Il quadro della settimana: “Ritratto del conte Sciarra-Martinengo Cesaresco” di Alessandro Bonvicino detto il Moretto

1542,
 olio su tela,
 cm. 113,6 x 93,9.
 Conservato nella National Gallery di Londra.

di Orazio Leotta - martedì 20 novembre 2012 - 3187 letture

Splendido ritrattista, Moretto riesce a rendere estremamente espressivo e naturale perfino un ritratto ufficiale come questo. Invece di mostrarsi impettito e in posa, il conte Sciarra, paggio del re di Francia Enrico II e da questi nominato cavaliere di San Michele a soli diciotto anni, è sorpreso dal pittore in un atteggiamento meditabondo. 19) Ritratto del conte Sciarra-Martinengo Cesaresco.jpg Lo sguardo pigramente distolto dagli impegni personali (di cui si vedono tracce sul tavolo, i soldi e i guanti) è rivolto allo spettatore con un senso di fastidio. Capolavoro di indagine psicologica, il ritratto sembra riecheggiare lo stile di Lorenzo Lotto.

Morétto, Alessandro Bonvicino detto il. - Pittore (Brescia 1498 circa - ivi 1554). Discepolo di F. Ferramola, col quale dipinse (1516) le ante d’organo ora in S. Maria a Lovere, si formò però piuttosto sotto l’influsso del Savoldo, del Romanino e anche di Tiziano. Collaborò (1521) col Romanino alla decorazione della cappella del Ss. Sacramento in S. Giovanni Evangelista, a Brescia, vera galleria di quadri del M., che consente di seguire il suo stile a cominciare dall’Incoronazione. Le sue opere, numerose, si conservano a Brescia, nelle principali chiese e nella pinacoteca Tosio Martinengo, a Maguzzano, a Orzinuovi, a Pralboino, a Comero, al santuario di Paitone (1553); a Bergamo, in S. Andrea (1540); a Monselice, ecc., e nelle principali gallerie d’Europa. L’arte del M., che non subì grandi mutamenti di stile, è caratterizzata da una ricerca di ampie e nobili forme, pacatamente composte, in cui il colore (di origine veneta, ma modulato su una gamma in tutto originale, di toni grigi e argentini) assume grande valore espressivo. Tanto nei dipinti di soggetto religioso quanto nei ritratti M. cerca di esprimere una più semplice e quotidiana realtà, con accenti che lo differenziano dai Veneti contemporanei, per farlo partecipe della tradizione lombarda, sulla quale si formò poi anche il Caravaggio.


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