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Intervento: "Se vuoi la pace, prepara la pace"

È innegabile che il mondo non ha un linguaggio comune, né tanto meno una cultura e una morale condivisa.

di Fabio Iuliano - lunedì 16 giugno 2025 - 684 letture

"Se vuoi la pace, prepara la pace", un appello urgente e necessario. Francesco Barone, docente all’Università dell’Aquila e ambasciatore di Pace con alle spalle 62 missioni umanitarie in Ruanda, Burundi, Senegal e Congo, propone una riflessione lucida e profonda sul valore della solidarietà e sull’urgenza di costruire un nuovo linguaggio comune dell’umanità. In un tempo in cui la guerra è diventata normalità e la solidarietà spesso solo una parola di circostanza, Barone invita a ripartire dall’essere umano, dal suo valore integrale, per riscoprire il significato autentico della pace: non come assenza di conflitto, ma come scelta quotidiana, concreta e condivisa.

La solidarietà, intesa come senso di appartenenza alla grande famiglia umana, il cui benessere deve riguardare tutti, è l’unica strada per preparare e difendere la Pace. Il concetto di solidarietà è senza dubbio abusato nella quotidianità attuale e, in un dilagante egoismo, parlare di solidarietà è diventato difficile, il clima è pesante, avvelenato, le mistificazioni di ogni genere stanno mettendo a serio rischio d’estinzione i valori universali. Siamo immersi in un’assurda logica secondo cui, la guerra appare come l’unica modalità di risoluzione degli interessi di parte.

Ci stiamo abituando ai telegiornali, durante i quali, due Paesi in guerra non fanno più notizia. Non basta limitarsi alle operazioni di facciata, a finti buonismi, è necessario condividere un obiettivo comune, impegnandoci a conseguirlo attraverso solidi principi. E’ innegabile che il mondo non ha un linguaggio comune, né tanto meno una cultura e una morale condivisa. Ma abbiamo una Storia dalla quale dovremmo trarre gli insegnamenti per rifiutare qualsiasi tipo di violenza. L’elemento centrale resta l’Uomo nella sua pienezza integrale come Essere e come Persona.

Il pregiudizio incondizionato, unito all’arroganza dei più forti, sta ostacolando qualsiasi possibilità di interazione e di dialogo, dando così origine a una forma di imprigionamento dell’intera umanità da parte di pochi che credono di avere il diritto di decidere le nostre sorti. Siamo “molte solitudini” in balia di adulti senza scrupoli, siamo l’espressione della cultura dello smarrimento, dell’insicurezza e dell’isolamento del singolo. Siamo vittime degli “io deboli”, derivanti da vocazioni auto-affermative e narcisistiche, per nulla interessati al bene comune. E’ eloquente la seguente affermazione di Carl Clausewitz: “La guerra è la politica di uno Stato fatta con altri mezzi”. La guerra è il fallimento dell’intelligenza e del ragionamento dell’uomo, è il risultato delle ingiustizie dell’avere e dell’alterazione dell’Essere.

La Pace, invece, è il punto di incontro tra morale, libertà e democrazia, certamente deve essere predicata ma soprattutto praticata. La Pace è la lotta contro la disumanizzazione è la certezza che non debba mai prevalere il lato oscuro della ragione. Questo mondo pieno di guerre, fragile e provvisorio, ci pone di fronte a una scelta: decidere se restare muti e indifferenti, oppure dire e fare a difesa della Pace. Gli attuali conflitti hanno tolto la maschera ai falsi miti, rivelando un processo erosivo che potrebbe non lasciare scampo a nessuno. Il recupero del nostro presente, passa attraverso il recupero di noi stessi e consiste nel prepararci al grande passo: recuperare il nostro avvenire.


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