Il duo pataccaro
Il duo dall’eloquio fluente e dagli occhi bugiardi i drammi sociali non riescono a capire perché al contatto con la dura realtà si sono frantumati e dispersi.
Il duo pataccaro riformista Carlo Calenda e Matteo Renzi stanno per separarsi; prima però devono spartirsi la robba. Una somma non indifferente che si aggira intorno ai 4 milioni di euro sottoscritti da un gruppo di imprenditori convinti della bontà strategica del Terzo Polo. In equilibrio ma non equidistante dai due schieramenti alternativi a seconda delle convenienze.
Stando al centro si può giocare come si vuole e si può ottenere quello che si vuole anche briciole perché si accontentano anche di poco. Nel chiedere, l’Ego dei due protagonisti viene messo da parte per accontentare i seguaci, pochi ma famelici. Però il duo quando si presentano in video spaccano per il modo in cui si presentano per raccontare i fatti della politica e della realtà. Calenda suona in ogni campo, mentre Renzi è insuperabile nel raccontare anche se qualche volta nella foga del dire s’imbroda. Entrambi convengono nel dare la responsabilità sempre agli altri, in particolare al Partito democratico. Il partito che li ha accolti, promossi, eletti e indicati: Carlo dei Parioli come ministro e Matteo di Rosignano come presidente del consiglio.
Quel famoso Matteo del "stai sereno Enrico" che al primo sommovimento lo costrinse a passargli la campanella. Un passaggio mesto e senza sguardi tra due autorevoli membri dello stesso partito e con la stessa provenienza politica. Due ex democristiani confluiti nel partito della fusione a freddo. Un freddo che bloccò i pensieri e le azioni del partito appena nato in una situazione sociale drammatica per il ripetersi delle crisi cicliche del capitalismo, che scarica sempre le proprie contraddizioni sul mondo del lavoro, del precariato e dei disoccupati.
Non c’è crisi che non viene pagata sempre da chi cerca lavoro e da chi il lavoro ce l’ha. L’alta inflazione di questo periodo chi la sta pagando? Sempre gli stessi. Si impoveriscono, soffrono per i figli da mandare a scuola e per le cure quando si ammalano. Quando si entra nel girone d’inferno della quotidianità per l’esistenza si finisce dritti tra i nuovi poveri. Che sono arrivati oltre 5 milioni i poveri assoluti, e senza contare gli oltre 3 milioni di disoccupati, il precariato dei vari settori super sfruttati e il crescendo degli abbandono scolastici.
Il duo dall’eloquio fluente e dagli occhi bugiardi, i drammi sociali non riescono a capirlo perché al contatto con la dura realtà si sono frantumati e dispersi.
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