Il Quadro della settimana: “Venere di Urbino” di Tiziano Vecellio

1538
Olio su tela
119 x 165 cm
Galleria degli Uffizi, Firenze
Quasi archetipo della sensualità femminile, questa tela viene richiesta a Tiziano da Guidobaldo della Rovere appena divenuto duca di Urbino. Il quadro deve servire come exemplum per la giovane sposa Giulia Varano; una sorta di fonte ispiratrice sul come ci si debba predisporre all’amore coniugale.
Non per nulla, acciambellato da una parte, sta un cagnolino, simbolo di fedeltà. Si tratta dunque di un amore legittimo, ma non per questo meno travolgente, come dicono le rose in mano alla giovane e il mirto sul davanzale.
Sullo sfondo una domestica guarda una bambina che rovista in un cassettone: chiaro il riferimento a un augurio di maternità. Il contrasto tra il colore chiaro del corpo della donna nuda con lo sfondo scuro fa risaltare ancor di più l’erotismo della Venere, che sembra fissare in modo allusivo lo spettatore, noncurante della sua bellezza.
Dunque è come se Tiziano abbia voluto rappresentare la perfetta donna rinascimentale: così come Venere, simbolo di bellezza, fertilità e fedele amore.
Tiziano Vecellio Nacque a Piève di Cadore circa nel 1421 nel borgo alpino che fa parte della repubblica Veneziana. In giovane età si reca a Venezia dove è allièvo prima di Gentile e poi di Giovanni Bellini. Nel 1508 collabora con Giorgione nella decorazione del fondaco dei Tedeschi ed esiste un grazioso aneddoto su questo fatto. Alcune persone, credendole pitture di Giorgione, si congratularono con lui per la migliorata qualità della pittura.
Nel 1513 è invitato a Roma da papa Leone X, sarèbbe l’occasione di lavorare fianco a fianco con Michelangelo e Raffaello ma preferisce rimanere a Venezia e lavorare per le istituzioni e le confraternite della città lagunare. Dopo la morte di Giovanni Bellini, avvenuta nel 1516, è nominato pottore ufficiale della Serenissima; la sua prima commissione pubblica è l’Assunta per Santa Maria Gloriosa dei Frari.
Tramite Alfonso d’Este, duca di Ferrara, èntra in contatto con i signori di Mantova ed Urbino le cui corti èrano orgogliose della loro raffinata cultura umanistica. Nel 1529 incontra Carlo V a Bologna e quattro anni dopo è nominato pottore di corte, conte palatino e cavalière dello Sperone d’Oro dallo stesso imperatore.
Si decide a viaggiare, nel 1545 è a Roma presso Paolo III; nel 1548 è presso la corte imperiale di Augusta dove torna anche nel 1550. È ormai il pittore più noto in Italia e in Europa. Nel corso di una epidemia di peste, muore a Venezia il 27 agosto 1576 e viène sepolto nella chièsa di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
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