L’appuntamento
Guardò l’orologio sul cruscotto, pochi minuti alle sette, benché le giornate fossero decisamente accorciate era ancora chiaro.
Mancava una buona mezz’ora, Carla pensò di fermarsi a bere qualcosa, un tè, il caffè no, non le era mai piaciuto, però il gelato al caffè le piaceva, anche i cioccolatini al caffè le piacevano, ma quel liquido scuro secondo lei "impastava" la bocca e non era assolutamente paragonabile alla sottile elegante leggerezza di una tazza di tè.
Fece due volte il giro dell’isolato, poi decise di seguire la freccia che indicava il parcheggio sul retro della pasticceria; entrò e chiese un tè ai frutti di bosco.
Le 19,30 che stupida sono pensò, dove perdo il mio tempo, ma il pensiero di rinunciare non la sfiorò neppure per un attimo. Avrebbe guadagnato o meglio perso un quarto d’ora leggendo un po’ di giornale, si sedette, certo la situazione era ridicola.
Guardò l’orologio appeso alla parete, le lancette si muovevano lente, finalmente quando segnarono le 19,30 Carla lasciò il locale e si diresse a passo svelto alla sua Mini, salì velocemente e dopo pochi minuti parcheggiò al numero 14 dell’interrato del supermercato.
Da qualche tempo aveva rinunciato a prendere il carrello, troppo casalinga si era detta, optò quindi per il più sobrio cestino, certo anche il cestino a ben guardare può trasmettere delle informazioni, per esempio, che non si ha bisogno di una grande spesa perché si vive da soli, in fondo era la verità, e comunque non era poi così vero, al di fuori del lunedì lei faceva spesso delle mega spese dove tante volte perfino il carrello le bastava a mala pena.
Lui comprava sempre poche cose però guardava tutto, soprattutto con meticolosa attenzione le scaffalature del primo corridoio, quelle delle offerte che cambiano ogni settimana.
Ora Carla sale le scale di fianco all’ascensore, mentre si dirige al punto di entrata sbircia le file alle casse, ma è troppo presto, non può esser già lì, infatti non c’è, però c’è sempre l’ansia di non trovarsi; intanto si ferma alla frutta, le mele potrebbero servirle, meglio un’insalata.
Le gambe sono abbronzate, i sandali neri le slanciano, la gonna raffinata ma corta lascia parte delle cosce scoperte, sopra una maglina scura aderente. Carla è sottile, ben fatta, lui la guarda; a lei piacciono da impazzire quei suoi pantaloni un po’ sgualciti di buona marca, le sue camicie azzurro pallido, anche lui è abbronzato, forse ieri è andato al mare, poco importa se è la fine di settembre, forse ama il mare quanto lei e le giornate sono ancora così belle.
Quando è arrivato? Non se ne è accorta, si è girata e si sono guardati, la fila di pomodori è meglio saltarla, si ferma di fronte ad una pila di uva preconfezionata, anche lui, le è vicino che potrebbero sfiorarsi se solo, lei rimane accanto a lui che prende e lascia ogni confezione, lei aspetta che lui scelga, lei sceglie esattamente quella che lui ha toccato per ultima, prosegue di qualche passo, aggiunge delle susine.
Lui rimane lì, Carla si sposta alla sua sinistra, ci sono i fiori, piantine di tutti i tipi, lo controlla con la coda dell’occhio, lui passa oltre.
I ripiani con le offerte della settimana occupano il posto centrale del corridoio, lei l’ha perso, forse è andato avanti, si ferma di fronte alle marmellate, con il cestino urta qualcuno che le sta immedaitamente dietro, si scusa distrattamente, è lui!. Di nuovo le è accanto, guarda cosa? Lei si gira gli dà le spalle, ora lui può guardarla da dietro, percepire la setosità della pelle di lei, è solo un attimo, passa davanti al pesce, alle uova, gira a destra, le serve il burro, torna indietro, lui le sta venendo incontro si guardano poi lei abbassa gli occhi, va diretta al pane.
Le baguette sono pressoché tutte uguali, mentre Carla sta decidendo per una focaccina o dei panini, lui arriva, sono accanto, e sceglie e lascia, secondi o minuti interminabili, sono soli, l’angolo del pane è proprio in un angolo, lei vorrebbe essere spiritosa, chiedergli perché mai maltratta quel povero pane che viene ributtato nella cesta senza pietà, non ne fa di nulla le viene però da sorridere e arrossisce, non resiste alla tensione, sceglie l’ultima baguette che lui ha scartato.
Il gioco è finito, ora andranno alle casse, ognuno per conto suo, Carla fa in modo di poterlo guardare mentre lui paga, lui, quando lei si allontana per un ultimo oggetto, la segue con gli occhi.
Carla esce dall’ascensore con un paio di buste ricolme, arriva alla macchina e sciolta la tensione, sente un acuto senso di fame, apre il bagagliaio sistema i sacchetti di plastica gialli e cerca nei piccoli ammassi di oggetti, la busta bianca di carta che nasconde la stagnola della gastronomia.
La trova la apre con impazienza e guarda con gusto le fette distese di prosciutto dolce, ne prende una la arrotola e se la infila in bocca con un sopito piacere vergognandosi un po’ semmai, se qualcuno l’avesse vista... quando un’ombra la fa sobbalzare nel seminterrato spazioso ma semideserto.
Lui si avvicina le accenna quel sorriso desiderato e sfuggito, lei lo guarda sta deglutendo in fretta, la carta è ancora aperta così la lascia per buffamente offrirglielo, complici; ora è veramente vicino, in un attimo sono uno di fronte all’ altro, Carla ha il cuore in gola.. è convinta che ... lui muove la mano il braccio e sta per rispondere al muto invito di lei, ma il braccio si allunga fa un mezzo giro, le sfiora la vita, una leggera pressione per avvicinarla a sé e chinandosi, la bacia mordendole le labbra.
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