Il pensiero di G.B. in sintesi
Il pensiero di Giordano Bruno in sintesi
Nella Cena delle ceneri Bruno critica la tesi di Osiander che vede nella teoria copernicana solo una pura ipotesi astronomica, tesi sostenuta dai professori calvinisti di Oxford. Per Bruno la teoria copernicana ha una sua verità fisica e cosmologica. Per il momento la sua è una critica che si mantiene nell’ambito filosofico e non teologico.
Le sue intuizioni (pur non supportate, come nel caso di Galilei, da esperimenti e dimostrazioni scientifiche), sono importanti e finalizzate ad abolire la stessa nozione di un centro del cosmo. (De l’infinito universo et mondi). Il suo è un universo privo di distinzioni gerarchiche, composto da infiniti mondi, infinito in estensione e, in quanto infinito, senza centro. Secondo Bruno, la negazione dell’universo infinito, poiché l’universo è un effetto della potenza di Dio, comporterebbe la negazione dell’infinità della causa che l’ha prodotto e quindi l’ammissione, razionalmente inaccettabile, di un limite posto alla potenza divina.
In De la causa, principio et uno l’universo bruniano appare come un infinito essere animato (Dio causa prima e anima del mondo) che coincide con la materia-vita.
Gli altri dialoghi (Lo spaccio de la bestia trionfante, Eroici furori) hanno come tema l’etica. Nel primo afferma che l’uomo si distingue dagli altri enti che popolano l’universo per l’uso dell’intelligenza e della mano. L’operosità intellettuale e manuale è ciò che rende umana la vita dell’uomo e che, anzi, gli permette di “indiarsi”, di farsi egli stesso Dio, in quanto coartefice della realtà. L’operosità è dunque la virtù umana per eccellenza. All’opposto, per Bruno l’ozio e la rassegnazione sono i vizi più gravi, i quali rendono l’uomo somigliante ai bruti. Essi sono i mali (metaforicamente, la bestia), che devono essere “spacciati”, cioé scacciati dal mondo, se si vuole evitare (secondo la dottrina della metempsicosi che Bruno seguiva) di essere incarcerati in un corpo animale (in questo modo l’esplicarsi della materia vita viene a configurarsi anche come giustizia).
Ne lo Spaccio spesso l’argomentazione di Bruno è costruita rovesciando letteralmente il De servo arbitrio di Lutero. Da questo punto di vista Bruno aderisce al cattolicesimo, perchè lo ritiene, come Machiavelli e Averroé, utile per il popolo.
La condanna di Bruno investe però non solo il protestantesimo ma tutto il cristianesimo che gli appare come cattiva religione in quanto il suo messaggio non sollecita a compiere nobili imprese ma invita alla rassegnazione e all’ascolto passivo. (orecchie del vangelo e mano di Bruno). In quella che egli chiama la santa asinità predicata da Cristo e soprattutto da San Paolo Bruno vede l’inizio di un lungo ciclo storico negativo della civiltà, di cui la negazione del libero arbitrio propugnata da Lutero non è se non l’ultimo episodio. L’etica qui sfocia in una filosofia della storia di tipo ciclico, con alternanza di fasi prospere e di caduta, giovinezza e vecchiezza. Nello Spaccio Bruno riporta il Lamento di Asclepio, uno dei testi “ermetici” (Nel Rinascimento Ermete Trismegisto era ritenuto il più antico mediatore tra gli uomini e gli dei). Nella civiltà egizia Bruno individua l’epoca più prospera e felice della civiltà umana, perchè la religione valorizzava le opere della mano e dell’ingegno. Bruno pensa a se stesso come a Mercurio, come a un messaggero di una nuova età felice, di una nuova fase giovane ed egizia della civiltà umana.
Negli Eroici furori Bruno affronta il tema della conoscenza secondo un’ottica neoplatonica. Distingue l’atteggiamento degli uomoni nei confronti della realtà da conoscere in due modi: quello del sapiente (ponderato equilibrio) e quello del furioso (incapace di equilibri, si dà agli estremi) Ci sono vari tipi di furore: furore bestiale e furore eroico che consiste in un’avventura estrema della mente che, spinta dall’amore per la verità (eroico da eros), giunge alla visione del divino.
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