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Il dialogo e il dubbio: Zagrebelsky e Bobbio

Il dialogo e il dubbio : Il labirinto di Norberto Bobbio / di Gustavo Zagrebelsky. - Torino : Einaudi, 2024. - 96 p. - (Vele). - ISBN 978-88-06-26564-9.

di Massimo Stefano Russo - giovedì 19 settembre 2024 - 417 letture

Il prof. Gustavo Zagrebelsky in Il dialogo e il dubbio ci dona, una riflessione attenta che richiama l’importanza di riprendere le linee guida del pensiero di Norberto Bobbio, nel continuare a interrogarsi sul valore del metodo e dell’analisi, per comprendere la realtà e sapersi intendere, nella complessità del diritto e della politica. La forza della ragione dialettica diventa strumento critico alla luce della relazione e dell’interazione con l’altro, l’avversario che si contrappone ed esprime un diverso punto di vista. Il diritto e la politica incarnano l’opera di questi due intellettuali che con passione a lungo si sono incontrati e ritrovati personalmente nell’interloquire e insegnare, da “maestri e compagni”, in un conversare pubblico e privato.

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Copertina di Il dubbio e il dialogo, di Gustavo Zagrebelsky

La strada del prof. Bobbio si interseca con quella del prof. Zagrebelsky, in un dialogare pacato che si mantiene vivo nei ricordi affidati alla memoria. Oggi, nell’epoca della comunicazione dissennata che passa attraverso i social e fa collassare le identità, il bisogno del dialogo “ragionato” e ragionevole assume ancor più un valore necessario e per molti aspetti indispensabile. Un metodo fondato sul rigore e la flessibilità, aperto ai problemi che si manifestano nell’esperienza vitale. Il professore Bobbio da studioso perspicace viene attratto dalla distinzione e fonda il suo pensiero sul “metodo analitico-concettuale”.

Le dicotomie vanno oltre le semplici distinzioni. Fondamentale diventa il confronto tra le idee ben costruite che arrivano a formulare e “rivelare” l’essenzialità dei concetti, soprattutto dove il diritto presenta in sé dei campi e delle zone oscure. Nel tendere alla conoscenza e seguire le tracce su cui incamminarsi bisogna tenere conto delle dicotomie, delle differenze contrapposte a cui il prof. Bobbio si affida, per chiarire l’essenza del proprio pensiero, consapevoli dei limiti e dell’impossibilità di giungere alla Verità a cui bisogna aspirare. Bobbio, con lo scrupolo del filologo, si muove con circospezione e ponderata misura pienamente consapevole di trovarsi “nel labirinto delle idee” e per questo afferma l’opportuna necessità di sospendere il giudizio in relazione alla Verità.

Si tratta essenzialmente di distaccarsi - il più possibile - dalle inevitabili incomprensioni sempre presenti. L’intelligenza va aiutata col ricorso alla chiarezza distintiva, nel prestare attenzione problemi giuridici e politici, per evitare di disperdersi tra errori e fughe aleatorie. Nel chiarire e distinguere va individuato l’essenziale e tolto il superfluo.

Zagrebelsky rileva come il prof. Bobbio, consapevole di ritrovarsi tra contraddizioni culturali, etiche e politiche, sappia mettere al centro le idee concepite in chiave di sapere logico che riflette e genera conoscenza. Le idee da analizzare ed esaminare al meglio devono privilegiare la sintesi e servire a distinguere, con i confini definiti per evitare mescolanze inappropriate. Uno schema semplice ma che richiede l’indispensabile impegno applicativo per evitare di scadere nel banale. Il pensiero facilmente disorienta ma se reso chiaro semplifica e si sviluppa per concatenazioni: occorre operare con le dicotomie, per procedere oltre. Quando la ragione tace in campo scende la forza. Il diritto e la politica che rientrano tra le scienze pratiche vanno valorizzate, indirizzate a comprendere e guidare l’azione e la prassi che necessita di decisioni. Ma in vista di quale prassi?

