Il ballo del qua qua

Minacce a giornalista del «Fatto» – La Gedi piange –Accusa di stalking a giornale online – Da Radio Radicale a TG5 – AdnKronos in crisi – Pubblicità legale dov’è finita?

di Adriano Todaro - mercoledì 14 febbraio 2024 - 702 letture

SANREMO: HA VINTO IL DENARO – Più che Festival della Canzone Italiana è stato il Festival dei soldi e del ballo del qua-qua. Per la finale, un posto in platea valeva 730 euro. Sciocchezzuole per chi “deve” necessariamente farsi vedere a Sanremo. Gli altri, i poveracci, si accontentano di osannare i cantanti mentre fanno passerella al momento dell’entrata. Le canzoni? Io non ne so nulla e, quindi, non mi addentro nella critica. Piuttosto vi informo che il Festival è stato seguito da 1.200 giornalisti accreditati, che l’indotto pubblicitario è stato di 60 milioni di euro e se lo share della quarta serata ha raggiunto il 67,8%, l’ultima serata, la quinta, è stata seguita da 11,4 milioni di persone (74,1% di share). Ben 30 milioni di persone ne hanno seguito almeno un pezzo. La regione italiana che ha seguito maggiormente Amadeus e compagnia ballando è stata la Regione Molise. Lo conferma OmnicomMediaGroup che ha effettuato un’analisi per conto del quotidiano Libero con uno share medio del 76,1%. Segue la Toscana (64% di share) e la Puglia con il 63,7%. La Sicilia è al quarto posto con il 62%. Poi, a seguire, il Lazio (61,2%), la Liguria (60,8%). Poco sotto al 60% ci sono Marche (58,9%), Sardegna (58,2%), Campania (57,4%), Emilia Romagna (57,2%), Umbria (56,1%). La piccola Valle d’Aosta (55,7%) fa meglio della popolosa Lombardia con il 54,8%). In fondo, il Trentino Alto Adige con il 37,1%. W l’Italia!

GEDI PIANGE – Il signor John Elkann ride e piange. Ride per la Stellantis, la Iveco, la Ferrari, la Cnh Industrial e per le tasse che non paga in Italia. Piange per i giornali, i suoi, naturalmente. Quando ha formato il Gruppo Gedi, ha speso 188 milioni. I bilanci del 2020 hanno avuto un passivo di 13 milioni, nel 2021, ben 50 milioni. Nel 2022, invece, c’è stato un utile: 1,7 milioni. Bel colpo! Purtroppo l’utile c’è stato perché in quell’anno ha venduto L’Espresso. E, oltre i giornali, va male anche la Juventus. Di calcio io non so nulla, ma so che per Repubblica e La Stampa le vendite sono crollate e ci sono parecchi problemi con il personale. Elkann detiene il 34,7% di The Economist, il prestigioso settimanale economico-politico inglese. Lì, chissà perché, ci sono i profitti: nel bilancio 2022 ben 37 milioni.

STALKING MEDIATICO? – L’accusa è indirizzata a Salto.bz giornale online di area progressista e bilingue del Trentino Alto Adige. Questo, almeno, quanto racconta l’Ordine dei giornalisti. Il giornale è nato nel 2013 ed è gestito dalla cooperativa Demos 2.0. Nel marzo 2023, il gruppo editoriale in regione maggioritario, Athesia, ha chiesto a Salto.bz un risarcimento di 150 mila euro per alcuni articoli ritenuti da Athesis diffamatori. Athesis possiede, praticamente, tutti i giornali in lingua tedesca e italiana che escono in Trentino Alto Adige e da poco ha acquistato anche Video 33, la televisione altoatesina privata più rilevante. Politicamente Athesis è legata al partito autonomista Südtiroler Volkspartei. Perché la richiesta del risarcimento monstre? Per circa 60 articoli del periodo che va dal 2018 al 2022 che hanno ripercorso la storia del gruppo editoriale che controlla l’informazione locale sia in lingua italiana che tedesca e anche la Camera di commercio presieduta da Michl Ebner, amministratore delegato di Athesis. Salto.bz è accusato di una «continua e pressante campagna diffamatoria» contro Athesia e la famiglia Ebner, mentre i singoli autori sono chiamati in causa anche per «stalking mediatico» e il reato di «calunniose insinuazioni di collusione con partiti politici e con la pubblica amministrazione». Insomma, è la solita storia: colpirne uno per educarne cento.

