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In Memoria di Michele morto sul lavoro

In Memoria di Michele Basile giovane operaio avellinese di 24 anni morto il 2 settembre 2005, in un drammatico incidente mentre lavorava in uno dei cantieri dell’Università degli Studi di Salerno

di pietrodigennaro - domenica 13 agosto 2006 - 7673 letture

La memoria và celebrata con atti formali che rendano onore al sacrificio della vita umana e servano da monito e da esempio per tutti coloro che vivono e governano il futuro in ogni società.

Un anno fa invitammo il Magnifico Rettore Pasquino ad adoperarsi affinché fosse intitolata un’aula a Michele per non dimenticare e perché la sicurezza sul lavoro diventasse “coscienza necessaria” prima che un “diritto” da rivendicare al proprio datore. Auspicammo un atto di sensibilità per una “morte bianca” avvenuta nel tempio della cultura dove più estrema è la frontiera del sapere e del lavoro umano.

Il tema della sicurezza del lavoro, tragicamente attuale e dibattuto, è ampiamente tutelato e regolamentato dalla famosa legge 626 e in tutti i suoi successivi aggiornamenti che riprendono gli obblighi europei. Questa legge responsabilizza tutti i soggetti presenti nei processi produttivi, nella consapevolezza che solo con il coinvolgimento e la partecipazione è possibile realizzare un efficace tutela della salute e della sicurezza sui posti di lavoro.

Seguendo la logica del “prevenire è meglio che curare” si focalizzano i comportamenti con cui prevedere i danni che i lavoratori potrebbero subire durante lo svolgimento della loro attività professionale. Da qui si definiscono i soggetti e gli attori della prevenzione e quindi diritti, doveri, compiti e sanzioni dei soggetti e degli attori della prevenzione.

La banalizzazione del problema ricorrendo a proclami che chiedono più controllo e più responsabilità accertate, sebbene tanto istituzionali e doverosi quanto poco fattivamente utili, non danno una risposta alla questione della “cultura della sicurezza”.

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS), è una conquista sindacale di grande valore ma purtroppo nei fatti, viene sempre meno rispettata e valorizzata perché, quando c’è, si realizza come semplice obbligo contrattuale che in quanto obbligo, insieme all’aspetto economico delle prevenzioni, si pone sempre come ostacolo alla cultura del fare utile d’impresa.

Se la vita umana non ha prezzo allora non ci saranno mai risorse sufficienti a garantire la sicurezza e la salute su ogni posto di lavoro, pur con la presenza e l’impegno del più ligio e coscienzioso degli RLS formato a norma di legge. La questione della cultura della sicurezza si deve risolvere a scuola.

Come nei programmi e nelle intenzioni dei legislatori c’è la necessità di istruire le nuove generazioni con elementi di educazione civica, educazione sessuale, educazione stradale ed informazione sui danni dell’alcol, del fumo e delle sostanze stupefacenti, forse ancora prima di ogni dottrina, la prevenzione degli infortuni nelle attività umane, o cultura della sicurezza, potrebbe finalmente aiutare le generazioni future nella guerra alle morti bianche.

Molto più importante sarebbe introdurre, fin dalla scuola materna, elementi di cultura della pace, affinché possa essere propedeutico alla comprensione del termine “sicurezza” visto che gli adulti, oggi, la usano sempre più spesso per alimentare le guerre alla vita. Ma questo è un altro tragico discorso.

Magnifico Rettore, sicuramente Michele non era nè un cattedratico nè un luminare. Il suo ricordo vuole essere un impegno morale per tutto il mondo del lavoro, per tutta la società civile. Sicuramente la memoria di una “morte bianca” nel Campus che lei orgogliosamente governa, darebbe lustro e consistenza terrena al tempio di tutti i saperi.


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In Memoria di Michele morto sul lavoro
22 agosto 2006, di : enza

Purtroppo i campus, o semplicemente le università, non sono il tempio di tutti i saperi, bensì sono il tempio della destrezza con la quale tanti neo dottori o professori sono riusciti a muoversi nel "campus politicus",in barba a tanti "fresconi" colti e preparati che hanno veramente creduto nel sapere.Il giovane Michele Basile, purtroppo, verrà presto dimenticato ed ancora una volta, sacrificato sull’altare che vede vincenti i vecchi tromboni che da troppo tempo, ahimé, ripetono le solite vecchie litanie pompose, in omaggio a qualcuno che li appoggia.I nostri martiri ed i nostri eroi sono i vari Michele Basile,i non cattedratici, che per un pezzo di pane si spaccano la schiena ed ai quali dopo la loro morte(ingiusta e prematura!!!) non viene riconosciuta neanche la memoria, perchè hanno l’unica colpa di non essere"importanti".ENZA
    In Memoria di Michele morto sul lavoro
    10 aprile 2007

    Ciao Enza,mi chiamo Carmine De Angelis e sono un’amico di Michele Basile,amico di adolescenza,ho passato dei momenti fantastici con lui.Grazie per averlo ricordato in questo articolo.
    In Memoria di Michele morto sul lavoro
    1 dicembre 2011, di : Nunzia De Luca

    ciao io nn ho mai letto sul web quello ke e’ accaduto a mio padre all’univ ersita’ di fisciano,perche’ mi fa ancora male non lo so solo adesso ho avuto il coraggio di leggere,ed ho visto che Michele e’ stato ricordato. Mio padre e’ morto come Michele,lui si chiamava Mario De Luca ed e’ brutto essere dimenticati e vorrei che anche mio padre verrebbe ricordato come Michele.Aiutatemi ad esaudire questo mio desiderio ma soprattutto per ricordare mio padre. Nunzia De Luca
      In Memoria di Michele morto sul lavoro
      4 dicembre 2011, di : Piero Buscemi

      Hai pienamente ragione, anche se purtroppo viviamo in un paese dove la morte sul lavoro è una delle principali cause di decessi dell’intero territorio. Ti propongo una cosa: prova a scrivere la storia di tuo padre e la sua vicenda di vittima del lavoro, mandamela allegando anche una sua foto. Se ci sarà da sistemare il pezzo, sono disponibile a farlo chiedendoti alla fine il tuo permesso di pubblicarla. Un grazie da tutta la redazione.
In Memoria di Michele morto sul lavoro
8 novembre 2007, di : Luigi |||||| Sito Web: http://morti-bianche.blog.kataweb.it/

L’intitolazione di un aula dell’Università di Salerno alla memoria di un giovane operaio, morto mentre lavorava nei cantieri dell’ateneo, va oltre il gesto simbolico.

L’università è, o almeno dovrebbe essere, il posto dove si formano le classi dirigenti di domani; dove si formano anche gli insegnanti di domani. Quindi quale posto migliore per iniziare a seminare la cultura della tutela della salute?