Il ponte e gli uccelli

L’impatto che avrà il ponte sullo Stretto di Messina dal punto di vista ornitologico 16-06-2002 - Fonte: Quaderni di Birdwatching, testo di andrea corso - da www.promisland.it

di Redazione - giovedì 19 febbraio 2004 - 8316 letture

Dalla Relazione Tesoro e Lavori Pubblici, del 15/01/2001. Per quanto riguarda il progetto ponte, l’impatto maggiore avviene nella fase di costruzione sull’ambiente terrestre (idrico, geomorfologico, naturalistico) per via dell’entità delle aree di cantiere ed accessorie (cave, discariche), dell’entità delle aree di sostegno del ponte (aree di escavaziOne e gestione degli inerti); per le opere di fondazione della torre e del viadotto Pantano sul lato della Sicilia, che coinvolgono l’area dei laghi di Faro e Ganzirri, interessata da provvedimenti di tutela (Zona di Protezione Speciale) ed iniziative di recupero ambientali. Nella fase di esercizio, il manufatto ponte ha effetti negativi rispetto all’importanza ornitologica dello Stretto, in particolare per quanto riguarda il profilo delle correnti migratorie, e rispetto alle interferenze visive e di inquinamento acustico e atmosferico. [...]

Ma cosa c’è sullo stretto di così importante dal punto di vista ornitologico? Leggiamo cosa scrive un appassionato osservatore.

La ricchezza dell’avifauna italiana è ampiamente sottostimata dalla maggioranza dei birdwatchers europei che tendono a ricordare del nostro paese solo gli aspetti negativi legati all’intenso bracconaggio, alle distruzioni e agli abusi ambientali, ignorando l’ampia possibilità di aree naturali degne di essere visitate per birdwatching. Nel panorama dei posti ben conosciuti per i massacri ornitici consumati ogni stagione, ma poco o nulla per le notevolissime possibilità di un birdwatching di primo ordine, si colloca lo Stretto di Messina.

Mentre la migrazione dei rapaci sul Bosforo, sullo Stretto di Gibilterra, Falsterbo, ed Eilat sono meta ogni anno di un vero e proprio pellegrinaggio di appassionati birdwatchers, lo Stretto di Messina rimane misconosciuto ai più, compresi gli appassionati italiani. Abbiamo nella nostra nazione, facilmente raggiungibile, un luogo che per nulla teme confronti con altri e ben più famosi hotspots e pochissimi sono quelli che ne approfittano. Personalmente ho visitato quasi tutti gli hotspots per la migrazione dei rapaci nel Paleartico Occidentale e, bè, lasciatemelo dire, da dieci anni continuo a preferire lo Stretto di Messina. Vediamo perché.

Famoso per la migrazione dei rapaci e delle cicogne, lo Stretto di Messina offre in realtà la possibilità di osservare decine e decine di specie, dai passeriformi agli uccelli marini, dai limicoli ai laridi e altro ancora. La check-list dell’area conta un totale di tutto rispetto di più di 260 specie; tra queste numerosi sono gli accidentali : Pellicano bianco (sino a 4 ind. assieme), la Pavoncella gregaria o Chettusia gregaria, la Monachella dorsonero, il Culbianco isabellino, l’Uccello delle tempeste codaforcuta, l’Orchetto marino, la Pulcinella di mare, il Cuculo dal ciuffo, l’Usignolo d’Africa, Pigliamosche pettirosso e altri ancora. Fare una lista di tutte le specie osservabili sarebbe troppo lungo, così voglio riportare di seguito in ordine sparso solo alcune delle osservazioni usuali durante il Campo per la protezione dei Rapaci: sui Monti Peloritani è notevole il numero di passeriformi che si osservano, sia in migrazione che nidificanti, così su ogni spuntone roccioso o casa diroccata si vede il Passero solitario (che vi nidifica) e più di rado splendidi esemplari di Codirossone. La fitta macchia mediterranea ospita in gran numero le Sterpazzoline, la Magnanina, la Sterpazzola di Sardegna, la Sterpazzola, nonché ovviamente l’Occhiocotto, l’Usignolo di fiume, il Beccamoschino e tutte le specie di macchia. I vari boschetti misti delle colline offrono riparo per la sosta a Balie nere e dal collare, Canapini maggiori e più raramente Canapini, e poi Pigliamosche, Upupe, Rigogoli, Cuculi, Assioli, Torcicolli ecc. Le zone cespugliose o aride dove stazioniamo per le osservazioni sono un ottimo posto per osservare le Monachelle (entrambe le sottospecie), le Averle Capirosse, Stiaccini, Culbianchi, Calandri, Prispoloni, Zigoli neri e muciatti, Calandrelle, decine di Gruccioni e così via. I boschi di pino e quercia di più alta quota, e nei quali è immersa la casa sede del Campo, risuonano della presenza di centinaia di passeriformi come cince varie, Fiorrancini e Regoli, Crocieri, l’interessantissimo e distintivo Codibugnolo di Sicilia (considerato sottospecie A.c.siculus ma che ha tutte le carte in regola per essere assurto a specie distinta), le Tordele, nonché rapaci notturni come Allocco, Gufo comune, Barbagianni e Civetta. Presenti anche il Picchio rosso maggiore e il muratore, e il Rampichino.

