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Italia in guerra contro i migranti con i radar d’Israele

Potenti radar a microonde prodotti in Israele stanno per essere installati all’interno di parchi e riserve naturali del sud Italia per contrastare gli sbarchi dei migranti.

di Giuseppe Castiglia - martedì 15 febbraio 2011 - 3762 letture

La nuova Rete di sensori radar di profondità per la sorveglianza costiera sarà integrata al sistema di comando, controllo, comunicazioni, computer ed informazioni (C4I) della Guardia di finanza. Grazie alle risorse del “Fondo europeo per le frontiere esterne”, programma quadro 2007-08 contro i flussi migratori, il Comando generale della forza armata ha acquistato cinque sofisticati EL/M-2226 ACSR (Advanced Coastal Surveillance Radar) realizzati da Elta Systems, società controllata dalla Israel Aerospace Industries Ltd. (IAI). I radar sono appositamente progettati per l’individuazione di imbarcazioni veloci di piccole dimensioni. “Le immagini ad alta risoluzione captate dal sistema – informano i manager dell’industria bellica israeliana – vengono utilizzate per prevenire l’immigrazione e la pesca illegale, il traffico di droga, gli attacchi terroristici e il contrabbando; per realizzare missioni di ricerca e salvataggio; per individuare target aerei, navali, sottomarini e segnali emessi da antenne radar”.

L’EL/M-2226 ha una portata di oltre 50 chilometri e, posto a livello del mare, è in grado di scoprire uno scafo veloce a 10 miglia o un gommone a 7. “Il duplice esame ottico e all’infrarosso degli obiettivi sospetti scoperti dal radar ne consentono la distinzione in leciti o illeciti”, si legge sulle brochure di Elta Systems. “Il sistema è in grado di mantenere sottocontrollo oltre cento bersagli contemporaneamente; il riconoscimento dei gommoni impiegati nell’immigrazione clandestina avviene con l’analisi, per ogni natante avvistato, della velocità, rotta, provenienza, dimensioni, riconoscimento del numero di persone a bordo. Opera 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, anche in condizioni climatiche particolarmente avverse, in network con altri tipi di sensori installati su imbarcazioni navali, aerei ed elicotteri”.

La società israeliana fornisce pure qualche dato sulle caratteristiche tecniche dell’ultima generazione di strumenti anti-immigrati. “L’EL/M-2226 fa parte della famiglia di trasmettitori Linear Frequency Modulated Continuous Wave (LFMCW) in X-band (dagli 8 ai 12.5 GHz di frequenza)”, quelli che operano cioè emettendo microonde, le onde molto corte comprese tra i 300MHz e i 300 GHz, estremamente pericolose per l’uomo, la fauna e la flora. “L’angolo di esposizione azimutale è di 1.5°, mentre quello in altezza è di 3.5°”, aggiunge Elta Systems. “Il sistema è stato sviluppato nella configurazione a corto, medio e lungo raggio e incorpora un’antenna fissa, un trasmettitore radio, un ricevitore, un processore del segnale ed un’unità di controllo e gestione informatica. Il network dei diversi impianti radar può essere facilmente controllato da un unico Centro di comando/VTMS remoto. L’EL/M-2226 è stato installato lungo la costa israeliana ed integrato alla rete difensiva marittima che verrà potenziata con altre cinque potenti stazioni radar. La marina militare israeliana ha utilizzato questo sistema nel gennaio 2002 per individuare nel mar Rosso l’imbarcazione palestinese Kareen A che trasportava armi”. Adesso è il turno dell’Italia contro i migranti e i profughi in fuga dai conflitti africani e mediorientali.

Anche se il Comando generale della Guardia di finanza mantiene il riserbo sulle località prescelte per installare i cinque radar a microonde, tre di esse sono note. Si tratta di Gagliano del Capo (Lecce), Siracusa e dell’isola di Sant’Antioco in Sardegna. Nel Salento l’impianto sorgerà in un terreno di 300 mq ubicato tra le località “Sciuranti” e “Salanare”, all’interno del perimetro del parco naturale Otranto – Santa Maria di Leuca – Bosco di Tricase. In Sicilia, il radar sarà installato a Capo Murro di Porco presso la stazione di sollevamento fognario del Comune di Siracusa, zona sottoposta a vincolo paesaggistico ed archeologico e prospiciente l’oasi marina protetta del Plemmirio, istituita nel 2005. Il terzo impianto sarà creato invece all’interno dell’ex stazione radio militare di Sant’Antioco di proprietà della Regione Sardegna, in località Capo Sperone – Su Monti de su Semaforu. Si tratta di una splendida area costiera ricadente nel parco di “Carbonia ed Isole Sulcitane”, dove sono presenti pure fabbricati particolarmente significativi dal punto di vista storico-culturale ed architettonico.

