Il tempo libero della passeggiata

Il camminatore, padrone unico del suo tempo, lo ritroviamo nella figura del flaneur, il personaggio reso celebre da Walter Benjamin....

di Massimo Stefano Russo - sabato 23 luglio 2022 - 4030 letture

Nella passeggiata, sciolte le membra del corpo e le facoltà mentali, spirito e corpo si distendono. Ne gode l’animo. Senza costrizioni, scelto il percorso a cambiare è il ritmo.

La passeggiata, lasciato il lavoro, è un momento estetico gratuito dove, camminando galanti, ci si mette in mostra. Nei sentieri, in cui ci si incammina, si seguono i percorsi dei predecessori e si rintraccia la memoria incisa sulla terra. Si stabilisce con la terra un rapporto vivo, grazie ai sensi aperti e al corpo disponibile.

Quando il sentiero non è immediatamente riconoscibile o ben segnalato il percorso lo si segue un po’ a intuito. Internet, facile da consultare, oggi guida a viaggiare in modo esaustivo, gratuito, ma il tracciato è sempre intessuto da segni disseminati e bisogna saperli individuare nel muoversi, con i piedi che calpestano il suolo, alleggeriti dalle preoccupazioni che ci si è lasciati alle spalle, accompagnati dalla stessa leggerezza dei passi. Se nei sentieri c’è tutta la tenacia degli uomini che li hanno percorsi è nel viaggio che si ha l’apertura, tesi verso l’altrove, spinti ad andare sempre più lontano. Nel camminare ci si muove nello spazio e il tempo è in movimento.

Flaneur - Giuseppe De Nittis, Nel grano - 1873 Giuseppe De Nittis, "Nel grano" - 1873

Immersi nello scenario naturale, all’aperto facendone conoscenza, si contempla il paesaggio e si scruta l’orizzonte. Il tempo del cammino è visto come un tempo interiore dove si ritorna a se stessi. Chi cammina diventa persona attiva ed è proprio nel “fare movimento” che si scopre il valore dell’attività fisica, dell’aria aperta, della natura. A essere sollecitata è una sospensione felice del tempo, della quotidianità stessa scandita dagli impegni del giorno e dalle abitudini, disposti anche ad affidarsi all’improvvisazione, nel seguire ciò che si presenta nel percorso.

Il camminatore, padrone unico del suo tempo, lo ritroviamo nella figura del flaneur, il personaggio reso celebre da Walter Benjamin. La città, la folla e il capitalismo sono le tre condizioni che danno vita al flaneur. Il camminare in città dal ritmo irregolare, a scatti, è diverso dalle passeggiate in natura.

Gustave Caillebotte, “Strada di Parigi in un giorno di pioggia” (Rue de Paris, temps de pluie) (1877), Art Institute of Chicago

Gustave Caillebotte, “Strada di Parigi in un giorno di pioggia” (Rue de Paris, temps de pluie) (1877), Art Institute of Chicago

Una natura, a cui non si può rimanere indifferenti, che può impressionare, diventare inquietante ed emanare un senso stesso di minaccia. In cammino, fuori del tempo o all’interno di un tempo rallentato, è proprio la natura che ci accoglie e noi l’accogliamo con ansietà. A ben guardarla, nel suscitare stupore, si può piombare nello sgomento, da visitatori a essa estranei. Il passo nell’ambiente naturale, dal tocco leggero, fotografa e definisce sinteticamente la realtà e la ridefinisce grazie alle impressioni che essa rilascia, in una miriade di situazioni che si presentano diversissime fra di loro.

Sorpresi dall’inaspettato e al riparo dai ritmi inquietanti e ossessivi della metropoli si va apprendendo un rapporto nuovo con la natura. Le città oggi hanno dimensioni tali che il paesaggio, presenta sorprese e pericoli, con i numerosi quartieri delle metropoli che costituiscono mondi diversi, separati, a parte. Nella città affollata, dove ognuno vorrebbe andare svelto, l’altro è un concorrente, un ostacolo al proprio tragitto. Il flaneur, le braccia che ondeggiano lungo i fianchi, cammina in mezzo alla folla attraversandola. Gironzola, piacevolmente sbalordito, tra la folla che progressivamente gli si presenta come una forma di massa anonima, indaffarata e laboriosa.

Ma è nel camminare lentamente, senza meta, lungo la strada che il tempo acquista un significato nuovo. Si decide da sé come impiegare il tempo e spesso se ne perde il conto e il senso. Ci si prende il proprio tempo. Se nel tempo libero, spesso ci si lamenta di obblighi e ore consumate dalle necessità al lavoro e a casa, è perché proprio nella gioia del tempo libero, eccitati dal piacere, si sente possedere la propria vita, con un senso di autonomia e di autenticità. È nel tempo libero, che comprende gran parte della nostra vita, che si manifesta la libertà individuale.

Flaneur - La passeggiata di Beethoven nella natura, di Julius Schmid La passeggiata di Beethoven nella natura, di Julius Schmid

Se la velocità è un comando imperativo rivolto al rendimento e all’efficienza, è nell’ozio, dove manca il movimento, e si è inoperosi, inattivi e frustrati che facilmente ci si annoia. C’è chi amabilmente sa perdere tempo con eleganza, perché sa prendersi il proprio tempo. Il perdigiorno è visto come colui che cammina a proprio piacimento con un passo tutto suo, conversando in tutta tranquillità, capace di meditare con il naso all’insù.

È la lentezza che permette di essere all’altezza delle cose e seguire il ritmo del mondo, in un avanzare attento che può essere anche contemplativo, con la possibilità di fermarsi e riposarsi. La lentezza permette di immergersi nell’ambiente e grazie ai sensi offre l’opportunità di appropriarcene. Nel lungo cammino, il tempo sospeso, indifferenti a quanto non rientra nel percorso, si è immersi totalmente nell’istante che passa. La lentezza del percorso, tipica del pellegrinaggio, fa ritornare agli elementi del ciclo naturale: l’alba, il tramonto e tutto ciò che compone l’essenza del mondo.

Nel camminare lo spaesamento è anche sensoriale, sorpresi nel rinnovare i punti di riferimento, aperti alla curiosità e all’intuizione, stupiti nel vedere, toccare e sentire. Si avvertono percezioni e sensazioni prima sconosciute che rimbalzano. Basti pensare alla sensazione di camminare sui carboni ardenti quando le piante dei piedi arrivano a percepire l’inteso calore dell’asfalto. Nel camminare non è implicato solo l’organo della vista che si acuisce, nello spaziare degli occhi, meravigliati dal paesaggio, con l’attenzione dello sguardo rivolta verso l’ambiente.

La bellezza dei luoghi, immersi anche negli odori e nei suoni, invita a soffermarsi, in un viaggio che attraversa i sensi, dove, appassionatamente vivi, si invita al desiderio, sottratti alla routine dell’ordine naturale delle cose.


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