Nei giorni di forte scirocco si scende a fare i censimenti lungo la costa, a Torre Faro e Ganzirri; a mare tra un rapace molto basso, stremato dal vento e l’altro, frequentissime sono le osservazioni di Berte minori e maggiori con centinaia di individui al giorno, numerosi i gabbiani con, tra i più comuni, Gabbiano corso, Zafferano, Gabbiani rosei e corallini, Labbi o Stercorari mezzani all’inseguimento di una di queste specie nel tentativo di rubare la preda. Non mancano le sterne come la Sterna maggiore, il Beccapesci e, raramente, la Sterna zampenere. Talvolta sfuggevoli Uccelli delle tempeste sfiorano veloci le onde, numerosi sono gli ardeidi di passaggio, soprattutto Garzette, ma anche Nitticore, Aironi rossi e cenerini e Sgarze ciuffetto (immaginate un Pellegrino che insegue tra le onde 7 Sgarze ciuffetto uccidendone due e facendole cascare in mare). A volte passano le Gru o i Mignattai, di frequente le Spatole. Assolutamente spettacolare ed unico poi è il passaggio continuo di passeriformi di molte specie per cui ho trovato pochi confronti: nei giorni favorevoli gli osservatori sulla spiaggia (a godersi l’odore e il colore del mare, il caldo sole siciliano e....arancine, granite, gelati, cassate e cannoli, Sic!!) sono letteralmente avvolti da migliaia di Rondini che passano bassissime, fino a sfiorarti, a cui spesso sono frammiste R. rossiccie (divertentissimo scovarle, contate sino a 45+ in un giorno), Topini e Balestrucci, migliaia anche i fringillidi con grossi stormi di vocianti Cardellini, Verzellini, Fanelli, Fringuelli e di rado Lucherini (e persino l’unico Venturone segnalato in Sicilia), sulla spiaggia si fermano e zampettano i Culbianchi e le Monachelle, Cutrettole di ogni sottospecie e non è raro imbattersi in qualche magnifico Succiacapre che resta immobile da noi a 2 metri convinto ed illuso di essere mimetico anche sulla sabbia. Poi, a volte, il salto di Delfini fa spostare l’attenzione sui cetacei, per non parlare del soffio di una Balenottera o di un Capodoglio. Una sosta ai laghi costieri di Ganzirri può fruttarci svariati limicoli e ardeidi, Cormorani, Svassi vari e Mignattini e altri acquatici. Splendido è anche lo lo spettacolo offerto dalle cicogne che in nessuna altra parte d’Italia si vedono in egual numero con conteggi per ogni primavera di sino a 380-400 Cicogne bianche (gruppi anche di 130 ind. ) e 70+ C.nere (max. di 15-20 assieme).

