad una bieca e dogmatica interpretazione delle Sacre Scritture."Sole fermati",per questa frase contenuta nelle Sacre Scritture Galilei è stato giudicato dalla Santa Inquisizione.Oggi accade lo stesso in ambiti diversi,non solo in ambito scientifico,ma soprattutto in quello etico.La Bibbia,il testo sacro dei Cristiani,trasuda amore in ogni suo passo,è un inno all’amore anche per un laico non credente come me.Gesù,anche ammettendo che non sia il figlio di Dio,resta una luce per la storia dell’umanità,un profeta che ha cambiato la Storia,che trascende il tempo con il suo messaggio d’amore,capace di travalicare limiti e barriere di ogni tipo.La Chiesa,con il suo cieco e antiscientifico dogmatismo ha fornito a noi credenti un’interpretazione errata e fuorviante del messaggio del grande Profeta.Egli predicava l’amore verso il prossimo:perchè due persone devono vincolare il loro amore ad un rito formale e convenzionale come il matrimonio?Non possono scegliere di amarsi liberamente?Ogni essere è creato a immagine e somiglianza di Dio,predicava Gesù:amando un’altra persona,indipendentemente dal suo sesso,amiamo una parte di Dio,senza matrimoni e contratti.Invito tutti,da laico e non credente,a leggere il messaggio d’amore della Bibbia al di là delle fuorvianti interpretazioni clericali.
L’amore debole di Benedetto XVI
2 giugno 2006, di : giadae

Eccellentissimo professor Biuso, sono convinta che obiettivamente possa sembrare, o meglio essere, innaturale astenersi da una "attività sessuale" poichè biologicamente necessaria, ma entrando a far parte della dottrina e quindi da un punto di vista si oggettivo ma immerso nel mondo del cristianesimo, l’astinenza e il celibato non sono così innaturali come sembrano anzi l’opposto, perchè chi decide di intraprendere questa strada, decide di accettare tutte le conseguenze della scelta, in maniera consapevole dettata da una forte ed unica ,aggiungerei, vocazione, è una luce che illumina e affida un compito ben diverso da quello di qualsiasi altro idividuo ciò nn li rende superiori ma semplicemente "diversi" con un compito, torno a ripetere, ben definito che richiede tanta concentrazione . non credo che il Papa non sappia cosa sia l’amore forse esula da quello del calore del corpo fisico ma non dell’amore in sè. credo inoltre che questo Papa possa essere motivo di incertezza per chi già non crede poichè conservatore e rigido ma non quello passato che era il ritratto dell’amore infinito, davanti al quale tutti si sono inginocchiati.
    L’amore debole di Benedetto XVI
    3 giugno 2006

    Se il Papa conoscesse l’Amore in sè,quello cantato nei millenni,quello che nn può prescindere dalla corporeità,quello con la A maiuscola,saprebbe certamente che non fa differenze di genere e che nn risuterebbe + debole solo xkè espresso verso una persona dello stesso sesso.L’amore x Dio nn è l’unico amore della terra
L’amore debole di Benedetto XVI
7 giugno 2006, di : Roberto

No. Quello che si dice in questo articolo non è affatto vero. Il papa, anche se sacerdote è pur sempre un uomo. Anche lui è stato giovane, molto probabilmente si sarà anche innamorato. Il papa non è un "castrato ideologico", ma il difensore della Fede.La castità dei sacerdoti non è un autoimposizione dei sacerdoti, ma poggia su una tradizione millenaria, partita da Gesù e dagli apostoli. Se i sacerdoti si potessero sposare dedicherebbero ancora meno tempo alla loro missione, il che non mi sembra assolutamente opportuno. Lei, inoltre, nel suo articolo afferma che "ignora l’uragano della passione; ignora la potenza dei corpi che si fondono nella gloria dell’orgasmo. ignora l’uragano della passione; ignora la potenza dei corpi che si fondono nella gloria dell’orgasmo", dimostrando di non conoscere affatto ciò di cui sta parlando. Tutto ciò è conosciuto molto bene dalla Chiesa e, proprio per questo, vi sono delle prese di posizione(a mio avviso ancora troppo deboli)e vengono fatte delle raccomandazioni. Spero di essere riuscito ad illustrare il mio punto di vista. Badate che non sono un sacerdote. Sono un ragazzo di 20 anni,ho avuto più di una fidanzata (ed a tutte ho voluto molto bene a loro). Ho iniziato l’università (giurisprudenza), e sto finendo il primo anno. Il prossimo anno entrerò in seminario, perchè sono convinto che il mondo abbia sempre più bisogno di persone che annunzino il Vangelo.
    L’amore debole di Benedetto XVI
    12 giugno 2006, di : silvia |||||| Sito Web: L’amore debole di benedetto xvi

