Il crimine non paga
"O torniamo indietro di cento anni o andiamo avanti di cento anni. A noi spetta la scelta come esseri pensanti cittadini di istituzioni democratiche..."
Abbiamo in questi giorni di grande confusione, ripreso a fare cose che da cento, anzi mille anni, non si vedevano piu’!
Siamo tutti convinti che la morte qualsiasi sia l’evento che la provochi, costituisce una vera tragedia. Quando poi la morte viene perche’ qualcuno, volontariamente, la provoca la tragedia diventa una specie di dramma universale.
Vorrei dal mio piccolo spazio ricavato in questo luogo fare un appello a tutti gli Italiani coscenziosi. Ciò che putroppo sta accadendo con scadenza giornaliera in quei teatri di guerra dove le nostre truppe sono coinvolte non e’ una guerra personale come qualche sconsiderato sostiene.
Laggiu’ si combattono guerre, muore gente di ogni-dove e non c’e’ se non in minima parte chi ha ragione e chi ha torto.
La predica paranazionalistica che alcuni si ostinano a lanciare dai loro pulpiti, piu’ o meno evidenti, è quanto di piu’ nocivo e controproducente si possa fare in queste situazioni. Scellerati!
Se i "nostri" morti sono stati definiti "martiri" si fa il gioco della controparte e si rischia di far diventare quelle guerre dei veri e propri serbatoi di tensioni future e di altre guerre.
Con quale diritto definiamo i "nostri" morti "martiri" , ed invece liquidiamo come folli quei soggetti dell’altra parte che fanno lo stesso dei loro?
Sebbene le menti sembrano inclini a farsi manipolare da certi manigoldi che cavalcano l’onda del sentimentalismo italiano, sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e non partecipare a questi giochetti politici da secolo scorso! I morti sono morti siano essi bianchi o neri.
Questo e’ un concetto essenziale per poter andare avanti. A parte il dolore terribile e incolmabile che coinvolge i parenti stretti, tutto il resto è solo trasporto generato da mezzi di comunicazione malati. La televisione e i giornali trasformano questi eventi in traumi collettivi la cui portata i nostri cari governanti non immaginano nemmeno(oppure sospetto terribile e non augurabile lo desiderano fortemnte). "Non si gioca con i morti" dicevano un tempo e lo dicevano a ragione, questo vale per tutti , noi e loro.
Questa specie di circolo vizioso nel quale stiamo come collettività nazionale ed europea entrando non ci portera’ a nulla se non all’autodistruzione.
Possiamo ancora permetterci di accusare di follia i "martiri" dei popoli sparsi per il mondo che si fanno saltare in aria e poi lodare come "santi", quelli di noi che abbiamo mandato a morire laggiu’ per "difendere" e "diffondere" i nostri ideali e principi?
Chiediamo a gran voce che da tutti indistintamente come segno di grande maturità politica la smettano di fare questi giochetti.
La forza di una civiltà sta nel essere capace di creare spazi di tolleranza e rielaborazione dei modelli negativi degli eventi traumatici.La via d’uscita in questi momenti dolorosi non e’ la chiusura, il "pugno di ferro", ma il richiamo ai valori dei quali ci facciamo strenui rappresentanti. Esportare il modello democratico significa anche far capire a certi popoli che la democrazia è dibattito in divenire è discussione.
La gente non deve semplicemente qualificare certi morti piuttosto che altri e pensare di farla franca agli occhi della storia.
O torniamo indietro di cento anni o andiamo avanti di cento anni. A noi spetta la scelta come esseri pensanti cittadini di istituzioni democratiche.
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