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Il pozzo di San Patrizio dell’ex ospedale Margherita e lo sperpero di risorse

Uno dei tanti barili da raschiare anche oltre il fondo, in una città come quella di Messina, sempre protagonista in prima linea quando si tratta di spreco del denaro pubblico. Un’analisi dell’associazione Messina in Movimento.

di Saro Visicaro - mercoledì 31 gennaio 2018 - 5349 letture

Nell’agosto del 1999 l’ospedale Margherita di Messina chiudeva le sue attività e i relativi reparti venivano trasferiti al Papardo. Da allora sono trascorsi diciannove lunghissimi anni durante i quali sono stati immaginati scenari diversi e virtuali.

Dal grande centro per la riabilitazione al secondo palazzo di giustizia della città. Tutte ipotesi e progetti miseramente fallite in un pantano di discussioni. Spesso inutili.

Da qualche anno, attraverso un protocollo d’intesa, l’intero complesso è stato ceduto all’assessorato regionale dei Beni Culturali, con l’ipotesi di realizzare una Cittadella della Cultura da affiancare al Museo.

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Ospedale Margherita

Nello more della realizzazione della Cittadella è stato anche ristrutturato l’ex padiglione di ortopedia. Al piano terra, è adesso ospitato un laboratorio d’analisi che, in precedenza, era ospitato dall’immobile dell’Asl di via del Vespro.

L’ingresso è situato di fronte al Viale Annunziata. Una ditta privata di vigilanza controlla periodicamente la zona d’ingresso dalla quale, però, non si può verificare la parte retrostante del padiglione. Il risultato è che, in soli sei giorni, si sono registrati ben tre furti di materiale elettrico.

Ovviamente l’impianto viene "regolarmente" ripristinato con relativi costi. Un continuo esborso di soldi pubblici che potrebbero essere impiegati in modo diverso e, sicuramente, più utile a beneficio della collettività.

Di tutto questo, però, nessuno se ne è mai interessato minimamente. Nella città dello Stretto, famosa per gli appalti e i rilanci economici perduti, è inevitabile che le risorse pubbliche vadano disperse senza speranza. E’ la stessa sorte riservata alle numerose denunce che, in questi lunghi diciannove anni, si sono accumulate negli uffici burocratici della città, lasciando una buona parte della società civile senza alcuna risposta ad una richiesta di giustizia.

Ci auspichiamo, anche questa volta, di potere ottenere una sensibilizzazione del resto della cittadinanza, narcotizzata da tempo di fronte ad un lassismo amministrativo, sostenuto da una buona dose di rassegnazione che neanche una metafora gattopardiana sarebbe in grado di descriverla.


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