Il tempo libero e la montagna
La montagna ci insegna in primo luogo che il benessere di tutta la Terra dipende dalla capacità di onorarla con amorevolezza...
La montagna rappresenta l’idea più assoluta di libertà, attrae nello spingere a oltrepassare i confini e scalarla. Non a caso la parola ascesa ha un senso spirituale. Chi va in montagna, nel salire in alto e scalarla, ricerca esperienze di solitudine. Ci sono montagne che ipnotizzano gli alpinisti, e li influenzano al punto che vi si può perdere la vita o parte di se stessi, accecati e trascinati oltre il pericolo. I sogni più grandi a volte nascondono i nostri incubi peggiori, ma vivere è prezioso, ancor più nel desiderare di vivere autenticamente nell’affrontare i problemi essenziali della vita.
Chi scala la montagna lo fa in libertà o per esorcizzare il passato, ma in primo luogo lo fa per se stesso, per superare l’incostanza, la noia, l’inquietudine che appartengono alla condizione umana. L’ascesa, fissate delle regole, impone uno stato di costante allerta nell’affermare un equilibrio che richiede ottima forma fisica e una mente vuota e stabile. I preparativi devono essere accurati e ci vuole tempo.
Lo zaino pesa e nella scalata bisogna essere quanto più leggeri si può, portando l’essenziale e tagliando la quantità di provviste. La sfida, capaci di saper spingere e forzare, è alta. I sensi tutti aperti nell’ascoltare il proprio corpo, l’ambiente e il clima che può cambiare improvvisamente. Bisogna saper trovare e darsi il proprio limite: capire quando tornare indietro, prima di non avere più le forze e la lucidità necessarie per farlo.
- 01 - Mosaico Nilotico, II sec. a.C., Autore sconosciuto, Museo Archeologico, Palestrina
L’azzardo va calibrato. Strategicamente bisogna allenare la capacità di leggere nell’ambiente i segni del cambiamento, sicuri della via scelta. Ci vuole coraggio, istinto, tecnica e forza fisica. Fin dove ci si può spingere nel costruire la propria strada, quando a natura diventa una sfida sociale primaria? Equilibrio è la nozione chiave.
Nel “pensare come una montagna” si decentra il pensiero, in armonia con la natura. L’ecologia esprime “l’estetica della conservazione”. L’esperienza intima e sensoriale preserva la bellezza naturale: la percezione attiva il soggetto sociale e politico che nello sviluppo della “coscienza ecologica” riconosce un senso della natura, materia vivente, natura da amare e apprezzare, in un rapporto percettivo e sensibile. La percezione non consuma né impoverisce. Nel ritorno alla natura c’è il divertimento “all’aria aperta”.
Ognuno ha il diritto di godersi la natura. Per saper contemplare bisogna sapersi imporre regole, limiti e forme positive di interazione con l’ambiente. C’è chi senza contatti con la natura non riesce a vivere. L’abusare della terra porta a considerarla merce che ci appartiene, vista come comunità di appartenenza va trattata con amore e rispetto per produrre cultura.
In montagna si ci si porta dietro uno stile fatto anche di rinunce nell’imporsi dei limiti, necessari per la sicurezza. Riforniti dell’essenziale si lascia a casa il superfluo. L’architettura della montagna va studiata, percorsa in ogni senso. Nel salire ogni sporgenza se ne penetra le più piccole gole. In cima l’infinito attornia, impensierisce ed esalta, librati fra la terra e il cielo, nel sentirsi liberi, senza essere isolati, si gusta una pace maggiore. Immersi, trasportati nell’aria e nella luce si vede la montagna con occhi diversi.
Lo sguardo spazia liberamente e si osserva la natura con attenzione, rivolti all’interno all’esterno, alla ricerca di bellezza e serenità. I raggi obliqui nel corso della giornata, con diverse intensità, risaltano il panorama immenso, in una gamma armoniosa di colori e sfumature. Presenti toni delicati e immagini che si dissolvono in un soffio, mentre il pensiero ondeggia come dentro un sogno, con tanti ricordi incerti.
- 02 - La montagna del Purgatorio, 1465, Domenico Michelino, Santa Maria del Fiore, Firenze
Chi ha familiarità con la montagna, incoraggiato ad affrontare la vita col sorriso, ha familiarità con la vita, capace di contenere inquietudini e dolori, le immagini e i pensieri intrusivi che strisciano nella testa, per aprirsi alla gioia sconfinata, nel vivere in armonia con la natura: equilibrati, sereni, tranquilli. La montagna si può rilevare una sfida ostica. La dura roccia forma l’ossatura dei monti e ne sostiene i piani erbosi. Nel tenere il piede saldamente fermo ci si fa forza sulle braccia per salire, in un sistema ordinato e razionale, con contorsioni e sforzi per non cadere. Basta poco a mettere in moto miriadi di pietre su tutto il declivio della montagna. L’ardesia si sfalda facilmente, i suoi pezzi frantumati sdrucciolano in massa dai pendii, mentre la roccia calcare si rompe in grandi masse.