Come detto però lo Stretto è famoso soprattutto per i rapaci che lo usano come braccio più corto di mare per arrivare sulla penisola. Se il numero di individui non è molto elevato rispetto a siti più conosciuti come Eilat, Gibilterra o Bosforo (ma è pur sempre il più alto in Italia e tra i più alti in Europa), certo è notevole il numero di specie che vi è stato osservato; sono infatti ben 39 le specie in tutto segnalate, ossia quasi tutte quelle del Paleartico Occidentale. Tra queste certo si annoverano singole osservazioni e dati storici come il Gipeto ( 2 segn. del 1916 e 1 in data imprecisata), il Nibbio Bianco ( 2 segn. 1969 e 1974 ), l’Aquila di mare (qualche dato) e probabilmentel’Avvoltoio monaco (non incluso però nelle 39 specie per l’incertezza dei dati) e specie accidentali quali Sparviero levantino (un ind. nel 1893 e 1 maschio nell’aprile 1989), Aquila delle steppe (segnalata 2 o 3 volte), Aquila imperiale (c.6 volte), Aquila del Bonelli (alcune volte), Poiana calzata (2 volte), Falcone di Barberia (1 maschio adulto nell’ aprile 1998), Astore (almeno 4 o 5 segnalazioni) e il Grifone (1 o 2 segn. recenti). Esclusi però gli accidentali sono comunque 27 le specie che si vedono ogni anno o quasi tutti gli anni (alcuni irregolari). La più abbondante è di certo il Falco pecchiaiolo con max. di 22.000-28.000 individui ogni primavera, seguito dal Falco di palude con max. di 3.300+ , il Nibbio bruno con max. di 1.000+ (ma rarissimo invece il reale con pochi ind.), il Gheppio con 1.300+ individui.

Oltre a queste specie che la fanno da padrone, assolutamente unico e spettacolare il numero di Albanelle, senza uguali in Europa; tra 200 e un max. di 700+ Albanelle minori, tra 40 e 100+ reali e tra 10 e 100+ A.pallide. Quest’ultima specie ha sullo Stretto di Messina in assoluto la più importante zona di migrazione del Paleartico Occidentale ed è il sito dove è di gran lunga più facile osservarla (uno dei motivi per cui ogni tanto arriva per fare osservazioni qualche straniero che ne è a corrente). Davvero ragguardevole il numero di Falchi cuculi contati annualmente con un minimo di 100+ ind. ed un massimo, record paleartico, di oltre 6.900 nel 1992 (di cui il 90% in un solo pomeriggio). Diversi anche i Grillai osservati con max. di 60-100 individui.

Frammisto ai gruppetti di F.cuculi e Grillai, arrivano poi ogni tanto, accidentalmente, alcuni individui del falco per cui ormai lo Stretto è famoso tra gli appassionati di rapaci: il Falco cuculo orientale (Falco amurensis) di cui abbiamo almeno 4 osservazioni tra il 1995 e il 1998.

Svernando in Sud Africa in gruppi misti con le altre due specie, non sorprende che qualche isolato individuo venga "catturato" al momento della migrazione nei grossi stormi di Falchi cuculi occidentali e che prosegua il viaggio con questi passando sullo Stretto. Molto comune è poi il Lodolaio (+ di 80-200 per stagione), più raro lo Smeriglio, frequente sebbene scarso il Falco della Regina (5-45 ind.) e il Pellegrino, raro il Lanario (1-4) e ancor più il Sacro (1 o 2 quasi ogni anno!!). Ogni anno entusiasmante è l’apparizione di qualche Aquila anatraia, che tiene col fiato sospeso tutti per la su identificazione; possono capitare entrambe le specie ma è la minore ad essere più regolare.

Tra le "aquile" sono osservabili diversi individui di Aquila minore (sia scure che chiare) e di Biancone, mentre non sono mancati eccezionali osservazioni di Aquila del Bonelli. Sulle pendici dei monti spesso volteggia l’Aquila reale e qualche immaturo erratico passa lo Stretto; in una occasione abbiamo osservato 4-5 ind. assieme. Diversi i Falchi pescatori, pochi invece i Nibbi reali. Lo Sparviere nidifica in zona con poche coppie e qualche ind. in migrazione si vede ogni tanto. Poche sono le Poiane comuni di passaggio (forse meno delle nidificanti in zona) ma sul fronte Buteo arriviamo ad un altro vanto dello Stretto: questa rotta migratoria infatti è l’unica di tutta l’Europa centro-occidentale usata regolarmente dall Poina delle steppe (B.b.vulpinus) (sino a 22 ind.) e dalla Poiana codabianca (sino a 13). Provate ad immaginare l’emozione di un assolato giorno dei primi di maggio, seduti su di un cucuzzolo roccioso sulla cima di un monte che domina lo Stretto, un continuo passaggio di pecchiaioli, nibbi e falchi di palude quando ad un tratto qualcuno grida che c’è una grossa poiana in avvicinamento; questa si avvicina, e con il binocolo incollato agli occhi non la si lascia un attimo, si nota la testa chiara, il petto e i calzari scuri, le ali lunghe e dritte, due grosse macchie carpali nere e poi... la coda, la coda tutta chiara uniforme, color crema, e tra l’eccitazione generale, la sentenza, "E’ una codabianca!". Per finire, non dimentichiamo il Capovaccaio, forse uno dei più attesi, dei più ammirati, forse uno di quelli che più ci fa sperare ma tremare per la sua sorte poiché sono ormai davvero pochi in Italia; dallo Stretto ne passano ogni anno alcuni sino ad un massimo di 15 con un "record" di 4 ind. in volo assieme.[...]

