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In Sicilia, cure e accoglienza agli sbarchi

In generale, i sintomi riscontrati e curati sono disidratazione, sindrome da raffreddamento, bronchite, problemi gastrointestinali, dolori muscolari e problemi dermatologici.

di Redazione - mercoledì 23 settembre 2015 - 3558 letture

Anche dopo decine di sbarchi, quando le persone migranti giungono sulla banchina, l’istante rimane un’esperienza emozionante. Sono persone provate da lunghi viaggi, settimane, a volte mesi attraverso mare e deserto: la maggiore parte, circa il 70%, fugge da zone di guerra. Da quest’estate, il nostro staff è al porto di Augusta e al porto di Catania, in Sicilia, per offrire le prime cure a chi ne ha bisogno nella fase immediatamente successiva allo sbarco.

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In generale, i sintomi riscontrati e curati sono disidratazione, sindrome da raffreddamento, bronchite, problemi gastrointestinali, dolori muscolari e problemi dermatologici. Ma ci sono anche patologie più gravi: tanti ragazzi denutriti, come L. N., quindicenne somalo, giunto in palese stato di denutrizione al porto di Augusta agli inizi di settembre.

Tante volte il malessere emerge dopo il momento “adrenalinico” dello sbarco: la gioia dell’essere vivi può celare temporaneamente patologie anche complesse, problemi cardiaci, diabete...

È cura anche accogliere con rispetto pazienti esausti, stanchi del viaggio e pieni di incognite sul loro domani. E poi c’è sempre quella persona che ti colpisce e ti ricorderai a lungo. Come quel padre siriano a cui i trafficanti avevano gettato via l’insulina della figlia diabetica, morta sulla barca tra le braccia della madre. Ascoltando storie come questa, ci si accorge dell’entità e della gravità delle violenze subite da queste persone e del loro coraggio nel cercare una nuova vita.

Il papà di Raghad è finalmente arrivato in Germania con le 6 figlie: ha terminato il viaggio per cui era partito due anni prima, prima da Aleppo e poi dall’Egitto.

Sono lontani dalla guerra ora, sono al sicuro. La vita di una bambina è stata il prezzo inumano pagato per la mancanza di canali di accesso legali e sicuri in Europa.


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