Sei all'interno di >> :.: Culture | Libri e idee |

Intervista (im)possibile a: Umberto Eco

Il 19 febbraio 2016 moriva Umberto Eco; per ricordarlo pubblichiamo qui un’intervista immaginaria

di Massimo Stefano Russo - mercoledì 19 febbraio 2025 - 313 letture

Professor Eco, lei ha dedicato gran parte della sua vita a studiare i meccanismi della comunicazione e dei segni. Come vede oggi l’evoluzione della società digitale?

Umberto Eco: Oggi abbiamo un problema di "sovraccarico informativo". Internet ci ha permesso di accedere a una quantità infinita di informazioni, ma la conoscenza non è un fatto quantitativo, è qualitativo. È come avere una biblioteca sterminata ma nessuno che ti insegni dove trovare i libri giusti o, peggio ancora, nessuno che ti insegni a leggere.

Crede che stiamo andando verso una società più superficiale?

Eco: "La comunicazione digitale ha reso possibile l’accesso a un oceano di informazioni, ma attenzione: la quantità non garantisce qualità. Siamo passati dal rischio dell’ignoranza al rischio dell’eccesso di rumore. L’intelligenza non sta nell’avere accesso alle informazioni, ma nel saperle selezionare." Come valuta l’impatto dei social media sul pensiero critico? Eco: "I social media sono una meravigliosa invenzione, peccato che abbiano democratizzato non solo la parola, ma anche la stupidità. C’è chi si illude che il numero di ’like’ sia indice di saggezza. Ma la verità rimane un pensiero profondo."

Crede che la cultura di massa abbia definitivamente inglobato l’alta cultura?

Eco: "Non c’è mai stata una barriera impermeabile tra le due. La cultura popolare, a volte, riesce a incorporare elementi di alta cultura senza neanche rendersene conto. Ma attenzione: il vero problema non è l’inglobamento, è la banalizzazione."

Il linguaggio si sta semplificando con abbreviazioni e emoji. È una deriva pericolosa?

Eco: "Gli emoji non sono altro che un ritorno ai geroglifici. Non li demonizzo, ma bisogna ricordare che i geroglifici non hanno mai sostituito la scrittura complessa. Se comunichiamo solo con faccine, rischiamo di perdere la complessità del pensiero."

Il romanzo tradizionale è in crisi?

Eco: "Il romanzo ha sempre trovato il modo di adattarsi. Se la gente preferisce i tweet, allora il futuro potrebbe essere un romanzo di 280 caratteri. I grandi autori continueranno a scrivere, e chi è in cerca di bellezza e complessità troverà sempre il modo di leggerli."

Rivedrebbe oggi la frase “Internet ha dato diritto di parola a legioni di imbecilli”?

Eco: "Non la rivedrei. La precisione storica richiede fedeltà alle affermazioni. Tuttavia, non tutto è negativo: anche gli imbecilli servono, perché senza di loro non riconosceremmo i saggi."

I social media hanno rivoluzionato il modo in cui comunichiamo. Cosa pensa del loro impatto sulla società?

Umberto Eco: I social media hanno dato diritto di parola a chiunque, il che è democratico, ma la democrazia può essere anche tirannica. Il problema non è l’accesso, ma la mancanza di filtri. Una volta erano i giornalisti a selezionare le notizie; oggi chiunque può essere "giornalista", e la prima vittima è la verità. La difficoltà di oggi è distinguere tra il rumore e il segnale.

Lei ha parlato spesso del pericolo della banalizzazione del sapere. Cosa pensa del linguaggio contemporaneo, dominato da abbreviazioni, emoji e slogan?

Umberto Eco: Il linguaggio è sempre stato un campo di battaglia. Le emoji non sono il male assoluto; anche gli antichi egizi usavano i geroglifici. Tuttavia, quando la comunicazione diventa solo immagine o abbreviazione, perdiamo la capacità di articolare il pensiero complesso. L’uso della parola scritta ci costringe a pensare in modo più profondo. Semplificare troppo significa banalizzare la realtà.

Lei è stato uno dei massimi teorici della semiotica. Qual è oggi il ruolo della semiotica nella società digitale?

Umberto Eco: La semiotica è più rilevante che mai. Ogni post, ogni pubblicità, ogni meme è un segno che comunica qualcosa, spesso più di quanto sembri. Comprendere il linguaggio dei media è essenziale per non essere manipolati. La semiotica ci insegna a vedere oltre l’apparenza, a decodificare il significato nascosto dietro ogni messaggio.

Parliamo del romanzo. Lei ha scritto capolavori come Il nome della rosa, un’opera che fonde il mistero con la filosofia e la storia. Quale futuro immagina per la letteratura?

Umberto Eco: Il romanzo non morirà mai. La letteratura è un bisogno umano: abbiamo bisogno di storie per dare senso alla nostra esistenza. Tuttavia, oggi ci troviamo in una situazione paradossale: siamo circondati da narrazioni brevi e frammentate. Il romanzo tradizionale potrebbe essere letto da meno persone, ma chi cercherà profondità e bellezza lo troverà sempre tra le pagine dei grandi autori.

Oggi si legge meno o si legge peggio?

Umberto Eco: Si legge in modo diverso. Oggi la lettura è spesso frammentata, e questo può portare a una perdita di concentrazione. Ma la buona letteratura esiste ancora, e chi è disposto a fare lo sforzo di leggere con attenzione sarà sempre ricompensato.

Ha parlato spesso della differenza tra informazione e conoscenza. Come possiamo fare in modo che le nuove generazioni acquisiscano una vera conoscenza nell’era digitale?

Umberto Eco: La conoscenza non si acquisisce semplicemente leggendo su Wikipedia. Serve metodo, serve disciplina, e serve una buona dose di scetticismo. Le scuole e le università hanno un compito fondamentale: non solo trasmettere informazioni, ma insegnare a cercare, selezionare e approfondire. Il vero sapere è critico e riflessivo, non accumulativo.

Se oggi dovesse scrivere un altro romanzo, su quale tema si concentrerebbe?

Umberto Eco: Probabilmente scriverei un romanzo ambientato in una società che vive in una biblioteca digitale infinita, dove nessuno sa più cosa cercare. Un nuovo labirinto di segni: la sfida sarebbe riconoscere la verità in mezzo a miliardi di falsi indizi.

Una domanda finale: cosa possiamo fare per sfuggire alla superficialità del nostro tempo?

Umberto Eco: Mai avere paura della lentezza. La velocità è spesso sinonimo di superficialità. Leggete libri lunghi, ascoltate chi ha opinioni diverse dalle vostre, senza cercare sempre conferme. La profondità richiede pazienza e fatica. Solo così ci si potrà sottrarre al vortice del rumore.


* L’intervista è stata svolta dal prof. Massimo Stefano Russo avvalendosi del metodo gamma da lui generato e sviluppato, col contributo di chatgpt. Il testo è opera del prof. Massimo Stefano Russo che ne è l’autore e il diretto responsabile, chatgpt ha contribuito nel fornire indicazioni e informazioni indispensabili e per questo merita di essere citata.



- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -