Il quadro della settimana: “Aringhe affumicate” (Still Life: Bloaters on a piece of yellow paper) di Vincent Van Gogh

Olio su tela,
 cm 33 x 41.
 1889.
 Collezione privata

di Orazio Leotta - mercoledì 25 settembre 2013 - 3708 letture

Il dipinto risale al gennaio del 1889 quando Van Gogh uscì dall’ospedale dove era stato ricoverato a seguito del famoso litigio con Gauguin e la mutilazione dell’orecchio. Il quadro rappresenta un dono che l’artista olandese volle elargire al collega francese Paul Signac, anarchico, uno dei pochi che gli fece visita in ospedale e che fu in grado di risollevare il morale di Vincent. van-gogh-aringhe-affumicate[1]

E’ una sinfonia di giallo e di viola con numerose sfumature: il viola è lo stesso colore della parete della stanza ove Van Gogh dipingeva e qui è riproposta come una sorta di rettangolo rigato verticalmente dalle pennellate; il giallo è lo stesso della sua sedia di paglia, un po’ gialla e un po’ verde, fittamente intessuta da fili orizzontali. Le aringhe, comprate in una bottega di Arles, ovviamente già morte, hanno l’aspetto di chi ha precedentemente molto sofferto (parallelismo con lo stato d’animo dell’artista), sembrano morte per asfissia; chiazze di rosso fuoco si incastonano nel giallo e nello scuro della pelle secca a guisa di crosta.

Le code sono secche, la forma oblunga tendente all’aguzzo; danno l’idea di una natura morta che più morta non si può. Eppure le aringhe hanno storicamente costituito un cibo alla portata dei più poveri che hanno vinto o sopportato la fame grazie a questi pesci dal sapore di fumo e di sale ma che da secoli continuano ad essere necessari nelle tavole di ricchi e di poveri. Gli stati del Nord Europa hanno costituito le loro fortune sulle aringhe, linfa vitale per il commercio e cibo per i più poveri o per i pescatori che trascorrevano in mare giornate intere.


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