La pendenza favorisce l’azione dell’acqua che si apre delle vie attraverso la pietra arenaria. Ogni rupe della montagna ha un suo aspetto particolare, dipende da come è composta e dalla forza con cui resiste alla degradazione. Pochissimi elementi con un lavoro lento e assiduo formano una montagna che sgomenta per la sua mole e contempliamo con ammirazione. La natura e i suoi fenomeni svegliano la curiosità.
Nella storia della montagna che muta di continuo d’aspetto, sotto l’azione di forze fisiche e chimiche, ritroviamo quella del nostro pianeta. Il calore terrestre modifica la struttura delle rocce.
Affamati di libertà e di una vita che ha come scopo la felicità, gli stimoli spingono a osare sempre di più. Nella natura selvaggia scarsità e penuria sono la norma. Infrante le leggi della natura se ne distruggono le risorse. L’impronta umana violenta la natura, mentre lo sfruttamento su scala globale annienta i corpi e le condizioni di vita. Come superare il depauperamento dei diversi contesti ambientali, territoriali e sociali?
Il consumo di massa ha conseguenze devastanti. Mappatura e digitalizzazione nel controllare diverse aree del pianeta ne incrementano lo sfruttamento dissennato. Si affermano accanto a nuove gerarchie tecno-finaziarie sempre più predatorie, schiavitù e forme di dominio nuove. Liberi ci si sbarazza delle costrizioni e ci si assume la responsabilità delle decisioni, nel dare senso alle idee e alle cose. Capaci di intendere e volere in modo autonomo e spontaneo, consapevoli degli istinti interiori e dei condizionamenti esteriori.
- 03 - Annunciazione,1472-1475,Leonardo da Vinci,Galleria degli Uffizi di Firenze
- 04 - particolare
La ragione ci fa comprendere l’ordine delle cose, mentre la volontà ci rende capaci di orientarci. Camminare in montagna, esperienza ricca, emotivamente, sensuale e appagante, sfida la conoscenza. Assorti e pensierosi, nel fissare il cielo ci si schiarisce le idee. Il tempo che scorre lentamente aumenta la concentrazione e fa crescere la consapevolezza: tutti i sensi concentrati, ritmi e rituali precisi, le azioni di routine che hanno un significato più profondo. Immersi nel presente, ma connessi ai ricordi, i sensi completamente coinvolti, l’attenzione catturata, si diventa consapevoli della complessità del mondo naturale. Bisogna saper confidare negli occhi, attenti alle nuvole basse, alla minaccia di pioggia e al vento freddo e affidarsi agli altri sensi quando si è incapaci di vedere e di notare. Importante notare le tracce e saper seguire le impronte, nel guardare ora da una parte, ora dall’altra. Quando il buio è assoluto e gli occhi sono ciechi le orecchie nel silenzio profondo si fanno vigili, attenti a ogni scricchiolio e fruscio, tese per cogliere qualsiasi suono.
Capiamo così meglio il nostro posto nella natura, con il cuore e la mente aperti a una consapevolezza più grande. Le riflessioni si fanno più intime e personali. Si stimola una condizione di concentrazione più profonda e di coinvolgimento in tutti i sensi, nell’ascoltare senza giudicare. Stare in mezzo alle montagne è esperienza totalizzante. Si ricerca uno scopo condiviso nel collaborare e comunicare con ordine.
I frammenti che cadono dall’alto formano collinette e talvolta montagne secondarie: gli sfaldamenti repentini e la cadute di massi, senza mutare sensibilmente l’aspetto della montagna, arrivano a recare danni e distruggere. I piccoli frammenti che si staccano cadono dall’alto saltellando lungo i declivi. Sono gli sfranamenti di pietre a dare l’immagine della confusione più spaventosa. Un disordine singolare nelle masse gettate alla rinfusa le une sulle altre, ancor di più le grandi valanghe dall’aspetto caotico producono ribrezzo e orrore. Qual è il senso delle esperienze al limite, nel dare significato al proprio agire?
- 05 - William Turner, Passo del San Gottardo dal centro del Ponte del Diavolo, 1804. Acquerello e raschiature su carta, Kendal, Abbot Hall Art Gallery
- 06 - William Turner, IL PONTE DEL DIAVOLO (1803–1804)
Nelle esperienze al limite il senso di sé, della propria vita è percepibile a livello intuitivo. Se soli, nella natura incontaminata, si impara rapidamente a parlare con se stessi ed è il condividere qualcosa, con la propria identità come cintura di sicurezza, a farci incontrare. Nei momenti di smarrimento è importante la guida e il conforto, nel mettere alla prova possibilità, idee, capacità, identificandosi in ciò che si fa, curiosi ed entusiasti, per creare senso e realizzarsi.
