Il commissario, la monaca e l’investigatore
Inauguriamo con questa breve traduzione una nuova rubrica a cura di Irene Alcantara, Alessandra Calanchi e Gianni Darconza dedicata ai giovani aspiranti traduttori e traduttrici.
Inauguriamo con questa breve traduzione una nuova rubrica a cura di Irene Alcantara, Alessandra Calanchi e Gianni Darconza dedicata ai giovani aspiranti traduttori e traduttrici. Il testo che pubblichiamo è risultato vincitore dell’edizione 2024 di “Tradunoir”, un concorso di traduzione per studenti che si tiene annualmente all’Università di Urbino nell’ambito dell’evento “Urbinoir”.
Dopo anni di traduzioni dall’inglese, in cui sono stata affiancata dall’incomparabile collega Francesca Carducci che ringrazio, e che hanno sortito una collaborazione duratura e proficua con DelosDigital (ringrazio anche Massimiliano Morini e Luigi Pachì) siamo attualmente passati allo spagnolo, ma con il progetto di accogliere su questa rivista proposte da giovani di tutta Italia, in tutte le lingue. Per info: ale.calanchi@gmail.com (A. C.)
Riccardo Luberti, studente di 23 anni, si è laureato in Lingue e Culture Moderne presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo nell’anno 2023 e frequenta attualmente il corso magistrale di Lingue Moderne e Interculturalità offerto dallo stesso ateneo. Aspira un giorno a lavorare nel campo della traduzione e della ricerca, anche a causa dell’interesse che nutre per la letteratura, il cinema e il teatro, soprattutto per quanto riguarda il panorama straniero.
Il brano scelto per Tradunoir 2024 è stato tratto da Eduardo Mendoza, El misterio de la cripta embrujada (1978). Si trata di un autore contemporaneo divenuto celebre specialmente per il suo contributo al genere della novela negra. Autore di saggi e romanzi, è infatti particolarmente conosciuto per la saga che ha per protagonista Ceferino, un detective tanto meticoloso quanto singolare. Egli è in effetti paziente di un manicomio, convocato per la risoluzione di efferati casi per cui l’intervento della polizia non sarebbe altrettanto incisivo. È grazie a tale personaggio proveniente dai margini più malfamati della società, oltre che al tono ironico-dissacrante, diretto, a tratti surreale che caratterizza la sua penna, che Mendoza è in grado di sviscerare molte delle problematiche sociali che attanagliano la Spagna del suo tempo con agilità, creando delle storie sempre elaborate e impattanti. Il testo oggetto di traduzione è tratto da El misterio de la cripta embrujada (1978), il primo della serie incentrata su Ceferino, e si riferisce al momento in cui i dettagli concernenti la scomparsa dell’alunna di un collegio vengono esposti al protagonista.
El comisario, la monja y el investigador
-El colegio de las madres lazaristas, como tú sin duda ignoras -empezó diciendo el comisario mientras contemplaba como el precio del habano se le iba en humo-, está situado en una callejulela recoleta y pina de las que serpentean por el aristocrático barrio de San Gervasio, hoy ya no muy en boga, y se precia de reclutar a su alumnado entre las mejores familias de Barcelona; todo ello con fines de lucro. Usted, madre, corríjame si me equivoco. El colegio, claro está, es exclusivamente femenino y funciona en régimen de internado. Para acabar de contemplar el cuadro agregaré que todas las alumnas visten uniforme gris especialmente diseñado para eclipsar sus incipientes turgencias. Un halo de impenetrable honorabilidad rodea la institución, ¿Vas bien?
Dije que sí, aunque tenía mis dudas, porque anhelaba escuchar la parte escabrosa del asunto, que pensé estaba por venir.
