L’Ansa compie 80 anni e Telecolor si ritrova a Milano

«Se fossimo giornalisti ucraini…» – Cecilia Sala citata ogni 12 secondi – Washington Post cambia slogan – Tutto pronto per i “rifugiati” di TikTok
CECILIA SALA OGNI 12 SECONDI – Nei giorni cruciali della vicenda della giornalista Cecilia Sala, arrestata in Iran, il suo nome, in due settimane, è stato citato 4.810 volte sulle emittenti radiofoniche e televisive italiane, pari a una citazione ogni 12 secondi. Il giorno di massima attenzione è stato mercoledì 8 gennaio, quando Sala è rientrata in Italia, registrando un picco di 446 menzioni, circa tre volte al minuto. Lo afferma un’analisi condotta da Mediamonitor.it. Le reti all-news che hanno seguito con attenzione la vicenda sono state SkyTG24 (502 citazioni); RaiNews24 (458 citazioni); TgCom24 (430 citazioni). Fra le reti generaliste Rai1 con 175 citazioni; Rai3 con 168 citazioni; Canale 5 con 160 citazioni. Fra i politici, Giorgia Meloni, 1179 menzioni; Antonio Tajani, 556 menzioni; Mohammad Abedini Najafabadi, 528 citazioni; Donald Trump, 522 menzioni.
SE FOSSIMO GIORNALISI UCRAINI… – Un appello e una domanda: «Quanti altri giornalisti devono essere uccisi prima di fare qualcosa per fermare l’impunità israeliana contro di noi?». E quanto si chiedono Africa ExPress e Senza Bavaglio. Questo il testo dell’appello: «Siamo stati abbandonati dalle organizzazioni internazionali dei giornalisti, nessun supporto per noi che documentiamo da 459 giorni il primo genocidio della storia trasmesso in diretta. Dai campi in cui ci siamo rifugiati raccontiamo le lacrime, la violenza, le uccisioni della nostra gente, e ancora i corpi umiliati, inceneriti, smembrati e ora anche congelati dal freddo. In quanti altri modi dovete vederci uccisi per poter fermare l’inferno? Nemmeno una parola per chi questi fatti racconta, nessun sostegno per i giornalisti. Forse, se fossimo stati ucraini o di altra nazionalità, il mondo sarebbe corso in nostro aiuto. Ma essendo palestinesi abbiamo un solo diritto: quello di morire ed essere mutilati dopo. Il giornalismo non è un crimine e noi non siamo bersagli, ma persone che stanno documentando un genocidio contro di noi. Questa è una sintesi dell’appello disperato dei giornalisti di Gaza diffuso in rete, dinanzi al quale noi di Africa ExPress e di Senza Bavaglio non siamo rimasti indifferenti, nonostante si sia ben consci che rilanciarlo sui nostri canali potrebbe essere pregiudizievole e fors’anche rischioso. Ma noi siamo giornalisti che mettiamo al primo posto la deontologia e l’umanità, quella che da mesi a Gaza è stata sepolta insieme a migliaia di cadaveri. Al di là delle ragioni e dei torti il genocidio in Palestina va fermato».
PRONTI AD ACCOGLIERE «RIFUGIATI» DI TIKTOK – Secondo Adnkronos sarebbero 170 milioni gli orfani di TikTok che cercano “casa” (il giorno prima dell’insediamento di Trump, TikTok ha ripreso, negli Usa, a funzionare. E TikTok ha ringraziato Trump). E così, da Meta a Youtube e la cinese RedNote si stanno preparando. L’agenzia ci fa sapere che secondo un articolo del New York Times, Meta, che possiede Facebook, Instagram, WhatsApp e Threads, insieme a YouTube e ad altre applicazioni di social media di Google, avrebbe tutto da guadagnare da un eventuale bando a TikTok che lascerebbe a bocca asciutta i 170 milioni di utenti mensili. In privato il colosso tech guidato da Mark Zurckerberg avrebbe già delle indicazioni per prepararsi eventualmente a raccogliere il maggior numero possibile di cosiddetti ‘rifugiati di TikTok’.