DA RADIO RADICALE A TG5 – Dopo 10 anni di direzione di Radio Radicale, Alessio Falconio, 53 anni, lascia e va a lavorare al TG5, nella redazione politica. Al suo posto, Giovanna Reanda, caposervizio e corrispondente dalla Camera e dal Senato. Falconio era diventato direttore della radio – nata nel 1975 – in sostituzione di Massimo Bordin che aveva abbandonato dopo aver litigato con Marco Pannella.

CRISI ANCHE ADNKRONOS – Dopo l’agenzia Dire (come avevamo pubblicato recentemente), ora è il turno di una delle maggiori agenzie di stampa italiane. Si tratta della Adnkronos di proprietà di Giuseppe Pasquale Marra. L’agenzia esiste dal 1963 ed è la prima agenzia di stampa privata. L’agenzia di Marra, negli ultimi anni, aveva attuato un rinnovamento tecnologico con nuovi canali multimediali dedicati a lavoro, salute, cultura, sostenibilità. Recentemente era entrata nell’elenco di rilevanza nazionale da parte del governo italiano. In soldoni significa che questa agenzia, assieme ad Ansa, Agi, Askanews, Dire, La Presse, La4News e Radiocor (il Sole 24 ore), riceverà 30 milioni di euro.

MILLEPROROGHE: SCOMPARSA LA PUBBLICITÀ LEGALE – Dopodomani 15 febbraio alla Camera approderà l’esame del decreto Milleproroghe. Per il 2024 non c’è la proroga, della cosiddetta “pubblicità legale” cioè la pubblicazione degli estratti dei bandi di gara sui quotidiani (due nazionali e uno locale). Certamente un guaio per l’editoria. La norma, infatti, fino a ora prorogata annualmente, ha sempre garantito una fetta di introiti al settore, quantificato nel 2023 in 45 milioni di euro, pari al 12% degli introiti pubblicitari. Secondo la Fieg (Federazione italiana editori giornali) «Non pubblicare più i bandi degli appalti sui giornali significherebbe impedire ai cittadini la possibilità di controllo sull’utilizzo delle risorse pubbliche… una vittoria di coloro che vogliono ridurre la trasparenza sugli appalti, favorendo inefficienza e malaffare».

MINACCE A GIORNALISTA DEL FATTO – Nel marzo del 2023 aveva riportato sul Il Fatto l’aggressione perpetrata dall’imprenditore edile Salvatore Langellotto – pregiudicato per concorso esterno in associazione camorristica – nei confronti di Claudio d’Esposito esponente del Wwf (prognosi 40 giorni). Il 5 gennaio scorso, il giornalista Vincenzo Iurillo scrive, sempre sul Fatto, che il centro di Sant’Agnello (Napoli) è paralizzato per permettere la benedizione religiosa a cinque camion dell’azienda del Langellotto. Servizio che viene ripreso anche dalle Jene. E qui iniziano le minacce allusive e minatorie nei confronti di Iurillo. Il 20 gennaio scorso, Langellotto e altre due persone inseguono Iurillo per le strade di Sant’Agnello e il giornalista è costretto a ripararsi in una farmacia. Ora la Gip del Tribunale di Torre Annunziata, Emanuela Cozzitorto, ha firmato l’ordinanza che ha disposto i domiciliari per Langellotto. L’accusa è anche di stalking nei confronti del giornalista del Fatto per le minacciose frasi: «Eccolo lo scrittore! Ma agli scrittori certe volte tagliano la testa…». Inoltre, la Gip, dalle telecamere della farmacia dove si era riparato Iurillo, osserva che le immagini «appaiono condotti da un messaggio intimidatorio silente, considerato che la fama criminale di Langellotto era ben nota» al giornalista.


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