Infortuni? Colpa degli operai

di Adriano Todaro - martedì 22 gennaio 2008 - 2511 letture

Settimana densa di notizie. Qualcuna bella, qualcuna brutta. Fra quest’ultime, il dramma umano e familiare di Clemente Mastella, personaggio demaniale perché appartiene alla Patria più che a Ceppaloni. Non vi voglio, però, parlare di Clemente e Sandra. Ci ha già pensato il TG1 con immagini strappalacrime: love story, prima comunione, il primo bacio a Long Island, l’identica passione politica, la piscina di casa, le feste. Il tutto accompagnato da una musichetta di sottofondo tipo Barilla. E poi, i soliti denigratori, dicono che la Tv pubblica non informa!

No, non vi voglio parlare di questo. Voglio parlarvi, invece, di sette personaggi più due. I sette sono Philemon Kouda, 21 anni, Massimiliano Guazzolini, 41 anni, Giuseppe Caracciolo, 74 anni, Francesco Pizzo, 51 anni, Agostino Lorusso, 31 anni, Paolo Ferrara, 47 anni, Denis Zanon, 39 anni. Dei due, invece, non sappiamo i nomi. Del primo sappiamo solo che ha 18 anni, il secondo non sappiamo né nome e neppure l’età, ma sappiamo che è albanese.

A cavallo del periodo dello straziante dramma umano della famiglia Mastella, i nove hanno avuto incidenti sul lavoro. I primi sette mortali. Cose che succedono, eventi critici difficili da debellare. Del resto, si sa, quando si lavora può succedere. Ma procediamo con ordine. Philemon Kouda proveniva dal Burkina Faso, Mentre lavorava, un ingranaggio gli ha incastrato il braccio e l’ha trascinato nella macchina schiacciandolo. Massimiliano Guazzolini, due figli a carico, è stato schiacciato da un carrello elevatore. Giuseppe Caracciolo, il più vecchio dei sette, schiacciato da un escavatore. Francesco Pizzo, morto mentre scaricava ghiaia. Agostino Lorusso è precipitato da 7 metri di una costruzione. Paolo Ferrara e Denis Zanon, sono morti per asfissia mentre lavoravano nella stiva di una nave che trasportava soia, a Porto Marghera.

Dei due infortunati, sappiamo solo che l’operaio di 18 anni è stato trafitto da un tondino che gli è entrato nella natica ed è uscito da una spalla. Del lavoratore albanese, solo che ha avuto una mano stritolata da un rullo.

Questa la cronaca. Alcune riflessioni, però, vanno fatte. Da sempre ci sono incidenti sul lavoro. La modernità esige questo. La produttività anche. Ognuno deve fare la propria parte. I padroni fanno lavorare tanta gente, permettono a tanti di guadagnare, di arrotondare la pensione come a Giuseppe Caracciolo, di venire dal Burkina Faso, dall’Albania, di mantenere i propri figli. Poi, si sa, quanto capita pazienza. Oggi a te e domani all’albanese. Non è colpa dei padroni. Se siamo onesti dobbiamo dirla tutta, dobbiamo dire che è un po’ è anche colpa degli operai.

Sì, perché questi sono distratti, hanno la testa altrove. E così succedono gli infortuni. Tutto ciò è dimostrato da un documento che la Guardia di finanza ha sequestrato nella cartella di herr Harald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp. Il memorandum dice delle cose ovvie, che tutti sanno: gli operai, nella notte fra il 5 e il 6 dicembre, quando è scoppiato l’incendio nella fabbrica torinese, “erano distratti” e che l’unico sopravvissuto alla strage, Antonio Boccuzzi “va troppo in Tv”, lancia accuse “pesanti e false” e che andrebbe “fermato con azioni legali”.

Ora voi capite bene che questa voglia di apparire in Tv è terribile e, spesso, letale. Molte volte quando Antonio Boccuzzi torna dalla fonderia, dopo due turni di lavoro, dopo una veloce doccia, esce di nuovo di casa. “Antonio dove vai?”, chiede la moglie. “Mi faccio una esposizione mediatica”, risponde Antonio. “Di nuovo. Guarda che troppa esposizione ti fa male”. “Non ti preoccupare, cara, lo faccio per i nostri figli”, conclude Antonio.

Pensate a cosa non s’inventano gli operai pur di finire in televisione. Poi, è naturale che siano distratti anche perché, il documento tedesco non lo dice, ma noi lo sappiamo. Oltre all’esposizione mediatica, gli operai passano le notti al night con donne dai facili costumi, bevono, fumano e l’indomani, debilitati dai troppi amplessi, dalle effusioni intime, dal nocivo tabacco e da wishy poco annacquato, cadono dai tetti, si fanno schiacciare dagli scavatori, si fanno bruciare. Alla ThyssenKrupp, l’Asl, dopo l’incidente, ha riscontrato 115 violazioni alle norme di sicurezza fra cui gli estintori vuoti. Dettagli.

Ricordo tanti anni fa, a Milano, un giornale dell’associazione dei costruttori aveva pubblicato un decalogo per evitare gli infortuni nei cantieri. Quando si cade, diceva il documento, si deve eseguire “un robusto molleggio sulle gambe” rotolando “a destra” o “a sinistra” (meglio a destra, aggiungiamo noi). Importante anche l’ “atterraggio con forte piegamento sulle gambe”. Capito? E così che si evitano gli infortuni. Fate ginnastica, non andate nei night, non bevete e non fumate.

Il documento della TyssenKrupp sequestrato, è stato criticato da quattro parlamentari. E gli altri? Oplà. Erano in Parlamento ad applaudire Clemente. Con rotolamento a destra.


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