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Il mondo dei sordi

In ogni nazione dove esiste una comunità di sordi, esiste anche una lingua dei segni...

di Stefano Calogero - sabato 19 febbraio 2005 - 12247 letture

I sordi, la loro vita, i loro rapporti, i loro pensieri, poco sappiamo di questo mondo che appare povero di contenuti e che invece, se analizzato a fondo, cattura per la sua ricchezza e la sua naturalezza. Un mondo inesplorato dai più, ignorato, messo da parte dai mille pregiudizi. Molti sono, infatti, gli equivoci che accompagnano questa "categoria" da sempre, uno su tutti il termine sordomuto.

Chi nasce sordo non è anche muto ma lo diventa per la sua sordità. Anche i bambini sordi, come tutti, dispongono della facoltà di linguaggio, quella capacità che permette ad un neonato di apprendere un linguaggio soltanto essendo esposto ad esso. Noi tutti abbiamo imparato a parlare ascoltando ed imitando i suoni che provenivano dall’esterno, il problema dei sordi è proprio questo, non ascoltando non possono imitare. Ecco perché le persone che perdono l’udito dopo i primi due anni di vita (periodo in cui si apprende la lingua) sanno parlare.

Le persone con un deficit acustico realizzano, però, ugualmente la loro facoltà di linguaggio, lo fanno utilizzando al posto della modalità acustico-verbale la modalità visivo-gestuale, utilizzano, cioè, i segni per "parlare" e gli occhi per "sentire".

In ogni nazione dove esiste una comunità di sordi, esiste anche una lingua dei segni. Come i non udenti anche la lingua dei segni porta con se uno sciame d’equivoci. Quando si parla di questo particolare linguaggio, si fa riferimento alla tipica gestualità che noi tutti adoperiamo o, ancora peggio, alla mimica. E’ stato invece studiato che i segni sono una vera e propria lingua, sono, infatti, dotati d’arbitrarietà e hanno una propria grammatica e sintassi.

Quando alla fine degli anni cinquanta l’americano Stokoe esordì con queste dichiarazioni fu poco considerato, anche dagli stessi sordi, col tempo poi si dovette ammettere l’attendibilità degli studi. La lingua dei segni permette a tutti gli effetti di comunicare come qualsiasi altra lingua, si può parlare di un oggetto, di un’azione e, soprattutto, si possono esprimere pensieri. Esiste, inoltre, per ogni nazione una lingua dei segni diversa (ASL American Sign Language, LIS Lingua dei segni italiana ecc..). I sordi sono quindi delle persone perfettamente abili, possono studiare, lavorare e laurearsi.

Negli Stati Uniti è anche presente l’unica università al mondo per non udenti, la Gallaudet University, dove s’insegna interamente in segni. Conoscere il mondo dei sordi significa aprire la mente ad un’idea tutta nuova, significa stupirsi per la bellezza e la complessità della loro comunicazione, significa considerare i sordi delle persone normali.


- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
> Il mondo dei sordi
20 febbraio 2005, di : Marco |||||| Sito Web: Proibito

E’ un articolo in positivo che tende a migliorare la conoscenza e offre qualche spunto di riflessione. Eppure mi sarei aspettato - visto il taglio del vostro sito - un articolo di altro genere. Forse vi manca lo spunto.... ok, vi suggerisco di vedere questo (inserisco nei link ipertestuali). Altri approfondimenti su www.dizlis.it (ma vista l’immagine credo ci siate già venuti ;) Complimenti e grazie per l’attenzione anche a questa città invisibile
> Il mondo dei sordi
23 febbraio 2005, di : Maria Tagarelli De Monte |||||| Sito Web: Ente Nazionale Sordomuti

Mi fa piacere che un articolo sulla sordità compaia su un sito che tratta delle città invisibili. Perchè la sordità è invisibile, e i sordi lo sanno. La lingua dei segni ha una sua grammatica, una sua complessità, ed anche i suoi dialetti. Nasce dall’incontro tra il bisogno naturale dell’essere umano di comunicare e il bisogno della società di codificare tutto. Dire se sia nata prima la gestualità naturale o una grammatica dei segni, nel mondo dei sordi è come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. E’ successo solo che, nel nulla di un bambino sordo abbandonato a se stesso da genitori udenti che lo consideravano diverso e umiliante, un giorno arrivò qualcuno che decise di provare a parlargli codificando i suoi segni ed aggiungendone degli altri che lo aiutassero a sviluppare un linguaggio ( e, di riflesso, un pensiero) più complesso, o meglio, più simile al pensiero dell’udente. In questo modo si è creato un ponte tra udenti e sordi. Un ponte che ha permesso agli udenti di scoprire la complessità del mondo sordo, e viceversa. Perchè il pensiero del sordo ha una semplice complessità che l’udente non comprende, abituato com’è ad ascoltare solo attraverso l’udito. Perchè il pensiero dell’udente ha una complessità che il sordo interpreta attraverso l’uso di una moltitudine di codici: il movimento labiale, il movimento del corpo, lo sguardo, eccetera. Quale dei due sia più complesso, non credo che sia valutabile. In ogni caso, una valutazione del più e del meno rischierebbe di sminuire l’importanza di entrambe. Ad ogni modo, grazie di aver sollevato questa problematica. Lascio l’url del sito dell’ente nazionale sordomuti, da cui possono partire ulteriori approfondimenti sul mondo, visto dai sordi.