Italia-Brasile 3-1

Guardare oltre confine è spesso conveniente e di conforto. Consente di raffrontarsi con il resto del mondo, illudendosi di vivere una situazione più "normale".
Il Brasile è il quinto stato per estensione territoriale nel mondo. Ottomilioni e mezzo di chilometri quadrati e oltre duecentomilioni di abitanti, che lo colloca al sesto posto mondiale per numero di abitanti. Basta aggiungere che si trova nell’America Meridionale, che confina con Argentina, Uruguay, Colombia, Venezuela, Paraguay e Perù, tanto per citare gli Stati più conosciuti, per comprendere la vastità del territorio e avere l’occasione di offrire un saggio di conoscenza geografica, merce rara di questi tempi.
Il Brasile, però, è molto di più della lezioncina che garantisce il minimo sindacale per sentirsi a posto con la coscienza. A seconda dal punto di visto in cui lo si guarda mentalmente, questo immenso Paese riesce a trasformarsi in centinaia di sfaccettature che la fantasia e, diciamola tutta, il sogno proibito riesce a concepire. Perché, se indossiamo i panni degli appassionati di calcio, primo istintivo accostamento al nome Brasile, pensando anche alla recente scomparsa del nostro Pablito (alias Paolo Rossi), non pensiamo che le migliaia di tifosi italiani che assistettero alla mitica partita del Mundial ’82 in Spagna (il risultato fu 3-2 per l’Italia, ndr), e le centinaia di milioni di altri astanti davanti alle televisioni, in quel momento, ma non solo in quel momento specifico, avessero mai rivolto il loro pensiero alle favelas, ai ninho de rua e a tutto quanto possa farci pensare di trovarsi di fronte ad uno Stato che difficilmente si riesce a estrapolarlo dal così detto Terzo Mondo.
Il Brasile, poi, lo si può guardare con gli occhi del turista. Magari sessuale, ma non è il caso di specificarlo. Troppe accattivanti immagini da Copacabana, da Ipanema, da Praia do Forno o da una delle sue innumerevoli spiagge per rimanere indifferenti e non pensare di andarci un giorno, magari prospettando un cambio radicale della propria vita in maniera definitiva.
Ovviamente, le divagazioni cultural-folcloristiche hanno la loro importanza nella descrizione del Brasile. Samba, carnevale, ritmi musicali, a volte anche tribali. Nomi che hanno catturato la sensibilità degli abitanti del resto del mondo. Jorge Ben, Vinicius de Moraes, Toquinho, Maria Bethania, Caetano Veloso tra i più grandi interpreti della musica internazionale che, aggiunti a quelli del panorama letterario, quali Mario De Andrade, Jorge Amado e Paulo Coelho hanno regalato al mondo le sonorità e le parole di un invidiato ed emulato modo di essere, all’interno del quale i brasiliani sono sempre stati riconosciuti.
Se guardassimo questa nazione sotto l’occhio della Storia, a parte il nostro Garibaldi, dovremmo pensare alle colonizzazioni europee, in Brasile da parte dei portoghesi, che invasero e trasformarono, spesso in peggio e con assenza completa di scrupoli in nome, anche allora usanza molto diffusa, di una religione giusta ed equa da dover esportare ad ogni costo. Anche della vita, meglio se degli altri. Parlando di Storia, poi, è inevitabile ritrovarsi ad analizzare la situazione politica. Tralasciamo i periodi che vanno dalla indipendenza dal Portogallo (7 settembre 1822) e il conseguente marasma politico che, in questi casi, passa sempre per le mani di una dittatura, magari sovvenzionata da altre potenze politiche con una forte incidenza economica nel destino del Brasile, vedi Stati Uniti che non mancano mai quando c’è da dare una mano.
Soffermandoci piuttosto sulla storia recente di questo Paese, andando indietro a meno di venti anni fa, non possiamo non citare la "speranza" Lula, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva che cercò di liberarsi dalla pressione politica economica degli Stati Uniti con il rilancio del Mercosur, quell’auspicato accordo economico conosciuto come il Mercato Comune dell’America meridionale tra i grandi Paesi quali Argentina, Paraguay, Uruguay e Venezuela, che prevedeva l’abolizione dei dazi doganali tra queste Nazioni e un unico dazio nei riguardi degli altri Paesi.
