Il tempo libero come tempo frivolo, tra leggerezza e superficialità
Si può avere fiducia in chi, coi propri comportamenti si manifesta superficiale? Quale significato assume la superficialità e quali problemi comporta? Che cosa vuol dire essere superficiali?
Il tempo libero come tempo frivolo, della leggerezza e della superficialità pone questioni e riflessioni importanti. Se giudicare l’altro superficiale ne indica un tratto caratterizzante negativo, cosa evoca nell’immaginario individuale e collettivo il superficiale e la superficialità? A cos’è si collega?
Sull’argomento mancano studi specifici. La parola superficiale nelle relazioni e interazioni è usata in primo luogo per indicare la disattenzione e soprattutto il vuoto inespressivo che spesso contribuisce a deturpare e svilire il dialogo. La persona considerata superficiale suscita insofferenza e facilmente irrita: se ne diffida. Perché gode di così tanta cattiva fama? Nella superficialità si accumulano mistificazioni e fraintendimenti, legati a ciò che è ritenuto banale, a partire dalle banalità del quotidiano, ma nel concetto di superficiale si fa anche un uso inappropriato e deformante.
È difficile che qualcuno rivendichi la propria superficialità: non è una virtù, ma chi supponente addita l’altro come superficiale è proprio sicuro che la superficialità non possa sfiorarlo con la sua accattivante mano? Il superficiale non è un ingenuo, né tantomeno uno sprovveduto. Di cosa si compone la superficialità? La superficialità regna nella voce suadente del tentatore politico che nel ricercare il consenso per farsi acclamare a essa semplicemente si appella subdolamente. Il disimpegno, tratto caratterizzante della superficialità, spesso si traduce in accondiscendenza e mollezza acquiescente.
- Fortunato Depero - Squisito al Selz (1926)
Come interpretare il comportamento superficiale? L’immagine superficiale, assente l’autentica responsabilità, esprime una debolezza della coscienza e dell’intelletto. Il punto di vista superficiale assume a sua difesa una funzione essenzialmente pragmatica, rifuggendo, senza dubbi, lo spettro ideologico o di qualsiasi natura intellettuale, in riferimento all’utile concretezza dell’agire.
Ci si richiama alla superficialità altrui con riduttiva semplicità per legittimare la propria azione tradotta in autorità e potere. Negli ultimi anni paradossalmente continuiamo ad assistere a un’esaltazione della superficialità che sotto varie forme, trova massima espressione nello spettacolo, dove si eleva la massa, in tutta la sua grottesca vanità. La superficialità, nell’accettare il divenire della realtà, manca di riflessione. Lo svago fisico si riconosce e si identifica nella superficialità, dove ogni istante appartiene a se stesso ed è in funzione di se stesso, in un fluire temporale disteso, senza senso, dove il godimento è esclusivamente fine a se stesso e in quanto tale non persegue scopo alcuno.
Si tratta del tempo godibile della soddisfazione. Nella superficialità che si impone con indifferenza ritroviamo la dispersione e la ripetizione, fatta di impulsi e controimpulsi che finiscono con l’inaridire. La superficialità emergente, ridotti senza coscienza, incapaci di iniziativa e di senso di responsabilità, porta come reazione all’inerzia e alla rassegnazione politica.
Nell’essere superficiali tutti credono che non si possa fare nulla e, nel fare finta di niente e lasciar tutto correre, si continua così a fare quello che si è sempre fatto. Il riferimento alla superficialità non è isolato, ma comprende una costellazione di significati, dove senza scopo e senza impegni si rischia di vivere in modo insignificante e vano nel perdere il senso del tempo. Nell’atmosfera superficiale echeggiano cicalecci e risate, con frasi di convenienza e presentazioni che finiscono subito dimenticate.