    Caro roberto, sono mamma 38 enne di una 15 enne e di un 13enne.Con ciò intendo dal mondo, ma non del mondo, ringraziarti per la testimonianza matura ed equilibrata che fa riflettere sui lati salienti dell’argomento. Un augurio di mamma per un giovanotto che, si comprende,conosce Gesù risorto e vivo dentro sè ed i fratelli (anche i più lontani).Gesù ti illuminerà ogni passo.Silvia
    L’amore debole di Benedetto XVI
    26 giugno 2006, di : DRAVEN

    Caro Roberto, il mondo attende il Vangelo e non lo sa ancora... Almeno tu hai capito che la castità dei clerici non è fluttuante nell’aria ma poggia su un fondamento dottrinale. Il quale non va stravolto. La Chiesa ha il sacrosanto dovere di difendere i suoi princìpi, se no sarebbe incoerente con se stessa, come purtroppo testimonia la storia di quel prete di Roma.
L’amore debole di Benedetto XVI
26 giugno 2006, di : DRAVEN

Egregio prof. sono in parte d’accorod con Lei. Trovo alquanto offensiva la definizione di "amore debole" riguardo agli omosessuali. E’ ingiusta, ipocrita e umiliante. Mi trovo però a dissentire sul concetto di castità per gli ecclesiastici. Lei crede forse che la Chiesa abbia deliberato a caso su questa norma? Che non avesse pensato a cosa significhi mantenersi casti? Ebbene, le decisioni interne prese da qualsiasi istituto non vanno contestate né tantomeno criticate duramente. Ciò vale per la Chiesa. Clerici secolari e regolari hanno il dovere di attenersi allla castità e al celibato non meno di un indiano dall’astenersi della carne bovina. Se rispettiamo quest’ultimo non vedo perché non rispettare la Chiesa a questo proposito. Ma è mai possibile che la mania di questi tempi è imporre ovunque e comunque il libertinaggio? Chi vuole essere pagano sia pagano e chi vuole seguire una norma la segua. Come si permette il Papa di dire che l’amore omosessuale è menomato e come si permette Lei di definire castrante la scelta del clero? Io sono fermamente credente in Dio e nella Chiesa Cattolica, non posso non avere fiducia nel domani né vedere quanto di buono resti ancora su questo bel mondo.
    L’amore debole di Benedetto XVI
    27 giugno 2006, di : Alberto Giovanni Biuso

    Lei scrive: «Ebbene, le decisioni interne prese da qualsiasi istituto non vanno contestate né tantomeno criticate duramente. Ciò vale per la Chiesa. Clerici secolari e regolari hanno il dovere di attenersi allla castità e al celibato non meno di un indiano dall’astenersi della carne bovina. Se rispettiamo quest’ultimo non vedo perché non rispettare la Chiesa a questo proposito» e io sono perfettamente d’accordo.

    Il cuore del problema, infatti, sta proprio qui. Se il Pontefice Romano dicesse: «I nostri chierici e i cattolici se vogliono essere e rimanere tali debbono attenersi ai nostri comandi», io non avrei assolutamente nulla da ridire.