Non tutto filò liscio come gli entusiasmi e i consensi da più parti fecero auspicare. Come una predestinazione, queste fasi politiche che oseremmo definire di sinistra, vengono spesso soppiantate da un’ondata ideologica che trascina completamente all’opposto un popolo. Il 1° gennaio del 2019, ecco apparire nelle vite dei brasiliani, e non solo, Jair Bolsonaro. Una nuova sferzata di destra e, meno di un anno dal suo insediamento, anche il Brasile di fronte al problema SARS-CoV-2.
Sulla gestione e la politica di contrasto di Bolsonaro al diffondersi della pandemia abbiamo e stiamo riempiendo le pagine dei giornali internazionali. La sua manifesta scetticità, i suoi gesti eclatanti a sfidare il messaggio comune diffuso dal resto del mondo sulla situazione che da almeno un anno ci accomuna in ogni angolo del globo, spingendosi fino al bagno di San Silvestro nella spiaggia di San Paolo. Bolsonaro ha alzato il suo livello di sicurezza e potere politico, sostenuto dai molti brasiliani che lo hanno votato. Lo hanno visto contrarre la Covid, secondo le sue fonti, guarirne grazie a somministrazioni di idrossiclorochina (Wikipedia: Idrossiclorochina è un farmaco antimalarico facente parte dei farmaci antireumatici modificanti la malattia e utilizzato nella terapia, oltre che della malaria, anche dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico), sempre da sue dichiarazioni pubbliche, e sfidare la comunità scientifica internazionale accusandola di avere enfatizzato il problema grazie all’informazione propagandistica della stampa che lui ha ridimensionato in semplici fake news.
Qualche giorno fa è stato dedicato un servizio televisivo sulla Rai, specifico sulla situazione che si sta vivendo in Brasile in tempi di Covid. Si è voluto evidenziare la drammaticità vissuta dalle comunità indigene del Paese, costretti ad affrontare l’emergenza in assoluto abbondono. L’assenza di adeguate disponibilità di ossigeno e il diffondersi di un nuovo ceppo del virus proprio dall’Amazzonia, l’allarme originato dei due casi di rinfezione da parte di soggetti che avevano già contratto il virus e ne erano guariti, particolarità aggravate dall’atteggiamento di Bolsonaro, fermo sulle sue convinzioni, tanto da essere accusato di genocidio.
Una situazione che ha portato a stilare una sorta di macabra lista di statistiche legate al dato che mette in relazione il decesso di una persona ad intervalli quasi regolari di un numero ravvicinato di minuti. Riguardo il Brasile, la voce che si fosse giunti a statisticare il decesso di un soggetto ogni dieci minuti, ha suscitato sconcerto ed anche le reazioni internazionali rivolte al presidente Bolsonaro. Oltretutto questi numeri il Brasile li ha sempre garantiti anche con gli omicidi impuniti e le scomparse misteriose, degne di un moderno fenomeno dei desaparecidos.
Si sa che la gente è alquanto distratta e difficilmente si sofferma oltre il dovuto ascolto delle notizie, ignorando completamente la necessità di approfondirle ed analizzarle. Ci vogliamo far carico noi di questa incombenza e, ritornando sul servizio televisivo di qualche giorno fa sul Brasile e la Covid, vogliamo sottoporre all’attenzione dei nostri lettori la lettura di questo splendido Paese in chiave matematica, viste le materie scolastiche trattate in questo articolo per descriverlo. Quindi proponiamo ai lettori un semplice problema.
PROBLEMA
Dati: il Tg Rai annuncia che in Brasile la situazione è drammatica perché muore un persona ogni 10 minuti per colpa della Covid, in Italia oggi sono morte 475 persone per lo stesso motivo.
Con i dati forniti, calcolare ogni quanti minuti è morta una persona in Italia nelle ultime 24 ore.
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