Il quadro della settimana: “La Morte di Cleopatra” di Guido Cagnacci

1659-1663. Olio su tela, cm 140 x 159,5 ubicato al Kunsthistorisches Museum di Vienna
Guido Cagnacci fu uno dei più geniali artisti del Seicento, per la carica emotiva delle sue figure e per la loro bellezza languida e struggente sempre in bilico tra peccato e ed estasi, felicità e morte. Seguace di Guido Reni, del Guercino ed anche del Caravaggio, in questo suo quadro, dà prova di abilità soprattutto per la morbida luce, i sapienti chiaroscuri e i colori trasparenti che rendono l’epidermide delle fanciulle rappresentate assolutamente verosimili.
Cagnacci, difatti, si era guadagnato la fama di essere il miglior autore dei cosiddetti “quadri di stanza”
coi quali era solito celebrare il tema della figura femminile in chiave sensuale: sia che fossero sante o eroine della storia vi compaiono, infatti, in una sorta di estatico abbandono al proprio destino, esibendo incarnati di madreperla e volti concentrati nel tormento delle proprie passioni.
Nel quadro, con il corpo generosamente messo in risalto, Cleopatra si offre all’osservatore nel momento in cui il veleno dell’aspide comincia a sortire il suo effetto mortale: la regina ha il viso sereno, la corona regale sui capelli chiari, gli orecchini di perle, la camicia e la veste appoggiate sulle gambe; languidamente appoggiata su una sontuosa poltrona, è su di lei che converge il racconto, mentre sei giovani ancelle, anch’esse generosamente scoperte, si affannano attorno alla loro padrona con intensa e partecipata amorevolezza, incredule e tormentate per la tragedia che si sta consumando.
Notare l’enfasi drammatica dei gesti, la sofferta partecipazione e il coinvolgimento emotivo che anima il gruppo delle ancelle. Le tre ancelle dietro la sedia costituiscono un monito alla caducità e alla vanità del mondo: esse mostrano ben visibili sui volti i segni del tempo. Il tutto anche per porre in maggiore risalto la languida e morbida bellezza di Cleopatra. Molto studiata è la gestualità delle mani delle figure; delicatamente abbandonate quelle di Cleopatra, alzate con i palmi rivolti verso l’eroina o protese ma incerte se toccarle il braccio, su cui è ancora avvolto il serpente, quelle delle ancelle in primo piano.
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