Sei all'interno di >> :.: Culture | Arte |

Il nuovo volto del Cristo alla Colonna

Quella che stiamo per celebrare sarà una Pasqua memorabile per tutti coloro che amano riconoscersi nelle memorie passate delle nostre tradizioni...

di Francesco Piccione - giovedì 23 marzo 2006 - 8303 letture

Quella che stiamo per celebrare sarà una Pasqua memorabile per tutti coloro che amano riconoscersi nelle memorie passate delle nostre tradizioni cittadine. La sera del Venerdì Santo venturo, l’intera popolazione biancavillese solleverà il proprio sguardo certamente - si spera - con la stessa devozione di sempre ma, stavolta, anche con insolito compiacimento quando ammirerà da presso il simulacro restaurato del SS. Cristo alla Colonna in uscita dalla locale chiesa del Rosario, salutando questo momento come un fatto epocale, di quelli che lasciano immancabilmente delle impronte indelebili nella memoria di ciascuno.

Questa statua è senz’ombra di dubbio un punto di riferimento fondamentale perciò che attiene ai beni artistici e culturali di Biancavilla. Realizzata con molta probabilità entro la prima decade del XVIII secolo dal nostro scultore concittadino sac. Placido Portale, questa scultura lignea, dopo i recenti interventi di rifinitura, si rivela, insieme al Crocifisso della Chiesa Madre e all’Ecce Homo dell’Annunziata, come l’espressione più alta della maturazione artistica e spirituale del suo benemerito artefice, soprattutto per la verosimiglianza con cui si rende essa stessa interprete dell’immane tragedia terrena nell’umano patire. Sempre presente - sebbene con alterne fortune ed a prezzo, talora, di gravi incidenti che l’hanno costellato dei loro segni - ogni Venerdì Santo questo “Gesù alla Colonna” è stato portato in processione nella sua qualità di antico (fra gli antichi) “Mistero” della Passione, e sottoposto di tanto in tanto ad improvvisate riparazioni da parte di maestri artigiani del posto che, a tutt’altro avvezzi, pur facendo del loro meglio nel limitare i danni, hanno alterato col tempo la sua connotazione cromatica e stilistica, snaturando così gli intenti artistici che il sac. Portale aveva inizialmente concepiti. Ogni volta che i ritocchi si rendevano più urgenti per l’improvviso verificarsi di malaugurati incidenti (si ha il sospetto che questa statua sia più volte finita a terra in fase di traslazione), i problemi di ripristino si facevano sempre più gravi perché l’insieme veniva a perdere la sua unità concettuale denunciando senza appello l’inutile spreco di tempo e di energie di chi con amore, ma incautamente, ci aveva messo mano. L’epilogo a cui siamo arrivati oggi è il risultato di tutti questi precedenti.

Per ritornare alla concezione originaria dell’opera e riportarla al suo primitivo splendore si son dovuti rimuovere ben quattro strati di vernice e ricostituire ex novo alcune parti mancanti e irrimediabilmente distrutte, restituendole con la stessa tecnica originaria il colore compromesso.

I risultati ottenuti sono a dir poco superlativi, ma non ci esimono dal fare alcune necessarie rilevazioni. In primo luogo, confrontando le foto scattate prima, durante e dopo il restauro, non sfugge agli occhi che, mentre i rifacimenti/rabberciature precedenti conferivano alla statua un’innegabile espressione macabra contraddistinta dal cruore fuorviante di troppe tinte fosche, ora invece i toni delicati dei colori puntinati (soprattutto dell’incarnato) e il ripristino insperato delle stupende fattezze del volto impreziosiscono il cristo di un’espressione dolente che si fa tutta interiore e ne rilevano un’austerità, una dignità, un decoro che esaltano il valore della sua sofferenza redentrice, catartica, dell’umanità, dei cui mali Egli si è accollato ogni peso.

Il Cristo che riemerge da questo lavoro di ricomposizione è un Cristo “borghese” (diverso, in apparenza, dall’Ecce Homo, di fattezze più “popolari”), curato sia nei tratti somatici - barba, capelli, baffi - come nel perizoma bordato d’oro che tutela con sobria eleganza l’immacolato candore delle nudità vessate, ineccepibile perfino nel suo sguardo assente, proiettato verso chissà quale sterminato orizzonte di malcelato, etereo, arcano tormento.

A ben guardare quest’opera la sofferenza di Cristo, che permane mite anche nella brutalità della tragica contingenza che si consuma, diventa, un po’ anche la sofferenza dell’artista, che sa immedesimarvisi e prendervi parte, preda forse dei propri scrupoli o, più probabilmente, perché piamente sospinto a lenire nell’animo il pathos di un mistero di salvezza volto al suo epilogo - quello, appunto, che egli rappresenta - senza riuscirvi. Così la tragedia terrena di Gesù sembra non procedere più verso il naturale approdo del suo termine, ma si arresta, rimane quasi appositamente lasciata in sospeso dallo scultore come per dire al suo popolo che tocca ora a lui superare lo strazio dell’umano esistere ricercando in alto lo sguardo misericordioso di Colui che, in attesa di una conversione spontanea e sincera, è sempre disposto al perdono d’ogni affronto.

Ed è forse per questo che, incrociando lo sguardo con quello patetico di questo simulacro, i Biancavillesi troveranno, alla fine, la via della loro catarsi. Sarà questa - io spero - la magia del prossimo Venerdì Santo!


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Il nuovo volto del Cristo alla Colonna
4 aprile 2006

un fatto davvero epocale. La BBC trasmette l’evento in diretta? Curati...