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"Il mondo non ha confini, siamo tutti clandestini"

Quando si accarezza il tema dell’immigrazione ispanica il pensiero vola, meccanicamente, alle recenti cronache made in USA...

di Gregorio Romeo - sabato 26 agosto 2006 - 6642 letture

Quando si accarezza il tema dell’immigrazione ispanica il pensiero vola, meccanicamente, alle recenti cronache made in USA.

Un surreale progetto di legge, presentato dall’ala ultraconservatrice repubblicana, proporrebbe di murare l’intera frontiera sud, dall’oceano Pacifico a quello Atlantico, per impedire l’ingresso nel paese agli immigrati latini, rei di minare la sicurezza e il nitore culturale ed etnico del popolo a stelle strisce.

Poco importa che il Pil, in America, si fondi sulle braccia e sul lavoro dei milioni di immigrati, in maggioranza messicani, sfruttati e sottopagati che oltrepassano quel limes, rischiando la vita, alla spasmodica ricerca di un banale e preziosissimo futuro.

La contestazione ispanica risulta dunque determinata e mirata contro i settari e integralisti “wasp” (White, Anglo-Saxon, Protestant), esemplari molto simili ai nostri, decisamente più folcloristici, omini verdi della lega.

In Italia, la comunità sudamericana si amplia anno dopo anno, in un crescendo che rende il gruppo etnico ispanico fra i più consistenti del paese. In particolare, il numero degli immigrati “latinos” di Sesto San Giovanni (in maggioranza peruviani ed ecuadoriani) sembrerebbe essere inferiore soltanto a quello della comunità marocchina.

Ma il fenomeno non manca di generare anche ombre, come nel caso delle “pandillas”, le baby gang che si sviluppano entro le metropoli impegnandosi in atti di criminalità e di lotta violenta per la leadership nelle diverse aree cittadine.

“Nel territorio Sestese non sono presenti bande di giovani sudamericani”-rassicura il comandante Luiss- “E’ verosimile, tuttavia, che alcuni ragazzi si aggreghino alle già esistenti gang di Milano. A Sesto i sudamericani creano piccoli grattacapi i fine settimana quando,a volte, dopo sei giorni di duro lavoro, eccedono un po’con l’alcool, senza però causare seri problemi per la cittadinanza.”

Ed in effetti pestaggi, atti intimidatori, furti sono pratiche affrontare con consuetudine dalla squadra mobile di Milano che ha concluso, di recente, una complessa operazione di polizia arrestando 18 ragazzi sudamericani (in particolare ecuadoriani e peruviani) tutti dai 15 anni in su.

Nel capoluogo lombardo, dove la comunità dei “latinos”, con oltre 36.000 unità, è di gran lunga la più numerosa fra tutti i gruppi di immigrati, appare tuttavia necessario affrontare la questione delle baby gang anche mediante sagge politiche di integrazione e solidarietà sociale (oltre che per mezzo di una accurata e necessaria attività di repressione).

Ma non mancano, nell’ambito dell’immigrazione sudamericana, anche esperimenti coraggiosi e significativi, che agevolano di molto l’inserimento degli emigrati nei nuovi contesti, troppe volte ostili o indifferenti.

E’ il caso del “Nuevo panorama latino” rivista mensile fondata a Milano da un peruviano (Javier Lazo Garcìa), oramai punto di riferimento editoriale per tutti gli ispanici della metropoli. Ma è anche il caso, a Sesto San Giovanni, del gruppo di danza “Perù senza frontiere”, una comitiva autoconvocata di giovani e meno giovani sudamericani che, attraverso le proprie tradizionali danze, cercano un contatto, contemporaneamente, con la terra d’origine e quella d’adozione.

“Il gruppo che stiamo cercando di organizzare a Sesto”-ci dice Fanny, peruviana da 10 anni in Italia e coordinatrice di “Perù senza frontiere”-“Intende coinvolgere un po’ tutti senza particolare distinzione nazionale e difatti nella nostra compagnia si ritrovano anche giovani boliviani.

Lo scopo è quello di sentire meno la nostalgia di casa e far conoscere agli italiani la nostra cultura, le nostre tradizioni, al di la degli aspetti negativi dell’immigrazione che noi stessi critichiamo aspramente.”

Così, fra un passo caldo del Sudamerica e un antico ritmo incaico, a Sesto si propongono, dal colore del sorriso latino, originali esempi di integrazione, nuove culture da scoprire.

Gregorio Romeo


- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
CLANDESTINO A CHI ?
28 agosto 2006

Io non sono clandestino, abito a casa mia, nel mio paese, e non rompo i maroni a nessuno, non vado in un altro paese a spacciare, rapinare, taccheggiare etc... Il problema dei clandestini non è il problema dei migranti: i migranti sono coloro che si spostano da un paese all’altro per necessità di lavoro, rispettano cultura e tradizioni e leggi dello stato di cui sono ospiti, i clandestini invece non si pongono questo problema, innanzitutto arrivano in un paese consapevoli che nessuno li vuole, dunque partono gia col piede sbagliato ed ovviamente avranno grosse difficoltà ad integrarsi. Clandestino = criminalità (gia’ il suo arrivo implica un atto criminale). Basta clandestini, la gente non ne puo piu.
    CLANDESTINO A CHI ?
    20 ottobre 2006, di : pipistrello

    Vabbe dai non dire cosi, non e` sempre vero, ma e vero che i politici dovrebbero darsi da fare per questo altrimenti fra 60 anni siamo tutti neri
"Il mondo non ha confini, siamo tutti clandestini"
1 novembre 2006, di : lady oscar

E che ci sarebbe di male fra 60 anni ad essere tutti neri!! Non ce la faccio più a sentire ste stronzate! Forse basterebbe informarsi quel minimo necessario per sapere:1)che l’intera specie umana discende da etnie africane (dovremmo solo ringraziere: siamo noi i "diversi"); 2) credete che la maggior parte dei clandestini lo siano per libera scelta?...sfido chiunque a fuggire dalla fame, da una guerra civile, da stupri di massa, da eccidi, da genocidi,e avere come primo pensiero quello di procurarsi un documento d’identità o per l’espatrio o qualsivoglia altro pezzo di carta (importante per carità)per essere in regola. In molti villaggi africani non esiste neanche l’anagrafe, molte perfone fuggono proprio da quello Stato che li dovrebbe proteggere. Prendete un dizionario e cercate la definizione di immigrato, clandestino, richiedente asilo, profugo. Noterete le mille sfaccettature di un fenomeno vecchio quanto il mondo: l’esodo di povera gente affamata di DIGNITA’. E ricordate sempre che è la nostra criminalità organizzata che si riempie la pancia col traffico di clandestini e alla fine si lecca le dita unte del loro sudore e del loro sangue, mentre i barconi affondano e la gente annega. Vogliamo fare un paragone tra cosa è più buono e giusto: se rapinare una villa o fare soldi che puzzano di morti? Sono entrambe azioni illecite...ma solo quelle commesse da un certo tipo di stranieri vengono disprezzate. E per alcuni pagano tutti!!
    "Il mondo non ha confini, siamo tutti clandestini"
    3 dicembre 2006, di : angy

    sn d’accordissimo con lady oscar, questi discorsi banali e stupidi nn hanno senso.. e poi nn possiamo pretendere che la globalizzazione sia solo economica, dobbiamo abituarci a essere cittadini del mondo pur mantendo le nostre diversità..sempre rispettando quelle degli altri..