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Intervista immaginaria a Giancarlo De Carlo, architetto

Giancarlo De Carlo (Genova, 12 dicembre 1919 / Milano, 5 giugno 2005), è stato un architetto, urbanista e teorico dell’architettura italiano. È stato tra i primi a sperimentare e applicare in architettura la partecipazione da parte degli utenti alle fasi di progettazione.

di Massimo Stefano Russo - domenica 9 febbraio 2025 - 419 letture

Architetto De Carlo, lei ha sempre sostenuto che l’architettura oltre a questione estetica, si deve proporre soprattutto sul piano sociale. Come nasce questa visione?

Giancarlo De Carlo: L’architettura fa parte di un contesto più ampio, in una composizione di persone, fatti, relazioni e storie: come può essere un oggetto isolato? Sin dall’inizio della mia carriera, ho ritenuto che un progetto debba nascere dall’ascolto e dal dialogo con chi lo vive ed evitare nella misura del possibile di imporlo dall’alto. L’architettura in quanto atto politico deve saper rispondere ai bisogni reali delle comunità.

Lei è stato un pioniere della progettazione partecipata. Crede che questo approccio sia ancora attuale?

Giancarlo De Carlo: Attuale e necessario. L’ architettura moderna ha commesso l’errore di credere di poter risolvere i problemi senza coinvolgere le persone. Un buon progetto urbanistico per riuscire a essere tale deve nascere sempre dall’interazione tra l’architetto e gli abitanti. La progettazione partecipata rimane l’unico modo per costruire spazi veramente vivibili e condivisi.

Urbino è uno dei suoi progetti più noti. Quale l’aspetto più complesso di quel lavoro?

Giancarlo De Carlo: Urbino, città con una storia straordinaria, rischiava di cristallizzarsi in un museo a cielo aperto. Ho avuto l’ardire di farla evolvere senza tradirne l’identità. Ho lavorato per far sentire la città come un luogo vivo, dove la popolazione e gli studenti potessero muoversi e abitare in modo armonioso. In base a questo ho progettato le residenze universitarie come spazi integrati nella città, pensati per chi li usa.

Il Movimento Comunità di Adriano Olivetti ha influenzato la sua visione dell’architettura?

Giancarlo De Carlo: Profondamente. Olivetti aveva una concezione della società basata sulla partecipazione, la responsabilità collettiva e il benessere diffuso. Questi stessi principi li ho applicati all’architettura. Nel costruire e progettare bisogna considerare l’impatto che l’azione avrà sulla vita delle persone. La qualità degli spazi influisce sulla qualità della vita.

Oggi le città crescono in modo spesso disordinato e poco sostenibile. Quale sarebbe, secondo lei, la soluzione?

Giancarlo De Carlo: Spesso le città vengono progettate con una visione puramente economica e si presta scarsa attenzione all’attività, alla presenza umana. Bisogna ripartire dai bisogni reali, dall’idea di una città come luogo di incontro, non di separazione. Serve un’urbanistica flessibile, capace di adattarsi, di evolvere con chi la vive.

Ha sempre avuto un atteggiamento critico nei confronti dell’architettura accademica e delle grandi firme. Perché?

Giancarlo De Carlo: Perché spesso si finisce per costruisce con l’intento di lasciare un proprio segno, senza proporsi di migliorare la vita delle persone. L’architettura spettacolare può affascinare, ma senza rispondere alle esigenze di chi la abita, è un fallimento. Preferisco un’architettura silenziosa ma efficace, capace di dialogare con la storia e con chi la usa.

Se dovesse dare un consiglio ai giovani architetti, quale sarebbe?

Giancarlo De Carlo: Oltre agli edifici pensate alle persone. L’architettura rappresenta uno strumento potentissimo per migliorare la società, ma abbiate l’umiltà e la capacità di ascoltare e comprendere i contesti, senza temere di mettere in discussione le regole e di immaginare un mondo più giusto, anche attraverso il vostro lavoro.

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De Carlo con i suoi collaboratori

* L’intervista è stata svolta dal prof. Massimo Stefano Russo avvalendosi del metodo gamma da lui generato e sviluppato, col contributo di chatgpt. Il testo è opera del prof. Massimo Stefano Russo che ne è l’autore e il diretto responsabile, chatgpt ha contribuito nel fornire indicazioni e informazioni indispensabili e per questo merita di essere citata.



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