L’Ultraspresidente

Una proposta per salvare il calcio

di Alberto Giovanni Biuso - mercoledì 14 novembre 2007 - 2365 letture

In Italia gli stadi di calcio sono da molto tempo uno spazio nel quale convergono la grande finanza e la rivolta teppistica. Uno spazio che quindi pretende sempre più non solo e non tanto l’affrancamento dalle norme che regolano la vita sociale quanto l’ammissione che è proprio lì, negli stadi, che la vita sociale trova il proprio specchio più realistico.

Le grandi squadre sono, infatti, proprietà di industriali, petrolieri, banchieri, imprenditori della comunicazione, molti dei quali sono stati condannati dalla magistratura per vari e gravi reati, anche se in alcuni casi caduti in prescrizione (Cragnotti, Gaucci, Berlusconi, Casillo, Tanzi…, solo per fare qualche nome). Gli spalti e le “curve” sono controllati e dominati da bande violente di varia estrazione sociale e politica (con una dominanza di Destra) che vedono nello stadio un luogo franco nel quale praticare e imporre la legge del branco, l’autonomia della violenza.. Qualunque sia la loro classe di provenienza e l’ideologia che professano (sedicente anarchica o nazionalsocialista) si tratta di espressioni di quel Lumpenproletariat nel quale Karl Marx vide sempre uno strumento tra i più potenti di provocazione e di controllo da parte dei poteri costituiti. Gli Ultras ottengono dai Presidenti tutto ciò che vogliono, in uno scambio-ricatto funzionale agli interessi di entrambi. Capitale e proletariato immondizia si rivelano, ancora una volta, buoni alleati.

Se così stanno le cose, una proposta per salvare il calcio -e anche gli spettatori- sarebbe quella di vietare gli stadi a tutte le persone e alle famiglie che vorrebbero vedere una semplice partita e riservarli solo alle tifoserie organizzate dei teppisti, ai dirigenti sportivi e ai giornalisti, senza la presenza di forze di polizia. In questo modo il calcio mostrerebbe apertamente –e non più solo per metafora- la propria natura bellicosa di gioco il cui obiettivo è lo stupro della donna del nemico attraverso la penetrazione del membro-pallone nella porta-vagina (cfr. anche le tesi dell’antropologo Desmond Morris ne La tribù del calcio, Mondadori 1982; lo stesso si potrebbe dire del basket). Presidenti e Ultras rimarrebbero gli unici legittimi padroni di uno sport del quale sono comunque i protagonisti assoluti (almeno in Italia, ma neanche la Colombia scherza). I calciatori, infine, rivelerebbero così più apertamente la loro identità di gladiatori-mercenari ben pagati, come il celebre scontro fisico tra Zidane e Materazzi ha mostrato a tutto il mondo.

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