Il ridere si fa sempre più facile di minuto in minuto, con il coro delle voci che si alza di tono, mentre i gruppi che si formano e si allargano con i nuovi arrivi si trasformano rapidamente, per poi dissolversi in un attimo. Nel gironzolare si ondeggia di qua e di là, eccitati tra visi, voci e colori mutevoli, in un vorticare di gente sconosciuta, dove l’importante non è tanto quello che si fa, ma che ci si diverta. Nel chiasso, nel condividere l’allegria e l’entusiasmo, in un vortice di energia, nel perdere la cognizione del tempo e dello spazio, c’è chi a ogni minimo pretesto scoppia in risate incontrollabili, anche per battute non sentite. Nel tempo della superficialità, manca l’intensività durevole, indispensabile per dare il senso di compiutezza, mentre avanza solo l’annullamento escludente.
Che cosa vuol dire essere superficiali? La superficialità, centrata sull’individuo, nel negare e rimuovere l’essere consapevole, si propone come relazione immediata e spontanea che si presenta rivolta ai sentimenti e alle passioni delle persone. Si può manifestare all’orizzonte anche come lunga ala protettiva e punto cruciale nel delinearsi di vasti e indefiniti interessi, dove ci si rispecchia in forma di spirito avventuroso. Rimane pur sempre un mezzo, un veicolo informale, punto di vista, e riferimento per ciò che si vuole conseguire.
Quali obiettivi si pone e propone il tempo della superficialità? La superficialità, sapientemente dissimulata, come ovvietà, che si esercita con autorità costruita e articolata, nel determinare indirizzi e orientamenti, è ben accetta nel tempo libero. Una superficialità che ognuno intende a modo suo ed entra a vario titolo nell’esperienza del vivere. Non c’è da stupirsi della parabola ascendente sella superficialità a partire dalla metà degli anni Ottanta, con la sua crescente influenza.
Qual è la ragion d’essere della superficialità, come va intesa? La superficialità quando diventa un fenomeno sociale significativo va trattata con la necessaria attenzione. Ci sono luoghi e spazi in cui la superficialità viene avanti in modo vasto e capillare, pazientemente costruita e innestata sulla realtà, nell’indicare la via da percorrere. C’è una superficialità antica e radicata come pulsione governativa che nel suo manifestarsi riscontriamo diventare oscura e tutta da decifrare: per capirla bisogna rifarsi all’intuito acuto. Nel muoversi in vista del presente è la superficialità impertinente a incuriosire, volendone conoscere le ragioni, soprattutto nella veemenza del dialogo.
È nella superficialità, tema ideale su cui si riflette poco che si nasconde il disincanto dove si rischia di fare scempio del valore del tempo. Con superficialità, incapaci di seguire il pensiero altrui, spesso ci si sottrae dalla conversazione per timore degli argomenti o dell’interlocutore imprevisto, nel sentirsi a disagio, paralizzati e incapaci di completare le frasi. Il superficiale emerge così come tutto ciò che è considerato e risulta effimero, vuoto, privo di senso.
In quale categoria rientra il superficiale? La superficialità, nello svalutare il senso, assegna all’aggettivo superficiale connotati che perpetrano la ripetizione evanescente, riconoscibile nell’esaltare insensatamente la creatività come espressione artistica ed estetica diffusa. Nel tempo libero digitale, che diventa superficiale, si assiste al mostrare per il mostrare reso manifesto nel postare in rete immagini che nel diventare pubbliche vogliono poter affermare un modo individuale tendente al collettivo di sentire e stare al mondo.
Transita così nell’immaginario pubblico una contaminazione globale ibrida, dove, all’interno di una grottesca mappa, è facile smarrirsi. Il superficiale lo ritroviamo presente in esperienze che vanno oltre la quotidianità, nell’esprimere il culto dell’apparenza, della finzione. È una superficialità vissuta e concepita essenzialmente come una costruzione estetica occasionale dove non c’è nulla che suscita veramente interesse.
Nella superficialità creativa che diventa di moda, nel ridere in modo sommesso e affascinato, si esprime la tensione del desiderio. Il luogo, lo spazio, il tempio del superficiale è il “bar sport”, dove ci si può ritrovare per passare il tempo con gente che spesso e volentieri parla senza dire nulla e gente che ascolta senza udire. Nella superficialità si riconosce l’egoismo individuale e l’egoismo sociale nel loro dominare incontrastati. La superficialità, nell’assumere un’espressione assente esprime un linguaggio proprio.
