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KAZAKHSTAN: Nur-Sultan è passato, futuro e presente

Tre giorni raccontati e vissuti nella capitale del Kazakistan. Una città che ha una storia già scritta ed una, affascinante, da scrivere...

Testo di Salvatore Cannata - Direttore VR News di Video Regione

Foto di Beppe Cannizzaro

di Emanuele G. - giovedì 10 ottobre 2019 - 2354 letture

Una città che rasenta la perfezione. Nur-Sultan, è, semplicemente, questo. In 20 anni, è stata pensata e costruita. Ideata e realizzata. Non compiutamente ancora. Perché l’espansione possibile è tanta. Costruita in larghezza ed in altezza, tra grattacieli mai banali e verde attorno, assume la forza della maestosità e l’eleganza del pensiero che l’ha partorita. Estesa e grande. Importante.

Come l’idea che l’ha generata, quella di Nursultan Ábishuly Nazarbaev. Ed in suo onore, il 23 marzo 2019, Astana è stata rinominata Nur-Sultan, con decreto presidenziale in onore proprio del Presidente della Repubblica, Nursultan Nazarbaev. A 347 metri sul livello del mare, una superficie di 722 chilometri quadrati, poco più di un milione di abitanti, Nur-Sultan è un esempio della città vivibile. Strade larghe, edifici imponenti, verde e giardini; spazi e simbiosi perfetta tra vivere bene e vivere moderno. In soli 20 anni. Da fare invidia. Senza dimenticare le tradizioni ma volgendo lo sguardo oltre ad esse e sulla base di esse.

Balza all’occhio l’ordine, l’efficienza, la pulizia di questa città. Anche se, nei fatti, lo stupore iniziale si dissolve nel divenire di una conseguenzialità di assieme che fa di questa città, un capolavoro di architettura. Studiata e congeniata nella sua struttura e nei suoi palazzi migliori, da architetti giapponesi e italiani, Nur-Sultan, vive espandendosi e sempre in modo lineare e preciso. Ogni area, ha un suo perché. Ogni monumento, rappresenta e ‘dice’ qualcosa. Fonda se stessa sull’efficientamento energetico positivo.

L’ho conosciuta una ventina di giorni fa, in occasione del IV Meeting Internazionale degli Speakers dei Paralmenti Euro-Asiatici, un altro dei quei passaggi che fanno oggi del Kazakistan il fulcro del dialogo tra Europa e Asia, un luogo baricentrico tra Vecchio continente, Cina e Russia ed un perfetto collante di pace, dialogo e di confronto. Nur-Sultan, ne è la perfetta capitale, proprio perché sposa e coniuga il dialogo come elemento propulsore alla crescita. Il Kazakistan creato da Nazarbaev, è la sintesi di ciò che una nazione ‘giovane’ può pensare: emergere attraverso la capacità di essere storia e modernità, tradizione e futuro.

Ma, soprattutto, coacervo dei sistemi migliori. E’ davvero positiva l’impressione dell’imponenza di questa città; il susseguirsi mai banale di grattacieli e le testimonianze della storia che diventano simbiotici al contesto generale. In quel meeting, in quel mettere assieme il Mondo in un unico luogo, in quel convogliare religioni, pensieri, idee, modi di essere di fare distanti e distinti, c’è il Kazakistan di oggi. Una nazione che sa di potenzialità importanti ed endemiche ma che non declina solo su di esse, riuscendo invece a farne motivo di spinta verso nuove sfide. Del Kazakistan, non se ne può che parlare bene. Perché ha saputo crescere ed imporsi, non attraverso i canoni stabiliti in modo asettico ma passando dalla convinzione delle proprie potenzialità.

C’è poi un’assonanza, quasi onirica, tra l’idea urbanistica di questa città e la tensione morale che essa trasmette, Come se, sostanzialmente, si riesce qui e solo qui ad abbinare il cemento al verde ed all’idea baricentrica di luogo di pace, dialogo e confronto, nell’unione di elementi teoricamente -ma non solo- molto dissimili e dissonanti tra loro e che invece trovano una clamorosa ed inattesa alchimia. Perché tutto questo non è facile descriverlo. Viverlo, vederlo, ‘sentirlo’ è diverso. Provarne le sensazioni è molto più semplice che poi tradurre in essere le parole che le vanno a scontornare.