TELECOLOR: A MILANO DOPO 25 ANNI – Giovedì 16 gennaio scorso, a Milano, c’è stata una “rimpatriata” di ex redattori di Telecolor, l’emittente televisiva catanese finita, all’inizio del 2000, nelle mani di Mario Ciancio Sanfilippo (presidente, in quel momento, della Federazione editori). Nata nel 1976 a Catania, era di proprietà del Gruppo Italimprese. Promotore dell’iniziativa Carlo Ottaviano uno degli ex direttori dell’emittente. Telecolor, per anni, ha condotto una battaglia per fronteggiare il gruppo Sanfilippo (carta, tv e radio) e poi con un altro gruppo editoriale catanese quello di Tgs (sempre carta, tv e radio) della famiglia Pirri/Ardizzone. Come dicevamo, all’inizio del 2000, Telecolor è assorbita da Ciancio e molti redattori lasciano Telecolor e anche la Sicilia. Lo stesso Ottaviano lascia Catania e diventa vicedirettore del Nuovo (Fastweb) e poi direttore di Vie del Gusto della Rcs, direttore a Roma del Gambero Rosso, per poi arrivare al Messaggero dove lavora tuttora. Nel momento dell’entrata di Ciancio quasi tutti i giornalisti furono licenziati (ma anni dopo vinsero una causa nei confronti di Mario Ciancio). Molti di loro andarono a lavorare nelle varie redazioni Rai. Altri a Repubblica, alla Stampa, al Corriere. Uno di loro, Salvo Sottile, alla Rai è arrivato nel 2020-2021. Un’altra giornalista Rai che mosse i primi passi a Telecolor fu Maria Grazia Cutuli. Carlo Ottaviano ha dichiarato che «Telecolor è stata per molti anni l’unica voce diversa, chiaramente antimafia e mai banale nella Sicilia Orientale, ha spezzato il monopolio dell’informazione regionale, ha contribuito a far uscire dal guscio realtà culturali solitamente relegate in ambito universitario, ha dato visibilità a una imprenditoria sana, spesso schiacciata dai potentati più o meno mafiosi, ha formato professionalità giornalistiche di primo livello, è stata antesignana a livello europeo dell’informazione tv on line. Con la fine di quella stagione, Catania e la Sicilia si impoverirono».
WASHINGTON POST CAMBIA SLOGAN – Nuovo presidente Usa, nuovo slogan sotto la testata del Washington Post. Da «La democrazia muore nell’oscurità» a «Narrazione avvincente per tutta l’America». La nuova frase va a rimpiazzare la precedente che, secondo Jeff Bezos, voleva chiarire che quel quotidiano era il cane da guardia del governo. Ora la frase sta a significare che il quotidiano vuole raggiungere tutta l’America.
ANSA COMPIE 80 ANNI – La maggiore agenzia di stampa italiana e una delle maggiori al mondo, compie 80 anni. Per festeggiare l’evento è stata inaugurata una mostra al Maxxi di Roma dal titolo «80 anni di storia, 80 anni di Ansa» con la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’Ansa è nata il 15 gennaio 1945 ed è una cooperativa. Furono gli amministratori dei quotidiani che facevano riferimento ai quotidiani clandestini delle tre maggiori forze politiche (L’Unità, il Popolo e l’Avanti!) a decidere di creare una agenzia di stampa nazionale che andasse a sostituire quella fascista, l’Agenzia Stefani. Subito dopo anche L’Italia libera (del Partito d’Azione), La Voce Repubblicana (del Partito Repubblicano) e Risorgimento Liberale (del Partito Liberale). Poi tanti altri. Anche oggi l’Ansa è una cooperativa dove sono rappresentati gli amministratori dei maggiori quotidiani e reti televisive. Il 15 gennaio 1945, è avvenuto il primo “lancio” dell’Ansa (l’attacco aereo alleato su Berlino). Tantissimi, ovviamente, i direttori che si sono succeduti alla direzione dell’agenzia. Un posto particolare, però, aspetta a Sergio Lepri, uno dei più prestigiosi giornalisti italiani che fece diventare l’Ansa un’agenzia internazionale famosa per l’attendibilità delle notizie. Non è un caso che quando c’era un dubbio se mettere in pagina una determinata notizia, il redattore capo s’informava: «Ma l’Ansa l’ha data?». Se la risposta era affermativa, allora si poteva andare sul sicuro.
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