    È che, invece, il Pontefice si esprime erga omnes, verso tutti gli esseri umani in quanto tali: quelli del passato, del presente e del futuro; gli europei come gli eschimesi o i bantu; i credenti negli dèi o in Shiva. Egli -e i teologi che lo sostengono- pretende che la visione cattolica dell’uomo e della natura sia l’unica legittima e tutte le altre siano negative e false, se non perverse. Le mie affermazioni, certo dure (e che non si riferivano solo all’amore omosessuale ma anche a quello prima e fuori dal matrimonio), sono quindi espressione di una difesa rispetto all’inaccettabile invadenza di chi presume di avere in tasca la verità sull’uomo perché un qualche Dio gliel’ha rivelata.

    Ai cattolici quindi, la morale cattolica. Agli altri le loro morali. Siamo d’accordo?

L’amore debole di Benedetto XVI
9 luglio 2006, di : draven

Certo che siamo d’accordo. Ognuno con la sua morale, che non è migliore né peggiore di un’altra, semplicemente diversa. Non che non esistano perversioni, ma quelle le praticano i seguaci dell’Ignoranza e dell’Istinto, a qualunqunque fede essi aderiscano. Nessun uomo saggio, cristiano,musulmano, buddista, shintoista, panteista che sia, persegue un’etica che offende la dignità umana, non crede? A volte mi chiedo veramente chi si salvi da questo mondo. Certo è che chi cerca la Verità con tutto se stesso per tutta la sua vita, se non acquista fama e immortalità è comunque un grande fra gli uomini. E Dio non lo dimentica.
Squallore
11 ottobre 2006, di : Alberto Giovanni Biuso

Da Repubblica di oggi, un’altra notizia di infinito squallore...

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Forlì, arrestato sacerdote "Prostituzione e abusi sessuali"

FORLÌ - Dietro il paravento di un’associazione umanitaria, minacce, sfruttamento e violenze sessuali. Arrestato un sacerdote a Forlì che offriva ospitalità a diseredati e donne bisognose di assistenza. In manette un complice e un cliente pedofilo.

Gli investigatori della Polizia hanno accertato che don Giuseppe Giacomoni, presidente dell’associazione Arcobaleno, abusava sessualmente dei minorenni ospitati con la minaccia di non regolarizzare la loro posizione in Italia e, per fini di lucro, organizzava incontri con clienti.

Il capo della squadra mobile di Forlì ha reso noto che in manette è finito anche un noto ristoratore di Cesenatico Giuseppe Farnesi, meglio conosciuto con il soprannome di commendator Roberto, a cui il sacerdote avrebbe "venduto" un ragazzino minorenne di cui era tutore affidatario.

Il terzo arrestato è un romeno che collaborava con il sacerdote nella tratta dei minorenni. (11-10-2006)

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L’amore debole di Benedetto XVI
8 aprile 2007, di : Alberto Giovanni Biuso

Altre testimonianze degli effetti di una vita contro natura.

Da http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/scandalo-parrocchia/scandalo-parrocchia/scandalo-parrocchia.html

Firenze, le vittime scrivono al Papa: "Abusi su donne e bambini per anni"

Gli episodi dal 1975 in poi. Nel 2004 le prime denunce alla Curia. Trasferito il prete sotto accusa Sesso e violenze scandalo in parrocchia

di MARIA CRISTINA CARRATU’

FIRENZE - Anni di violenze, psicologiche e fisiche, di plagi e coercizioni nei confronti di bambini, ragazzi, intere famiglie, abusi e violenze sessuali su bambine e ragazzine minorenni, consumati nell’ombra di una canonica e mai venuti a conoscenza di nessuno fino ad oggi. Famiglie intere convinte di far parte di un progetto di fondazione di una "vera chiesa dello Spirito" contrapposta a quella, corrotta e incapace, "di fuori", e spinte a devolvere alla parrocchia denaro e beni, "per adempiere alla volontà di Gesù Cristo". E poi avviamento di ragazzi al seminario, con l’obiettivo di "colonizzare" la struttura ecclesiale attraverso incarichi di primo piano.