Ci si guadagna in autostima e voglia di vivere, capaci di alzarsi da terra e rimettersi in piedi, preparati a vivere le difficoltà. Gli eventi passati, nelle lunghe camminate, si trasformano in sensazioni. Nell’andare a piedi, dando significato all’andare avanti, si diventa sognatori, visionari. Si ha la sensazione di fluttuare, di conoscere senza pensare, davanti alla natura imprevedibile e incontrollabile. Ci si guarda intorno per capire ciò che può avvenire e nel confrontarsi con la realtà ambientale si confida nella propria percezione, nella summa dei propri sensi, del proprio istinto.
- 07 - Caspar David Friedrich - Le bianche scogliere di Rügen, 1818, Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart
Nell’incamminarsi alla scoperta di luoghi diversi e dell’inatteso. Al cospetto della natura la comprensione va oltre la nostra finitezza, nel percorrere sentieri, vie e sperimentare nuovi passaggi si riesce a essere più se stessi, nell’ascoltare i suoni che arrivano da lontano. Nelle ascensioni si gode della purezza meravigliosa dell’aria. Nel sentire il silenzio che si dilata si riprende il filo con la vita. L’intuire e il percepire si mescolano allo stupore che rivela la fragilità e l’incanto dell’esistente. Il mondo, nel rivolgere lo sguardo lontano, diventa vitale e inebriante. Nell’arrampicarsi dove c’è la gioia, si dà sfogo anche alla rabbia.
La lentezza si alterna a gesti rapidissimi. Ci si lascia andare e ci si affida a qualcosa, nel muoversi in un mondo, in un territorio sconosciuto. Il paesaggio muta e si trasforma man mano che il sole diventa luminoso. Il tempo sembra fermarsi e si diffonde una sensazione di beatitudine, ma immersi nella nebbia in montagna facilmente ci si può trovare con pericoli da ogni lato, tra precipizi e burroni. Tutto vaga incerto e quando il vento copre le impronte se si perde di vista la via, inevitabilmente si cammina a caso col rischio di mettere il piede in fallo, con a ogni passo il pericolo di cadere nell’abisso.
Si arriva a essere sempre più stanchi e pallidi, consumati dentro, come se il tempo per lo shock possa arrestarsi. Solo la conoscenza di nozioni e tecniche fondamentali fa prevalere l’intelligenza e con audacia evitare di scivolare e cadere. Se accecati e storditi, ancor più il freddo irrigidisce e smarriti, persa ogni forza di volontà, si cammina senza risultato. Nel prestare attenzione bisogna saper rallentare, soprattutto oggi che le attrezzature e i mezzi di comunicazione, diventati più leggeri ed efficaci, hanno spostato i limiti del possibile.
- 08 - G. Segantini, Trittico della Natura - Vita, 1898–99, Saint-Moritz
- 09 - Giovanni Segantini - Paesaggio alpino con donna all\’abbeveratoio, 1893c, Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart
Nel levare gli occhi verso le cime si nota la bianchezza delle nevi e dei ghiacci; il contrasto ne aumenta la bellezza. Il caldo intenso, il polverio ardente spossa. Più si va in alto più, accarezzati dalla luce, si amplia la vista. Il silenzio raramente è agitato dai rumori, ci vuole il rumoreggiare del tuono, ripetuto dagli echi delle montagne che si prolunga all’infinito. Nel tempo sospeso tutto sembra più prossimo, più acuto, più visibile, ma anche più fragile e più esposto.
Lo stupore viene prima della conoscenza e nel respirare all’aria aperta la luce, anche l’oscurità del mondo e della natura umana acquistano significati profondi. Nell’osservare tutto il possibile, con lo sguardo incredulo e le percezioni alterate, si vive in un luogo e in un tempo altri, dove realtà e delirio si mescolano.
La montagna ci insegna in primo luogo che il benessere di tutta la Terra dipende dalla capacità di onorarla con amorevolezza, per riuscire a disinnescare il dramma ecologico globale che abbiamo contribuito a creare, nel porre domande chiavi a cui non possiamo sottrarci. Il disordine nella natura, disturbata nel suo riposo, indica la vicinanza dell’uomo: nel cambiare direzione, bisogna saper guardare in prospettiva all’orizzonte futuro, riconoscenti, in una visione creativa, senza essere accecati dal progresso.
- 10 - Il dominio di Arnheim,1962, Renè Magritte, Museo delle Belle Arti, Bruxelles
Per saperne di più
J. Krakauer, Nelle terre estreme Into the Wild, Corbaccio 2010.
A. Leopold, Pensare come a una montagna, A Sand County Almanac, Piano B edizioni, Prato 2019.
P. Cognetti, Il ragazzo selvaggio, Terre di mezzo, Milano 2017.
R. Messner, Il senso dell’inutile, Solferino, Milano 2022.
D. Nardi – A. Carati, La via perfetta Nanga Parbat: sperone Mommery, Einaudi, Torino 2019.
E. Reclus, Storia di una montagna, Greenbooks editore, Roma 2017.
H. D. Thoreau, Walden. Vita nel bosco, Feltrinelli, Milano 2014.
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