Il tempo libero del gioco e dello sport

Il gioco contrapposto al lavoro, così come il tempo perso al tempo ben occupato, per l’uomo comune ha una cattiva reputazione...

di Massimo Stefano Russo - lunedì 8 agosto 2022 - 3016 letture

Giocare è un’attività che, in relazione all’ambiente e al contesto, accompagna l’uomo da sempre, in tutte le epoche storiche; ma cosa significa giocare, perché gli esseri umani giocano, perché il gioco è tanto importante e quale ruolo ha nella vita degli individui?

La cultura fin dall’antichità si manifesta in forma ludica, anche come gioco, con l’individuo libero di esprimersi ma anche di mascherare. Il verbo giocare istintivamente lo leghiamo alle attività infantile.

Il gioco è importante e incide sulla vita delle persone, rappresenta uno dei tanti modi con cui gli uomini ricercano il godimento nello svago disinteressato, in forma simbolica esprime pulsioni elementari dell’essere umano. Le regole lo sostengono e fanno da cornice istituzionale, basti pensare al keno, gioco nato in Cina più di duemila anni fa, si dice per finanziare la costruzione della Grande Muraglia. La comunità attraverso i giochi, pone limiti e regole, interpreta la vita e il mondo, con il gioco che libera, esalta e sottolinea la bellezza della vita che in qualche modo arricchisce. Il gioco crea, comunica, diventa occasione di apprendimento, orienta a capire le regole e rispettarle, o a cambiarle. Completa la vita, produce senso e genera l’immaginario collettivo con legami spirituali e sociali, che hanno una funzione culturale. Chi gioca impara a conoscere la realtà che lo circonda e a cui deve rapportarsi, sperimentando altre possibilità. Huizinga, in Homo ludens, ha studiato per primo in modo sistematico il gioco, attribuendovi un ruolo universale ed eterno; da concepire come attività autonoma, circoscritta e separata rigidamente dalle azioni quotidiane; proprio perché l’attività ludica è sostanzialmente libera il giocatore non può esservi obbligato. Un punto cruciale della dottrina huzinghiana, che ha il limite di aver trascurato deliberatamente i giochi d’azzardo, richiama l’equivalenza fra il gioco e il sacro, anche se la dimensione religiosa e quella ludica sono differenti.

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Las Cantigas de Santa Maria di Alfonso X, XIV sec. - Escorial, San Lorenzo - Il gioco degli scacchi

Il gioco che si esprime e si esterna come competizione regolata è circoscritto in precisi tempi e luoghi, incerto lo svolgimento, così come il risultato.

Il suo fine, regolato e soggetto ad accordi stabiliti preliminarmente, si ritiene sia la vincita mentre è il gioco stesso. Il piacere immediato che deriva dal gioco, il cui carattere di gratuità è fondamentale.

Basti pensare che chi si mette in gioco facilmente entra in una dimensione illusoria e instabile. Caillois ha descritto l’esperienza del giocatore, dove il gioco ha un ruolo fondamentale nel costruire la personalità e insegna così il comportamento da assumere con se stessi e con gli altri. La personalità in formazione impara dal gioco: assapora il piacere del rischio e della sfida, mettendo alla prova i propri limiti. Il valore del tempo e dell’attesa lo si impara giocando. Il buon giocatore deve saper godere del tempo, paziente nello studiare le proprie mosse, pronto ad attaccare al momento opportuno.

In relazione al gioco d’azzardo è possibile distinguere tre tipi di giocatori: sociali, problematici, e patologici. Il giocatore sociale pratica occasionalmente il gioco d’azzardo e ne regola la frequenza in basa al denaro che ha a disposizione. Tiene alla vincita e gioca per vincere, esaminando lucidamente la realtà e le condizioni di gioco. Il giocatore problematico, aumenta il tempo dedicato alle sessioni di gioco e rischia di destabilizzare la propria salute fisica e il proprio benessere psico-fisico. Il giocatore patologico invece ha una condotta fuori controllo, prigioniero nella coazione a ripetere compulsiva, pratica il gioco per il piacere generato dal gioco stesso.

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Caravaggio, I bari, 1594, olio su tela - Kimbell Art Museum, Fort Worth

Il gioco contrapposto al lavoro, così come il tempo perso al tempo ben occupato, per l’uomo comune ha una cattiva reputazione, in pochi riconoscono nel giocatore una mentalità nobile e aristocratica. È l’inutilità presunta a discreditare il gioco, la cui gratuità ne fonda l’autenticità. Il gioco senza produrre guadagno è considerato perdita di tempo. L’attività ludica, dal carattere radicale e rivoluzionario, ha nello spirito del gioco, tipico della festa, il godimento fine a se stesso. È un grave errore considerare il gioco irrilevante e secondario, poiché grazie a esso si coltiva la padronanza di sé e si ha l’apprendimento, il rito di iniziazione, l’interazione sociale. Le abilità umane sono frutto anche di acquisizioni ludiche.