È questo - secondo le vittime dei plagi e degli abusi (così lontani nel tempo da rendere difficile ormai un’azione penale) che solo oggi, dopo tanti anni, hanno trovato il coraggio di parlare e chiedono giustizia appellandosi al Papa - ciò che è avvenuto almeno a partire dal 1975 in una parrocchia della periferia di Firenze, la Regina della Pace. Affidata fino al 2005 a un "carismatico" sacerdote oggi ottantenne, don Lelio Cantini, allontanato dalla città solo un anno fa ma mai privato dell’ordinazione. Con a fianco una donna, presunta "veggente" le cui visioni di Gesù, raccontano le vittime, servivano alla selezione degli "eletti". Oggetto di punizioni esemplari, privati dell’assoluzione e dell’eucaristia, se non avessero obbedito alle imposizioni del "priore", come il sacerdote si faceva chiamare. Fra cui quella sistematicamente rivolta a ragazzine di dieci, quindici, diciassette anni, di avere rapporti sessuali con lui, come forma, diceva, di "adesione totale a Dio". Facendo credere a ognuno di essere il prescelto e intimando il segreto assoluto pena il "castigo divino". Per questo, vinte le rimozioni e preso contatto con i compagni di allora, solo oggi le vittime hanno scoperto di aver condiviso un passato identico e terribile.

Ed è innanzitutto alla Chiesa, anziché ad avvocati e tribunali, che si rivolgono fin dal gennaio 2004, inviando alla Curia di Firenze esposti e memoriali, e ottenendo vari incontri personali - prima con l’allora arcivescovo Silvano Piovanelli e poi con l’arcivescovo Ennio Antonelli e con l’ausiliare Claudio Maniago. Con l’unico risultato, nel settembre 2005, di un trasferimento del "priore" "per motivi di salute" in un’altra parrocchia della Diocesi. Da qui la decisione di appellarsi al Papa. La prima volta con una lettera del 20 marzo 2006, con allegati dieci dettagliati memoriali di venti vittime di abusi, a cui risponde il cardinale Camillo Ruini, ricordando alle vittime, sentito Antonelli, che il sacerdote sotto accusa dal 31 marzo ha lasciato anche la Diocesi e augurandosi che questo "infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti".

Le vittime però non ci stanno. Il ’priorè vive con la "veggente" in una città della costa toscana, ha sempre intorno un gruppo di seguaci ed è tuttora ordinato. E a questo punto si muovono, di loro iniziativa, alcuni sacerdoti. "Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio", spiegano in una nuova lettera al Papa, inviata il 13 ottobre 2006 tramite la Segreteria di Stato. Dove parlano di "iniquo progetto di dominio sulle anime e sulle esistenze quotidiane" perseguito da una setta "purtroppo cresciuta dentro una parrocchia cattolica". E ricordano che a "quasi due anni" dall’inizio delle denunce dalla Chiesa fiorentina non sono ancora arrivati né "una decisa presa di distanza" dai personaggi coinvolti nella vicenda, né "una scusa ufficiale", né "un atto riparatore autorevole e credibile". A Repubblica, che glielo chiedeva, Antonelli ha risposto ieri di non voler fare alcun commento della vicenda.

Intanto la storia circola, e sono ora i parroci vicari foranei, responsabili delle zone della diocesi, a chiedere all’arcivescovo di portarla all’assemblea diocesana, davanti a tutto il clero. Antonelli li ha convocati alla fine di febbraio per mostrare una sua comunicazione alle vittime del 17 gennaio, relativa ai "provvedimenti" a carico del sacerdote adottati, scrive, "sulla base delle vostre accuse", al termine di un "processo penale amministrativo" e sentita la Congregazione per la Dottrina della Fede. Per cinque anni, scrive il cardinale, il "priore" non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna. E quanto alle vittime, l’invito, visto che "il male una volta compiuto non può essere annullato", è a "rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda in cui siete stati coinvolti", e a invocare da Dio "la guarigione della memoria".

Ma loro, con "stupore e dolore", annunciano che non si fermeranno. Finora non hanno fatto nemmeno causa civile, ma d’ora in poi, dicono, "nulla è più escluso". Nella lettera alla Segreteria di Stato i preti chiedono a loro nome "un processo penale giudiziario", che convochi testimoni e protagonisti, e applichi "tutte le sanzioni previste dall’ordinamento ecclesiastico", che il prete che ha rovinato le loro vite sia "privato dello stato clericale", anche "a tutela delle persone che continuano a seguirlo". E che sia ora la Santa Sede a fare davvero luce su tutta la vicenda.

