Il quadro della settimana: “Napoleone sul ponte di Arcole” di Antoine-Jean Gros
1797
Olio su tela
cm 134 x 104
Ubicato nel Museo Ermitage di San Pietroburgo.
Antoine-Jean Gros, che aveva partecipato alla campagna d’Italia con il grado di Ufficiale di Stato Maggiore, rivela in questo ritratto eroicizzato tutto il fascino che la personalità di Bonaparte esercitava su di lui, e che lo spinse a celebrarlo in molti suoi dipinti. Napoleone è rappresentato in una veduta di profilo da sinistra (probabilmente quella da lui preferita) e con i capelli mossi dal vento, in un ricercato e consapevole rimando ai ritratti del grande condottiero dell’antichità Alessandro Magno. La sua figura, che sappiamo essere stata piccola e tozza nella realtà, appare qui come amplificata dall’enfatica gestualità che l’artista gli ha attribuito e dall’uniforme splendente ornata da un monumentale fiocco. Lo sfondo tumultuoso, nel quale si distingue soltanto un piccolo edificio avvolto da spire di fumo, allude allo scenario della guerra di Arcole, piccola cittadina vicino a Verona, nei cui pressi, tra il 15 e il 17 novembre del 1796, le truppe francesi sconfissero quelle austriache.
In quell’occasione, Napoleone condusse con successo i suoi uomini, nella mischia della battaglia, attraversando un ponte bersagliato costantemente dal fuoco nemico. La figura di Napoleone appare decisamente idealizzata: del resto pare che, una volta salito al trono, Napoleone esortasse i pittori di corte a non mantenersi troppo fedeli al modello per i suoi ritratti, poiché dei grandi uomini era necessario dare un’immagine conforme al loro genio e non ai loro tratti fisionomici.
Gros Antoine-Jean. Pittore (Parigi 1771 - Bas-Meudon, Seine-et-Oise, 1835). Allievo di J.-L. David, dal 1793 soggiornò in Italia, soprattutto a Genova, dove studiò, tra l’altro, le opere di P. P. Rubens e A. Van Dyck. Ufficiale napoleonico durante la campagna in Italia, fu nominato a Milano commissario per la requisizione delle opere d’arte: di questo periodo è il Ritratto di Bonaparte al ponte d’Arcole (1796, Versailles). Tornato a Parigi nel 1801 si dedicò ad una serie di grandi quadri storici: La visita agli appestati di Jaffa (1804, Louvre), che segna il distacco dalla compostezza neoclassica per la nuova intensità cromatica dai forti contrasti e un comporre più libero e drammatico; La battaglia di Abukir (1806, Versailles); La battaglia di Eylan (1808, Louvre); ecc. Dopo la caduta di Napoleone, pur seguitando a dipingere gli avvenimenti storici contemporanei, ritornò ai temi e alle forme classicheggianti (Edipo e Antigone, 1820, Louvre; decorazione della cupola del Panthéon, 1824; soffitti del museo di Carlo X al Louvre, 1827-31) dando tuttavia il meglio di sé in una serie di ritratti (Fournier, 1812, Louvre). Conscio del suo declino di fronte alle nuove istanze pittoriche, afflitto per le critiche mosse alle sue opere esposte al Salon nel 1835, si annegò nella Senna.
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