Como sea -continuó el comisario Flores-, en la mañana del 7 de abril de este año hace seis, o sea de 1971, la persona encargada de verificar que todas las alumnas se habían levantado, aseado, peinado, vestido y aprestado a asistir al santo sacrificio de la misa percibió que una de aquéllas faltaba de las filas. Preguntó a las compañeras de la ausente y no le supieron dar razón. Acudió al dormitorio y encontró la cama vacía. Buscó en el cuarto de baño y en otros lugares. Llevó sus pesquisas a los más recónditos entreveros del internado. En vano. Una de las alumnas había desaparecido sin dejar rastro. De sus efectos personales sólo faltaba la ropa que llevaba puesta, esto es, el camisón. En la mesilla de noche fueron hallados el reloj de pulsera de la desaparecida, unos zarcillos de perlas cultivadas y el dinero de bolsillo de que disponía para adquirir chucherías en el economato sito en el edificio que las propias monjas administran. Angustiada la persona a que nos referimos, puso lo ocurrido en conocimiento de la madre superiora y ésta, a su vez, hizo correr la voz entre la comunidad religiosa. Tras breve conciliábulo, se puso el asunto en manos de la policía, personificadas en estas que ves aquí.
¿Puedo hacer una pregunta, señor comisario? -dije yo.
Depende -dijo el comisario torciendo el gesto.
¿Qué edad tenía la repetida criaturita en el momento de la desaparición?
El comisario Flores miró a la monja y ésta hizo un ademán con las cejas. El comisario carraspeó antes de decir:
Catorce años.
Gracias, señor comisario. Tenga la bondad de proseguir.
Huelga asimismo decir que tanto yo como aquí la madre estamos ansiosos de que el asunto mencionado se arregle pronto, bien y escándalos que puedan empañar la ejecutoria de las instituciones por nosotros representadas. Necesitamos, por ello, una persona conocedora de los ambientes menos gratos de nuestra sociedad, cuyo nombre pueda ensuciarse sin perjuicio de nadie, capaz de realizar por nosotros el trabajo y de la que, llegado el momento, podamos desembarazarnos sin empacho. No te sorprenderá saber que tú eres esta persona. Antes te hemos insinuado cuales podrían ser las ventajas de una labor discreta y eficaz y dejo a tu criterio imaginar las consecuencias de un error accidental o deliberado. Ni de lejos te acercarás al colegio ni a los familiares de la desaparecida, cuyo nombre, para mayor garantía, no te diremos; cualquier información que obtengas me la comunicarás sin tardanza a mí y sólo a mí; no tomarás otras iniciativas que las que yo te sugiera u ordene.
Creo llegado el momento de disipar las posibles dudas que algún amable lector haya podido haber estado abrigando hasta el presente con respecto a mí: soy, en efecto, o fui, más bien, y no de forma alternativa sino cumulativamente, un loco, un malvado, un delincuente y una persona de instrucción y cultura deficientes, pues no tuve otra escuela que la calle ni otro maestro que las malas compañías de que supe rodearme, pero nunca tuve, ni tengo, un pelo de tonto: las bellas palabras, engarzadas en el dije de una correcta sintaxis, pueden embelesarme unos instantes, desenfocar mi perspectiva, enturbiar mi visión de la realidad. Pero estos efectos no son duraderos; mi instinto de conservación es demasiado agudo, mi apego a la vida demasiado firme, mi experiencia demasiado amarga en estas lides.
Tarde o temprano se hace luz en mi cerebro y entiendo, como entendí entonces, que la conservación a que estaba asistiendo había sido previamente orquestada y ensayada sin otro objeto que el imbuirme de una idea.
Il commissario, la monaca e l’investigatore
«Il collegio delle madri lazzariste, come tu senza dubbio ignori» iniziò a dire il commissario mentre contemplavo come il prezzo del cubano se ne andava in fumo, «è situato in una viuzza appartata e lontana da quelle che serpeggiano per l’aristocratico quartiere di San Gervasio, oggi non più molto in voga, e si vanta di reclutare tra le sue alunne alcune delle migliori famiglie di Barcellona; tutto questo a fin di lucro. Lei, madre, mi corregga se sbaglio. Il collegio, è chiaro, è esclusivamente femminile e funziona a regime di internato. Per completare il quadro, aggiungerò che tutte le alunne vestono un’uniforme grigia appositamente progettata per eclissare le loro incipienti turgidezze. Un’aura di impenetrabile onorevolezza circonda l’istituzione, tutto chiaro?».