Il sorriso della gente di Nur-Sultan, non è mai forzato. Appare quasi naturale perchè vivere nella bellezza da la sensazione insita del benessere e, dunque, della felicità diretta e non indotta. Ecco perché, in tutto questo, la ‘mano’ dello sviluppo è passata quasi leggera, mai imprimente ed opprimente quanto piuttosto saggia e amica. Una ‘mano’ che ha fatto compagnia, che ha permesso a questo Paese di sapere essere europeo ed asiatico, orientale e occidentale, senza forzature. In modo naturale perché la scelta di fondo è stata immediatamente quella giusta.

Non era facile riuscirci, sia per la grandezza del Kazakistan, della sua capitale d’oggi, sia perché partire dall’ex novo può essere facile solo in teoria ma è difficile, molto difficile nella pratica. Basta sapere puntare, però, sulla pietra miliare giusta; quella del dialogo, ad esempio. Quella tensione ideale di cui sopra, che ha permesso di essere base e fondamento di un’armonia d’assieme che appare logica conseguenza dell’idea di base che ha generato la Capitale e tutto ciò che ad essa si connette e su cui essa vive. La forza, insomma, che deriva dalla capacità di conoscersi e di conoscere, di affacciarsi sul Mondo per apprendere e per trasmettere. A parole e vedendo Nu-Sultan adesso, sembra tutto semplice.

La straordinaria ‘visione’ di Nazarbaev, invece, è stata eccezionale perché ha saputo cogliere e capire che era possibile ciò che per molti, per i più, è utopico e impossibile. Ha saputo vedere oltre ogni cortina di difficoltà e ha saputo interpretare il mutamento del Mondo, senza arroccamenti ed anzi con la voglia di esserne al passo, di tenerne il cospetto e di diventare punto di riferimento, di risultarne protagonista. E, tutto questo, in solo quattro lustri, a dimostrazione di come si possa fare bene e farlo ‘in fretta’, a patto e condizione di sapere cosa fare e come farlo e di avere le idee, sin da subito, chiare e nitide.

Nur-Sultan, è questo. Semplicemente e totalmente questo. Quel meeting, è stato solo un altro anello della catena virtuosa che ha saputo formarsi giorno dopo giorno a queste latitudini. Perché l’impressione che si ha, è quella di una comunità che cresce attimo dopo attimo, secondo dopo secondo, senza puntare al grande traguardo in modo ‘generale’ e spasmodico ma capendo l’importanza del particolare per la meta conclusiva. Nur-Sultan, è una sorta di ‘goodwill ambassador town’, una città che trasmette questa sensazione di buona volontà nel confronto tra etnie e menti diverse. E lo fa senza importi il suo essere ma coadiuvandoti nel viverla e nel conoscerla.

Respiri aria diversa e nuova, che affonda le radici nel passato. Non una contraddizione in termini ma una perfetta sintesi di sistema. Due/tre giorni, i miei, pieni anche di impegni e che sono risultati pochi per apprezzare in toto Nur-Sultan e la sua gente. Ecco perché, la descrizione si basa sullo spirito percepito perché ‘tramesso’ e recepito più che su un’effettiva ricognizione. Il Kakistan è una posizione centrale, potenzialmente strategica, di tutta dell’Asia Centrale, ancor più della sua collocazione geografica. Perché è lo è di pensiero. La costruzione dei nuovi edifici in Nur-Sultan, è stata accompagnata da massicci investimenti e dalla firma di importanti architetti, con l’impronta simbolica voluta dal presidente, Nazarbaev.

Aver scelto come ‘marchio’ della città, il Palazzo della Pace e della Riconciliazione, detto anche Piramide della Pace, inaugurato 13 anni fa e divenuto simbolo di Nur-Sultan, riassume perfettamente anche la filosofia della Nazione kazaka: unire Ebraismo, Islam, Cristianesimo, Buddismo, Induismo, Taoismo e altre Fedi, nella forma pura di una piramide, alta 62 metri e con una base di 62 x 62 i, in un edificio concepito come un centro globale per la reciproca comprensione religiosa, la rinuncia alla violenza e la promozione della fede e dell’uguaglianza umana. La Piramide è lo spirito del Kazakistan, dove culture, tradizioni e rappresentanti di varie nazionalità convivono in pace, armonia e accordo. Il Kazakistan è questo. E molto altro…


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