(8 aprile 2007)

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http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/scandalo-parrocchia/testimonianza/testimonianza.html

Le testimonianze "Mi fece spogliare in camera ero soltanto una ragazzina"

"Allora ero assolutamente incapace di una scelta libera"

FIRENZE - Ecco alcune testimonianze raccolte dalle vittime degli abusi avvenuti nella parrocchia fiorentina. "Per vent’anni ho completamente rimosso tutto", racconta una di loro, oggi quarantacinquenne, sposata con figli, seguita dall’associazione Artemisia per le donne abusate. Le "immagini" di allora le tornano agli occhi solo pochi anni fa, all’improvviso, "durante una terapia". Il primo abuso comincia quando ha dieci anni. "Il "priore" mi chiamava su, nel suo studio o nella camera da letto, mi faceva spogliare e mi spiegava come, negli atti che mi avrebbe chiesto, si sarebbe realizzata la più piena comunione eucaristica". Le dice "di pensare alla Madonna, che aveva avuto Gesù a dodici anni, che ero la diletta del Cantico dei Cantici e che quello che avveniva fra noi era lo stesso che avveniva nel giardino dell’Eden". Ripensandoci, B. dice di provare tuttora "attacchi di vomito". I rapporti vanno avanti per quindici anni. "Ero assolutamente incapace di una scelta libera e consapevole".

Anche D. A., oggi quarantenne, a un certo punto diventa la "diletta" dal "priore": "Avevo diciassette anni, è andata avanti finché mi sono sposata" ricorda. "Mi diceva che io avevo bisogno di affetto e che lui poteva darmelo. In nome di Gesù cominciò ad abbracciarmi...". Quando si fidanza, però, D. comincia a chiedersi "perché il priore impedisse a una coppia non sposata anche solo di parlare fra sé, quando con lui si potevano fare quelle cose". Ma il coraggio di parlare del suo passato lo trova solo nel 2004, incontrando alcune ex compagne di allora.

L. A., quarantaquattro anni, artigiano, una moglie e un figlio, è uno dei ragazzi prescelti dal sacerdote a far parte del futuro clero della "vera chiesa". "Prima di una partita di calcio - racconta - mi chiamò e mi disse che "quelli lassù" mi avevano prescelto per fare il sacerdote. Scoppiai in un pianto dirotto, ma il priore disse che se avessi rifiutato mi avrebbe cacciato per sempre dalla parrocchia". Che voleva anche deludere una famiglia legatissima al sacerdote: "Mio padre lo frequentava fin da piccolo, lui si era offerto di aiutarci. Decideva tutto per noi". Fino a farsi consegnare beni e denaro da usare, spiegava, "per costruire la futura chiesa. Alla nostra famiglia, diceva che avrebbe pensato Gesù". L. accetta di entrare in seminario. "Non avevo la forza per oppormi" racconta. La crisi esplode al terzo anno di teologia. Il "priore" lo accusa di essere "una pentola marcia", ma lui abbandona. E, fra mille difficoltà, si ricostruisce la vita.

(8 aprile 2007)

Sordomuti a Verona
24 gennaio 2009, di : Alberto Giovanni Biuso

(Riporto un articolo di Paolo Tessadri)

Noi vittime dei preti pedofili di Paolo Tessadri

Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì

Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell’inserimento al lavoro. L’Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.

Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: "Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi". Un’accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell’Istituto, e che ora scrivono: "Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza".

Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent’anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell’Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a ’L’espresso’ le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza.

Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.

La denuncia Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell’udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell’orrore. Dopo l’esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell’Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell’Istituto. Una delle ultime lettere l’hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell’Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).

I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all’Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.

Le storie I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivonomezzo secolo di sevizie, perfino sotto l’altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri. Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a ’L’espresso’ generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il ’bello’ della sua classe. E solo ora tira fuori l’incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell’ecclesiastico. (22 gennaio 2009)