Il gioco, da attività svolta in un tempo limitato, ha le sue regole, con la competizione e lascia spazio alla fortuna. Nel gioco d’azzardo, che arricchisce chi lo organizza e non chi lo pratica, il fascino è dato dalla matematica.

Abbandonati al caso, ci si affida alla fortuna per imbrigliare il caso, ridotto a calcolo e prevedibilità. Il giocatore d’azzardo sa di poter perdere poiché la fortuna gli può voltare le spalle in ogni momento. La soddisfazione consiste nel rischiare fin dove possibile e sfidare costantemente il limite. Il giocatore di slot machine deve avere l’accortezza e la responsabilità di fermarsi in tempo. Dal 2007, in concomitanza con la crisi economica, si è registrato un regolare incremento di spese legate ai giochi d’azzardo. Il disturbo da gioco d’azzardo (DGA) è diagnosticato come un processo diacronico, scandito nel tempo, nel passare dall’attività di gioco ricreativa, alla dipendenza ludica. C’è l’idea fissa della vincita, del premio in denaro, per dare una svolta alla propria vita, con un miracoloso e ingente guadagno, lasciando gradualmente spazio all’impulso che diventa incontrollabile di sfidare la sorte.

Gioco e sport possono essere sinonimi, ma il termine sport dal latino deportare, “uscire fuori porta”, andare fuori dalla città per dedicarsi ad attività non lavorative, da cui il francese desport e poi l’inglese sport, a indicare nello specifico l’attività di gioco che coinvolge tutto il corpo. La parola rimanda al piacere e allo svago, alla passione e alla leggerezza che scaturisce dal gioco, con in più la competizione fisica.

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Raffigurazione di corridori greci - 530 aC circa

L’inglese play indica il gioco spontaneo, differente da game, dal gioco regolamentato. Il play designa anche la musica che, con i suoi caratteri distintivi, rientra nella sfera ludica, mentre il game enfatizza la competenza e l’insieme delle regole. Lo sport, da gioco competitivo, è praticato in uno spazio e in un tempo ben preciso, organizzato con disciplina e con regole codificate a sanzionare le trasgressioni.

Studiato da più prospettive, con i medici a parlarne scientificamente per primi, lo sport costruisce l’immaginario collettivo; nel formare l’identità nazionale e locale è cultura. Nel gioco come ludus, dalle gare sportive, al gioco degli scacchi, ai rompicapo, le prove chiedono vigore intellettuale e fisico, pazienza e strategia. Ma chi gioca vuole soprattutto rilassarsi ed evadere la realtà che diventa pesante da sostenere. Il piacere è associato apertamente al puro e immediato divertimento, fatto di eccitazione, riso e allegria. Il gioco d’azzardo che emerge con i tratti della vera e propria passione arriva a compromettere la sfera relazionale nel contesto familiare e in quello sociale e lavorativo. Anche di fronte a perdite di entità importante il giocatore patologico non smette di giocare e spera di riuscire a recuperare il capitale perduto.

L’attività ludica, vede nel divertimento sano la libera e consapevole attività ricreativa, ma l’aspetto ludico, legato direttamente a gratificare l’attività ricreativa, tipico del gioco, oggi è sempre più secondario, rispetto allo sport dove la concorrenza è presente sotto la forma dell’avversario e si richiede l’esercizio disciplinato e rigoroso fondamentale per la vittoria. Non a caso l’evoluzione degli sport moderni è connessa con i mezzi di produzione e si lega indissolubilmente allo sviluppo del capitalismo moderno.


Per saperne di più

- D. Barba, Il corpo, il rito, il mito. Un’antropologia dello sport, Einaudi, Torino 2021.

- R. Caillois, I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, Bompiani, Milano 2000.

- F. Dostoevskij, Il giocatore, Garzanti, Milano 2008.

- J. Huizinga, Homo ludens, Einaudi, Torino 2000.

- G. Ortalli, Il gioco d’azzardo fra economia ed etica. Secoli XIII-XIV, il Mulino, Bologna 2012.

- A. Tagliapietra, La musica del caso. Ricerche sull’azzardo e il senso del gioco, Mimesis, Milano-Udine 2022.



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