Dominio e convivenza costituiscono un’alternativa netta. La prassi necessita di decisioni. La cultura asservita un’alternativa netta. Per difendere la purezza ed evitare le contaminazioni facilmente ci si chiude in se stessi e si arriva al disimpegno, nel disprezzare il contesto dove si vive. La difesa diventa così autocondanna. Se l’etica della convinzione dipende dai principi della giustizia, l’etica della responsabilità ne considera le conseguenze pratiche. La tolleranza, il dialogo e il dubbio sono necessari e indispensabili per confrontarsi. Spetta al diritto e alle politiche il compito del convivere pacifico tra gli esseri umani. Vedere la realtà nella sua molteplicità porta al pluralismo.

Un pluralismo che nei rapporti tra i soggetti si esprime nella tolleranza e nel piacere dell’amicizia: riguarda in primo luogo l’oggetto e poi soggetti, a sostegno dei possibili punti di vista. La politica democratica nel diffondere l’amicizia si affida al valore positivo della tolleranza ed esprime un valore positivo che va oltre la sopportazione di chi la pensa diversamente. Nei dispotismi regna l’inimicizia. Nello spegnere i contrasti e imporre la propria verità la tolleranza gesuitica sospende temporaneamente l’intolleranza. Nell’avere una propria verità si ha un proprio pensiero unilaterale.

La tolleranza apre al dialogo e si presenta come via sempre dischiusa che si avvicina alla meta. Ognuno può coltivare la mitezza. Se manca la reciprocità l’assolutizzare porta al conflitto. All’uomo di ragione si addice l’atteggiamento pessimista. La verità diventa più comprensiva nel confronto e anche nel collidere dei punti di vista, con la democrazia che si riflette nella tolleranza avvalorandola. Tra tolleranza e intolleranza si ha una dicotomia radicale quando il fanatismo e la violenza prendono il campo. La tolleranza arricchisce la conoscenza reciproca e per far valere la tolleranza di fronte agli intolleranti bisogna appellarsi alla forza della ragione.

Predisposti al colloquio perché la pace inizia col dialogo, mentre quando cessa il dialogo ha inizio la violenza e la guerra. Nel dialogo l’avversario, dalle idee diverse, va visto come un amico potenziale e nell’intesa che sa praticare la concordanza e il dialogo produttivo bisogna far parlare le proprie ragioni e riconoscere anche quelle altrui. Il dialogo fermenta nell’approfondire che porta a chiarire e comprendere.

Nel dubitare, nell’essere “uomo del dubbio” e “uomo del dialogo” ci si differenzia dallo scettico che dubita “perché nulla è conoscibile” e nel diventare passivo, si accontenta o si rallegra. Bobbio da “filosofo del dubbio”, nel professarsi di fede “liberal-socialista” vuole appartenere ai “malcontenti” e ricercare la verità alimentata col dubbio. Da intellettuale militante ricorre alla dicotomia diritti/doveri e fa dell’etica del dialogo il tema dei diritti umani e della “democrazia progressiva”.

Nel vivere da laico sa di dover fare a meno della dimensione della speranza che da virtù teologica rimane assente dalle prospettive della vita individuale e collettiva del laico. Il dubbio metodico appartiene all’“etica del labirinto”, nell’avere la capacità di coordinare le azioni e fare “scelte ragionate”. In particolare l’immagine del labirinto affascina Bobbio per la sua particolarità, il procedere a tentoni con molta pazienza e senza lasciarsi illudere dalle apparenze.

Si tratta di adottare i mezzi al fine, riconoscere le vie sbagliate e abbandonarle una volta riconosciute. Tra la mosca nella bottiglia, il pesce nella rete, e l’ospite del labirinto, Bobbio da uomo di ragione che si appella proprio alla ragione umana di fronte all’ambiguità della storia umana predilige il labirinto che lascia la possibilità razionale di ritornare sui propri passi e coltivare il vivere nel mistero della vita, consapevole che la salvezza sta nella libertà, capaci di contare sul valore degli affetti.


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