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Intervista (im)possibile a John Cage

Quindi qual è il futuro della musica? John Cage: Il futuro non fa rumore. Fa solo domande. - Intervista (im)possibile di Massimo Stefano Russo and Chatgpt

di Massimo Stefano Russo - venerdì 28 febbraio 2025 - 331 letture

Maestro la musica tradizionale è costruita su armonia e melodia. Lei invece ha esplorato il rumore e il silenzio. Cos’è per lei la musica?

John Cage: La domanda è sbagliata. Non c’è bisogno di definire la musica. C’è solo bisogno di ascoltare. La musica è suono. E il suono è sempre lì, che noi lo vogliamo o no. Non serve organizzarla, basta ascoltarla.

Quindi tutto è musica? Anche il rumore di un martello pneumatico?

John Cage: Se lo ascolti, sì. Se non lo ascolti, no. Dipende da te, non dal martello pneumatico.

Come è nata l’idea di 4’33’’? Crede che il silenzio sia davvero possibile?

John Cage: Una volta sono entrato in una camera anecoica, pensavo di trovare il silenzio. Ma ho sentito due suoni: il mio cuore che batteva e il mio sangue che scorreva. Il silenzio, come lo intendiamo, non esiste. 4’33’’ non è assenza di suono, ma un invito ad ascoltare tutto ciò che accade attorno a noi.

Molti dicono che 4’33’’. non sia una vera composizione. È d’accordo con loro?

John Cage: No, ma forse lo sarei se mi dicessero anche cos’è davvero una composizione. Se Bach è musica e 4’33’’ no, allora mi interessa più 4’33’’.

Se oggi dovesse comporre un nuovo 4’33’’, cambierebbe qualcosa?

John Cage: No. Ma chi lo ascolterà sentirà qualcosa di diverso, perché il mondo non è più lo stesso. Il mondo è cambiato, quindi il suono di quel silenzio sarebbe diverso.

Ha spesso usato il caso nelle sue composizioni, come con l’I Ching. Il musicista è ancora un creatore o diventa un tramite?

John Cage: Il compositore non è un dittatore. La musica non ha bisogno di essere controllata, ma scoperta. Usare il caso è un modo per lasciarla essere quello che è. Se il compositore deve sentirsi importante, sì, è un problema. Ma se il compositore ama la musica più di sé stesso, allora non c’è nessun problema.

Ha esplorato strumenti non convenzionali, dal pianoforte preparato all’elettronica. Pensa che la tecnologia abbia ampliato i confini della musica o li abbia dissolti?

John Cage: I confini sono una nostra invenzione. La musica era già ovunque, noi abbiamo solo trovato nuovi modi per ascoltarla.

Oggi, con l’intelligenza artificiale capace di creare musica, pensa che il ruolo del compositore sia destinato a cambiare?

John Cage: La musica non ha mai avuto bisogno di un compositore. Solo di qualcuno che ascolti.

Ha studiato la filosofia zen e l’ha incorporata nella sua arte. In che modo lo Zen ha cambiato il suo modo di pensare la musica?

John Cage: Mi ha insegnato a non cercare un significato. Quando si smette di voler controllare, si inizia davvero ad ascoltare.

Ha detto che “se qualcosa è noioso per due minuti, provi per quattro”. È un invito alla pazienza o a un nuovo tipo di ascolto?

John Cage: È un invito a stare con il suono, a lasciarlo esistere. Dopo un po’, la noia scompare e si trasforma in qualcosa di nuovo.

Ha scritto: “Non ho niente da dire e lo sto dicendo”. Crede che l’arte debba significare qualcosa o può essere puro ascolto del mondo?

John Cage: L’arte non ha bisogno di un significato, come la vita non ha bisogno di un significato. Ha solo bisogno di essere vissuta.

Oggi siamo immersi in un rumore costante. Il silenzio è ancora possibile o è solo un’illusione?

John Cage: Il silenzio non è assenza di suono. È un modo di ascoltare.

La sua musica era rivoluzionaria negli anni ‘50 e ‘60. Oggi, cosa pensa sia veramente sperimentale?

John Cage: Ascoltare. Davvero. Senza aspettarsi nulla.

Alcuni dicono che il suo approccio distrugge la musica.

John Cage: E allora? Se qualcosa può essere distrutto da un’idea, forse non valeva la pena tenerla in piedi.

Oggi siamo immersi in un rumore costante. Il silenzio è ancora possibile?

John Cage: No, ma è sempre stato impossibile. Il silenzio è solo una parola per dire che non stiamo ascoltando abbastanza bene.

Lei ha detto: “Non ho niente da dire e lo sto dicendo”. Sta dicendo che l’arte è inutile?

John Cage: Sto dicendo che l’arte è libera. Se deve per forza dire qualcosa, allora non è più arte, è propaganda.

Cosa pensa della musica di oggi?

John Cage: Non penso alla musica di oggi. La musica di oggi è già passata mentre ne parliamo. Preferisco ascoltare quello che succede adesso.

Quindi qual è il futuro della musica?

John Cage: Il futuro non fa rumore. Fa solo domande.


* L’intervista è stata svolta dal prof. Massimo Stefano Russo avvalendosi del metodo gamma da lui generato e sviluppato, col contributo di chatgpt. Il testo è opera del prof. Massimo Stefano Russo che ne è l’autore e il diretto responsabile, chatgpt ha contribuito nel fornire indicazioni e informazioni indispensabili e per questo merita di essere citata.



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