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Il ritorno di Leo Gullotta sul palco

L’attore catanese è tornato ad essere protagonista sul palco, per la regia di Fabio Grossi, nella commedia pirandelliana “L’uomo, la bestia e la virtù”.

di Daniela La Chioma - domenica 29 aprile 2007 - 4099 letture

L’attore catanese è tornato ad essere protagonista sul palco, per la regia di Fabio Grossi, nella commedia pirandelliana “L’uomo, la bestia e la virtù”. “Una tragedia annegata nella farsa”, così lo stesso Pirandello l’aveva definita, dopo averla scritta nel 1919. La definizione in realtà voleva essere un invito a riflettere su come la farsa trae sempre spunto dalla tragedia, e come la tragedia, in certi casi, diventa farsa.

Una farsa, infatti, sembra essere la vicenda che vede coinvolto il morigerato professor Paolino (“uomo” – interpretato da Leo Gullotta) amante segreto dell’altrettanto morigerata Signora Perella, (“virtù” – interpretata da Antonella Attili), moglie trascurata di un capitano di mare sempre in giro per il mondo (“bestia” – Carlo Valli nel ruolo).

Un giorno, la donna scopre di essere incinta e il “mansueto” Paolino, per evitare spiacevoli scandali, non vede altra soluzione che cercare di portare il riluttante capitano Perella tra le braccia della moglie.

Un esempio di ipocrisia borghese, dove entrano in gioco le umane paure, le rabbie, le cattiverie, gli smarrimenti e i disdicevoli rattoppi; il tutto amalgamato sapientemente da una satira feroce, che invita a riflettere contro le convenzioni e le ipocrisie di una società mascherata di moralità.

Satira che la rende attuale ancora oggi, a ottantotto anni di distanza, e che fa riflettere sul “vuoto irrazionale” della vita, che a volte risulta comica proprio perché tragica, e viceversa: il cosiddetto “senso del contrario” di cui Pirandello aveva già avuto modo di parlare nel Saggio sull’Umorismo del 1908.


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