Testo di Andrea Corso

Tratto da: Quaderni di Birdwatching


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> Il ponte e gli uccelli
30 settembre 2005, di : a cira squgliò

Allora: che c’entra la trasmigrazione ornitologica dello stretto con il ponte? e sarebbe un guaio che il progresso si fermasse per tale motivo. Il ponte è una grossa impresa, ma deve rientrare in un quadro più politico-economio che esibizionistico. Sarebbe importante che la Sicilia avesse tanta acqua, per cambiare fisionomia economica. La coltivazione del granturco (acqua ogni giorno) sarebbe la ricchezza che ci è mancata. Con il granturco è possibile allevare animali e produrre uova (solo con quello le "benedette" fanno le uova, e gli animali crescono in fretta. Con l’acqua, d’estate, si bagnano i campi e si sfamano le bestie da latte!!). Comunque questo fatto è legato al ciclo dell’azoto (e nel frumento ce n’è pochissimo, e per gli umani non ce n’è nemmeno nel granturco! perche? perche non ve ne frega un c.!). Dopo, fu Marx che disse che l’uomo si doveva affrancare dai problemi della fame se voleva conquistare le alte sfere dell’intelletto (l’era industriale). (Di Marx Conosco solo questa frase). Al nord non ci fu nessuno che ci portò l’acqua! co...! Può essere che nessuno sa queste cose? oppure dobbiamo fare tutti gli avvocati? Comunque siamo in un’epoca di forte decadenza, dove il progresso in molti casi sarebbe solo un duro ritorno alla realtà! (lavorare lontano dalla new economy). Pecciò o ci portano le fabbriche dal nord, oppure che? Attenti che molte attività non richiedono grandi tecnologie (lavorati del legno), però, vuoi mettere la legge Bucalossi che a noi poveri ci ha bucato veramente le ossa! (dove fare delle attività per produrre: mobili, ceramiche, finestre e porte in legno, strumenti musicali, allevamenti, et cetera). Tale legge ha impedito la nostra fase intermedia di sviluppo, perchè non ha aiutato nessuno ad avere una casa a basso prezzo (quanti figli in meno! perchè non si è lasciato che, rispettate le distanze e (quindi) il progetto di un geometra tutti avessero una ricchezza così ovvia e giusta). Per noi poveri era una scelta troppo giusta! La vita è un’avventura, ma è meglio evitare di mettersi di traverso, così, pu malucchifari. Anzi, serve gente che sgombri le strade, servono le idee, come si faceva una volta, quando anche noi si rischiava in tutte le imprese..
    > Il miraggio PONTE
    13 ottobre 2005, di : Danila

    L’acqua che credi arriverà con la costruzione del ponte è solo un miraggio.Per far diventare le regioni del sud competitive a livello economico e per renderle "vicine" a quelle del nord non serve uno stupido ponte, serve la testa della gente, la voglia di crescere mentalmente, culturalmente e socialmente. C’è il bisogno di superare tutte le paure, l’ omertà e qualsiasi concetto che ha finore bloccato il nostro cammino. é la nostra gente a dover far crescere il sud, no un inutile ammasso di ferraglia costruito con soldi che permetterebbero di risolvere non pochi problemi infrastrutturali, sociali e organizzativi che affliggono le nostre (nonostante questo splendide) regioni.