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Il mondo piccolo di Maria Ausilia Piroddi

Maria Ausilia Piroddi, Quando il mondo si fa piccolo, Doramarkus, Messina, 2006

di pietro g. serra - giovedì 23 novembre 2006 - 11833 letture

Maria Ausilia Piroddi, Quando il mondo si fa piccolo, Doramarkus, Messina, 2006

di Raffaele Sari

“Quando il mondo si fa piccolo” (edizioni Doramarkus, Sassari 2006) è un libro autobiografico firmato da Maria Ausilia Piroddi, l’ex segretaria della Cgil Ogliastra condannata all’ergastolo perché ritenuta mandante di due omicidi e, di recente, assolta in primo grado dal reato di associazione mafiosa.
Si tratta di un libro di resistenza, resistenza umana e femminile; chi scrive è una donna, moglie e madre. E da questo non bisogna prescindere, per non fare l’errore di privare della dimensione umana la cronaca, le drammatiche vicende giudiziarie e la testimonianza qui narrate.

Da qui bisogna partire. La lettura è da subito avvincente, coinvolgente come la confessione più intima.
Nel piccolo mondo carcerario si consuma tragicamente un universo di storie, di colpe vere e presunte, di occasioni perdute, di progetti incompiuti, di appuntamenti mancati, di brusche interruzioni. Qui è precipitata una donna, una bellissima donna, forse colpevole anche di questo, rapita al suo mondo e nascosta in un labirinto di irrazionalità, di attesa e dolore. Da qui giunge la sua memoria, un angosciante mescolarsi di immagini, fra passato e presente, frantumate e sparse nel tempo sospeso della carcerazione, ora lucida cronaca, ora febbrili pensieri a ritroso, al ritmo ossessivo dell’ansia di recuperare la vita, gli affetti, la stima dei propri cari, e non ultima la propria autostima. Quella donna scrive e descrive il piccolo mondo carcerario dove soffoca il suo grande mondo interiore; lo fa con una prosa scarna che non concede nulla alla retorica, che non versa lacrime, inaridita e sopraffatta com’è dal dolore e dallo stupore che le è esploso dentro alle 5 del mattino di quel lunedì 11 gennaio, quando la polizia le invase la vita, il suo piccolo mondo domestico, le sue stanze, i suoi cassetti, i suoi ultimi pensieri liberi.

Le carceri, fatte di luoghi, di volti, di voci e lamenti, di strazio, sono ciò che in terra rendono, anche ai non credenti, l’anticipazione dei gironi dell’inferno, dove uno Stato luciferino infligge alle anime dannate dal caso o dalla colpa, dall’errore o dalla società, la sua peggior pena: la deprivazione di quanto aveva d’umano chi vi entra. Maria Ausilia Piroddi era una donna con una famiglia, un lavoro, delle amicizie, della stima, degli interessi, un carattere forte ed orgoglioso; fino a che la carcerazione l’ha privata di tutto questo. Giorno dopo giorno, mentre sprofondava nel fango delle accuse che le venivano rivolte, mentre cercava disperatamente una difesa, una reazione, un moto di ribellione, il suo mondo perdeva colori, affetti, forza, riducendosi, restringendosi, deprivato di tutto o di molto, fino a diventare piccolo, piccolo, stretto ed angusto, come la cella di una delle carceri dov’è stata rinchiusa. Confessa d’aver persino temuto per l’affetto e la stima dei suoi cari, d’aver visto sgretolarsi amicizie che credeva granitiche, d’aver perso poi tutto il resto, fino a perdere, in un alba che poteva essere l’ultima, la voglia di vivere, di resistere.

Ora resiste. E per resistere scrive, racconta, di sé e di quel buco nero, di quel mondo piccolo dov’è precipitata. Non importa quale condanna gli sia stata inflitta, né da quali accuse ha saputo difendersi, la sua vicenda è rinchiusa fra le pagine di questo libro, con tutte le contraddizioni, le ombre e le domande irrisolte che l’hanno scandita, spesso sotto i riflettori dei mass-media, alla morbosa curiosità dell’opinione pubblica, poi d’improvviso inghiottita dall’oblio, dalle invalicabili mura delle carceri, che trasformano urla in silenzio. Un libro sobrio, ma forte, forte e preciso, come un pugno allo stomaco. Scrivo questa recensione mentre carezzo la nera e ruvida copertina del libro, mentre guardo le immagini della autrice che presenta il suo libro a Nuoro. Scruto il suo viso, il suo dolore, il sudore che le imperla il viso, la malattia che deperisce i lineamenti di quella femminilità ogliastrina che le brillava negli occhi, nei capelli, nelle espressioni del viso; cosa ne resta?
“Il carcere – scrive la Piroddi – imprigiona il corpo ma non l’anima… il carcere non è riuscito a distruggermi”.

Raffaele Sari


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Il mondo piccolo di Maria Ausilia Piroddi
12 gennaio 2007, di : La Mola Davide

MariaAusilia ho dei ricordi molto belli di lei e della sua grande famiglia,le lunghe serate d’agosto trascorse in loro compagnia sono nei miei ricordi d’adolescenza,molte volte mi fermavo con loro a cena,lei mi trattava come un figlio diceva che per loro ero uno di casa, e con Stefano,suo figlio passavo intere giornate, davvero bei ricordi. Io a distanza di anni non ho mai mai mai smesso di pensare e sperare che qualcosa cambiasse e aver trovato la presentazione del suo libro su questa pagina web mi ha fatto un piacere enorme.

Davide da Casalpusterlengo(LO)

Il mondo piccolo di Maria Ausilia Piroddi
9 giugno 2007, di : Eleonora

Giugno 2007

Salve, ho appena finito di leggere il libro di Maria Ausilia, per me è stato difficile leggerlo da persona estranea.. ho passato dei bellissimi momenti con Maria Ausilia e la sua famiglia.. e ne approffitto qui per farle i miei complimenti e miei auguri più sinceri. Purtroppo anche io in modo sicuramente meno diretto, mi sono scontrata con la realtà del carcere che ha colpito uno dei miei familiari, quindi anche io quando posso metto in evidenza i grossi problemi che ci sono dietro a tutte queste vite spezzate. Concludo salutando tutti i carcerati e dando loro un messaggio di speranza e fiducia.

Il mondo piccolo di Maria Ausilia Piroddi
1 febbraio 2011 |||||| Sito Web: http://www.ansa.it/web/notizie/regi...

Ho appena letto questa agenzia e la riporto.Mi spiace molto per la scomparsa. (ANSA) - CAGLIARI, 1 FEB 2011- Maria Ausilia Piroddi, 50 anni, ex segretaria della Cgil Ogliastra condannata all’ergastolo per duplice omicidio, e’ morta oggi nella sua casa di Barisardo dove si trovava agli arresti domiciliari. Era stata condannata perche’ ritenuta mandante degli omicidi di Franco Pintus, dirigente Cgil, e Pierpaolo Demurtas, operaio forestale. La donna aveva un male incurabile e proprio per questo aveva avuto la possibilita’ di scontare la pena a casa. Si e’ sempre proclamata innocente e lo aveva ribadito nel libro autobiografico ’’Quando il mondo si fa piccolo’’.(ANSA)