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Il potere logora...

...e si difende chiudendosi a riccio. Arrestati lunedì scorso, Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, leader del Movimento per la casa di Roma.

di Piero Buscemi - giovedì 22 maggio 2014 - 3796 letture

Il ventennio fascista ha consegnato alla generazioni successive un’arma a doppio taglio. A secondo delle occasioni, è utilizzato per attaccare l’avversario politico tacciandolo di fascista, cercando di consegnare all’elettorato un’immagine di "anti". Spesso è anche un modo per occultare comportamenti sociali, in questo caso accostati all’essere "comunista", che solo una determinata e ferma reazione dovrebbe garantire una continuità democratica.

La svolta storico-sociale degli ultimi anni ha scalvalcato di gran lunga qualsiasi congettura inerente alla caduta degli ideali, alla confusione di un’identità politica riconoscibile, all’imputazione degli errori e orrori commessi nel passato, che hanno creato la società di oggi. E’ evidente che tutto questo ha livellato e accomunato i giudizi e i destini di pensatori, politici, sociologi. Ma anche della gente comune.

In effetti, sotto la parola "democrazia", che è diventata di difficile contrapposizione a quella di "regime", si sono nascoste da sempre le peggiori azioni reazionarie e, scusate la ripetizione, di "regime". Basterebbe visionare l’archivio filmato della televisione di stato, per ripercorrere le immagini che non sapremmo più distinguere, se non per la differenza stilistica dell’abbigliamento dei manifestanti e delle forze dell’ordine. I manganelli, i sanpietrini, i lacrimogeni, i volti mascherati sono sempre presenti.

Forse è una strategia, sicuramente efficace e funzionale, per accatastare nello stesso giudizio, tutte le esternazioni di massa contro il potere costituito. Facilita il raggiungimento di logiche conseguenze, senza lasciare il tempo, e sicuramente la voglia, di approfondire le ragioni della contestazione. Diventa semplicistico ricondurre il tutto ad una azzuffaglia da cortile con uno schieramento ben distinto di idee, talvolta anche generazionale, tra chi manifesta contro il potere, e chi indossa una divisa per difendere un indottrinamento democratico. Il potere sfrutta questa distrazione popolare, mette in atto, con gli stessi mezzi che decanta di voler contrastare, il mantenimento e la salvaguardia del proprio ruolo sociale, sotto inflazionate parole quali "ordine", "regole", "libertà", accostando la menzionata "democrazia".

Intendiamoci, repressioni e violenze, opportunisticamente definite giustificabili, sono l’alibi storico di una qualsiasi garanzia di una moderna strategia di gattopardismo. Questi sistemi coercitivi non hanno mai avuto un colore politico. Qualsiasi siano state le motivazioni che hanno spinto le menti pensanti a utilizzare la manualità e la rabbia del popolo, storicamente si sono sempre tradotte nella contraddizione di commettere gli stessi errori e gli stessi orrori di coloro che li avevano preceduti.

Come abbiamo visto in altre occasioni, i sogni e le speranze di cambiamento di una società, logora e appiattita anche per sua stessa colpa, giustificheranno sempre un urlo in una piazza. Nello specifico, in Italia, lavoro, servizi sociali, diritto alla casa e quant’altro sono rivendicazioni la cui origine si perde nella notte dei tempi, per usare un eufemismo. Il potere ha sempre risposto a queste richieste con promesse ipocrite e, all’incalzare delle pretese dei cittadini, ha sfoderato i manganelli, nella peggiore delle ipotesi, o ha applicato ipotetici provvedimenti cautelari e “democratici”.

L’arresto di lunedì scorso dei due attivisti del Movimento per la casa, Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, è la messa in pratica di quanto abbiamo provato a descrivere sopra. Il potere per mantenere la sua continuità, non può permettere ad alcuno di manifestare liberamente il proprio dissenso e la propria idea diversa su come gestire il bene comune e i diritti che da esso ne conseguono. La politica adottata da duo Renzi-Alfano non fa altro che attualizzare le esperienze del passato. L’evoluzione dei provvedimenti è già stata utilizzata in passato per motivi svariati: restringere e occultare una piazza di manifestanti per nascondere il motivo di una protesta.

Raccontare di scontri di piazza, di obblighi di firma nei confronti dei leader del movimento, di obblighi disattesi da parte degli stessi protagonisti, di parole di minaccia nei confronti della parlamentare del PD Simona Bonafè, di provvedimento cautelare a carico dei rappresentanti di uno strato di società, senza evidenziare le motivazioni di una contestazione, come un problema quale il diritto alla casa in una città come Roma, riduce il tutto a una banale questione di ordine pubblico.

Agli occhi della gente apparirà un’immagine di contestatori violenti e di bocche faziose di piazza. Occhi e bocche che il potere, è bene ricordarlo, non smetterà mai di provare a chiudere.


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