In tutti e tre i luoghi, le antenne radar saranno montate in cima a tralicci alti 36 metri; saranno realizzate estese piattaforme in calcestruzzo, shelter e cabine destinate a contenere gli apparati di trasmissione. I lavori sono stati appaltati il 22 ottobre 2010 alla “Almaviva SpA” di Roma, principale gruppo italiano di consulenza e servizi IT (Information & Communication Technology) per la pubblica amministrazione, gli enti di previdenza, le banche, ecc.. Per complessivi 5.461.700 euro, Almaviva assicurerà l’installazione e la manutenzione dei cinque impianti radar e la formazione “attraverso quattro corsi” del personale della Guardia di finanza. L’appalto è stato concesso dal Comando generale della Gdf senza l’indizione e la previa pubblicazione di un bando di gara nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, con la motivazione che “i lavori e i servizi possono essere forniti unicamente da una determinata fornitrice, la Almaviva SpA, che possiede le prescrizioni di natura tecnica e i diritti esclusivi dei materiali”.

Con un fatturato annuo di 865 milioni di euro, la società romana è particolarmente attiva nel settore della difesa e della sicurezza. Oltre alla Guardia di finanza, tra i suoi clienti compaiono la NATO, lo Stato Maggiore della difesa, l’Aeronautica militare, la Marina militare, l’Arma dei Carabinieri e il Dipartimento di pubblica sicurezza. “Collaboriamo con le forze di polizia nella gestione della sicurezza in mare, dei confini territoriali e degli aeroporti e nella protezione di infrastrutture sensibili”, spiegano i manager di Almaviva. “Sviluppiamo sistemi di comando, controllo e comunicazioni, di videosorveglianza territoriale e messaggistica, applicazioni per la logistica e il personale, tecnologie e soluzioni biometriche per l’identificazione. Abbiamo messo a punto sistemi C4I, strategici e tattici, per la gestione di operazioni terrestri, aeree e navali, l’integrazione dei servizi di sorveglianza radar ed elettro-ottici e delle informazioni provenienti da varie tipologie di sensori dislocati su piattaforme fisse o mobili”.

Almaviva è uno degli attori privati chiave nel campo delle politiche “sicuritarie” e di contrasto all’immigrazione. Oltre ad aver collaborato con il governo nella realizzazione del “permesso di soggiorno elettronico”, la società partecipa ai progetti previsti dal programma operativo nazionale (PON) “Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013”, finalizzato ad “aumentare le condizioni di sicurezza e legalità in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia”. Il 21 aprile 2010, in associazione temporanea con Unisys SpA e Secom Srl, Almaviva si è aggiudicata la gara indetta dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere per la realizzazione di un “sistema di raccolta informazioni, analisi e relativo monitoraggio finalizzato al coordinamento delle attività di contrasto all’immigrazione clandestina attraverso il Mediterraneo allargato e le frontiere terrestri (SATM)”.

La società ha assicurato infine l’aggiornamento tecnologico e i software per il funzionamento di quattro sistemi di sorveglianza costiera M.C.S.S. (Mobile Coastal Surveillance System). Si tratta delle configurazione mobile del radar israeliano EL/M-2226 ACSR, che la Guardia di finanza ha dislocato in Calabria e Sicilia a partire dell’estate 2008, grazie ai fondi strutturali europei previsti dal “Programma Operativo di Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno di Italia – QCS 200/2006”. “Il complesso M.C.S.S., interamente allestito dalla società israeliana IAI-Elta Electronics Industries Ltd di Ashdod, si compone di quattro elementi: il radar di scoperta, il sistema di riconoscimento optronico, lo shelter ed il veicolo di trasporto prodotto da Iveco”, spiega il Comando della Gdf. “Per il loro impiego occorrono tre operatori: l’addetto alla scoperta e riconoscimento, l’addetto alle telecomunicazioni ed il conduttore del mezzo. Nello shelter destinato al Corpo sono installati gli apparati radio necessari ad assicurare i collegamenti con le sale operative, i mezzi terrestri e navali e i velivoli di trasporto radar. Il sistema è sicuro: ha superato le prove di radioprotezione e rientra nei parametri stabiliti in ordine alle emissioni di onde elettromagnetiche”. Non la pensano così i residenti del comune di Montallegro, in provincia di Agrigento. Dopo la collocazione del radar mobile nella fascia costiera compresa tra Bovo Marina ed Eraclea Minoa, si registrerebbero con frequenza guasti inspiegabili ad impianti elettrici, sistemi d’allarme ed elettrodomestici.


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