Dissi di sì, sebbene avessi i miei dubbi, perché desideravo intensamente ascoltare la parte scabrosa della questione, che pensavo stesse per arrivare. «E sia» continuò il commissario Flores. «La mattina del 7 aprile di sei anni fa, ossia del 1971, la persona incaricata di verificare che tutte le alunne si fossero alzate, lavate, pettinate, vestite e pronte ad assistere al santo sacrificio della messa si accorse che una di loro mancava dalle file. Chiese alle compagne dell’assente e non seppero fornirle alcuna ragione. Andò al dormitorio e trovò il letto vuoto. Cercò in bagno e in altri luoghi. Estese le ricerche agli anfratti più reconditi del convitto. Tutto inutile. Una delle alunne era scomparsa senza lasciare traccia. Dei suoi effetti personali mancavano solo i vestiti che indossava, ossia la camicia da notte. Nel suo comodino furono ritrovati l’orologio da polso della scomparsa, dei cerchietti di perle coltivate e i pochi soldi di cui disponeva per acquistare ghiottonerie nel mercatino sito nell’edificio che le stesse monache amministravano.
Addolorata, la persona a cui ci riferiamo riportò l’accaduto all’attenzione della madre superiora e lei, a sua volta, fece correre la voce all’interno della comunità religiosa. Dopo un breve confronto, la situazione passò nelle mani della polizia, ossia i qui presenti, impersonata dai signori qui presenti».
«Posso fare una domanda signor commissario?».
«Dipende» disse il commissario storcendo lo sguardo.
«Che età aveva la creaturina in questione al momento della scomparsa?».
Il commissario Flores volse lo sguardo verso la monaca e questa fece un cenno con le sopracciglia. Il commissario tentennò prima di dire:
«Quattordici anni».
«Grazie, signor commissario. La prego di proseguire».
«Occorre inoltre dire che sia io che la madre qui presente siamo ansiosi che il caso in questione si risolva presto, bene e senza scandali che potrebbero infangare la reputazione delle istituzioni da noi rappresentate. Proprio per questo, abbiamo bisogno di una persona dotata di una certa conoscenza degli ambienti meno gradevoli della nostra società, il cui nome possa sporcarsi senza pregiudicare nessuno, capace di portare a termine il lavoro, e della quale, una volta giunto il momento, possiamo sbarazzarci senza intoppi. Non ti sorprenderà sapere che questa persona sei tu. Prima abbiamo accennato a quali potrebbero essere i vantaggi di un lavoro discreto ed efficace e lascio immaginare al tuo giudizio le conseguenze di un errore accidentale o deliberato. Nemmeno da lontano ti avvicinerai al collegio o ai familiari della scomparsa, il cui nome, per maggiore sicurezza, non ti riveleremo; qualsiasi informazione tu ottenga, la comunicherai immediatamente a me e a me solamente; non prenderai altre iniziative che io non ti suggerisca od ordini».
Credo sia giunto il momento di fare chiarezza sui possibili dubbi che qualche gentile lettore potrebbe aver nutrito fino a questo momento riguardo a me: sono, in effetti, o meglio, ero, e non alternativamente, quanto piuttosto cumulativamente, un pazzo, un maligno, un delinquente e una persona di istruzione e cultura deficienti, in quanto non ho avuto altra scuola che la strada, né altro maestro che le cattive compagnie di cui sono stato in grado di circondarmi, tuttavia mai ho posseduto, né tantomeno posseggo, un grammo di stupidità: le belle parole, avvolte da una corretta sintassi, possono ammaliarmi per qualche istante, offuscare il mio sguardo, intorbidire la mia visione della realtà. Ciononostante, questi effetti non sono duraturi; il mio istinto di conservazione è troppo acuto, il mio attaccamento alla vita troppo saldo, la mia esperienza in questo ambito troppo amara.
Presto o tardi si accende una luce nel mio cervello e capisco, come capii allora, che la conversazione a cui stavo assistendo era stata precedentemente orchestrata e praticata senza altro obiettivo che inculcarmi un’idea.
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