Di fronte alla complessità, nel lanciare occhiate e sguardi distratti, c’è chi sceglie inopinatamente di comunicare il superficiale. La superficialità abbellita, tenuta insieme dal comune disinteresse verso il bene pubblico, rispetto al solido e duttile pragmatismo, fa da sfondo all’ambiente mondano di gente ricca e sregolata, in sintonia con lo spirito dei tempi, in un perpetuo movimento in avanti. Dove predomina la superficialità, senza avere chiaro cosa si stia veramente cercando, c’è sempre il rischio di rimanere a corto di parole. A essere considerato superficiale con facilità è il popolo, nel voler essere spensierato e felice. La superficialità che si afferma con argomenti banali, domestici, quotidiani emerge nell’età d’oro del consumismo, con la leggerezza che prevale sulla solidità nel far parte della storia del nostro tempo.
Quale significato assume la superficialità e quali problemi comporta? Liberarsi dalla superficialità esige innanzitutto una presa di coscienza. Come si pone la questione della superficialità e cosa rappresenta e incarna nel mondo contemporaneo? Nell’essere superficiali e stare insieme si dipende dall’immaginazione incontinente che divaga. La questione della superficialità è tutt’altro che banale. La ruggine del tempo nel trasfigurare le cose le rende superficiali e insicuri nel ripescare fatti, luoghi e persone, tentennanti si balbetta.
Bisogna tenere conto che nel rapporto dell’uomo col tempo, anche se il tempo mentale non corrisponde a quello reale, c’è la reciprocità; mentre nella superficialità che si coniuga nel tempo del presente al desiderio irragionevole c’è il futile, l’inutile che sfugge di mano. Nell’essere superficiale, nella superficialità si intravede tutta l’erranza mutevole dell’individuo privo di scrupoli quando si tratta di perseguire i propri interessi.
Si può avere fiducia in chi, coi propri comportamenti si manifesta superficiale? Lo sguardo superficiale, indirizzato a procrastinare, non è diretto né strutturato. La superficialità suscita ancor più perplessità quando è di massa e destruttura la società. Dove la superficialità attecchisce e si inserisce nel percorso le tracce di pensiero, sovvertono frettolosamente la razionalità, la logica, l’argomentare, (tutte modalità complesse), per suggerire di affidarsi più all’indovinare, all’intuire, alla casualità, all’improvvisazione.
Nella superficialità, assente qualsiasi forma di progettualità, in quanto di fatto ritenuta negativa, è difficile che si manifesti un autentico sentire, anche se, in un miscuglio di sentimenti contraddittori, si può presentare ed essere considerato tale. La superficialità, nel vivere con euforica semplicità, spesso va alla deriva sospinta da un sapere ritenuto improprio che divulgandolo la connota. Quando diventa propositiva la superficialità la ritroviamo nel lavoro intellettuale cosiddetto creativo che guarda al digitale, al tecnologico, ai mondi ibridi e alle nuove forme di socialità espresse dalla pubblicità che si accredita civile.
È superficiale il messaggio di Oliviero Toscani che per promuovere i maglioni li infila a migranti e condannati a morte? Si può considerare la superficialità vacua e casuale quando in essa c’è la convenienza?
Per saperne di più
S. Bartezzaghi, Banalità. Luoghi comuni, social network e semiotica, Bompiani, Milano 2019.
M. Benasayag, Il cervello aumentato, l’uomo diminuito, Centro Studi Erickson, Trento 2012.
S. Benni, Bar sport, Feltrinelli, Milano 2014.
R. Dobelli, L’arte di pensare chiaro (e di lasciare agli altri le idee confuse), Garzanti, Milano 2010.
G. Marrone, X Media. Oltre il bar della comunicazione, Doppiozero, Roma 2012.
A. Mecacci, Dopo Warhol. Il pop, il postmoderno, l’estetica diffusa, Donzelli, Roma 2017.
F. S. Fitzgerald, Il grande Gatsby, Newton Compton, Roma 2011.
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