Il ragazzo ladro e sua madre / di Esopo
Un fanciullo, avendo portato via dalla scuola la tavoletta di un compagno, la portò alla madre. Siccome questa non solo non lo percosse, ma lo lodò anche, una seconda volta, rubato un mantello, lo portò a lei; avendolo ella accettato ancor più contenta, col passar del tempo, quando divenne un giovane, si diede ormai a rubare oggetti anche più preziosi. Preso una volta sul fatto e legato con le mani dietro la schiena, veniva condotto dal boia. Poiché la madre lo seguiva e si batteva il petto, disse di volerle dire qualcosa all’orecchio, e dopo che ella si fu avvicinata, afferrato(le) improvvisamente il lobo dell’orecchio, glielo staccò con un morso. Poiché ella lo accusava di empietà, dal momento che, non soddisfatto degli errori che aveva commesso, aveva anche strappato l’orecchio alla madre, egli, presa la parola, disse: "Ma se tu mi avessi picchiato quando, dopo aver rubato per la prima volta la tavoletta, te la portai, non sarei arrivato fino a questo punto e ora non sarei condotto a morte". La favola insegna che un comportamento che non viene punito all’inizio si aggrava sempre di più.
(Esopo, Favole, 216)
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