Il Palazzo sotto il vulcano
La fatal Catania non fu un’ordalia
Alla fine, la temuta (o invocata: dipende dai casi) ordalia catanese non c’è stata. Il dottor Scapagnini non è rotolato troppo malamente giù per via Etnea, grazie anche ai voti di Raffaele Lombardo, che di suo sarebbe dell’Udc, ma che dell’Udc non ama il leader Marco Follini, che sperava già ieri sera di annunciare il tramonto definitivo della leadership del Cav. Insomma, cose siciliane. I più delusi ieri apparivano i sostenitori di Enzo Bianco, che si aspettavano, anche nella consapevolezza che "negli ultimi giorni Scapagnini ha recuperato voti", una vittoria a valanga. "Il 60 per cento", garantivano alcuni al momento della chiusura delle urne. Il Cav., invece, con l’ordalia sospesa sulla testa rinfoltita, negli ultimi giorni aveva molto smorzato i toni, sia quelli entusiastici, sia quelli catastrofici. Lo stesso avevano fatto i suoi, da Fabrizio Cicchitto ("nessuno può legittimamente trarre la benché minima conseguenza politica generale dalle elezioni amministrative di una città") a Marcello Dell’Utri ("sono una prova per Catania, al massimo per la Sicilia, non di certo per tutta l’Italia") ai proconsoli catanesi. Casomai, il disagio maggiore proprio alla vigilia del voto si è trasferito in An, un partito vicino all’esplosione, con il candidato vicesindaco, Nello Musumeci, popolarissimo europarlamentare del partito di Fini, ha annunciato il suo "sganciamento" e la creazione di una sorta di forza autonomista che molto ricorda l’iniziativa di Lombardo. A segnalare il fatto che il tracollo non c’è stato, anche il lungo silenzio di Follini. Anzi, in mattinata era stato proprio un ministro dell’Udc, quel Mario Baccini gran raccoglitore di tessere laziali che Follini stesso preferì far entrare al governo al posto di Lombardo, a buttare acqua sul fuoco: "Le fortune e le sfortune del centrodestra non iniziano né finiscono a Catania. Penso che la politica italiana si nutra, in questi ultimi periodi, di effetti speciali. Catania è una competizione importante ma riguarda solo i siciliani". Il contrario (o quasi il contrario di ciò che i democristiani del centrodestra hanno sostenuto nelle ultime settimane). In molti, a urne aperte, ieri hanno addirittura sospettato che il "sopire" imposto dal Cav. negli ultimi giorni, quell’offrire la chioma quasi rassegnato alla scure politica dei suoi insoddisfatti alleati fosse, più che ovvia incertezza, accurata strategia, secondo la regola: una sconfitta annunciata esalta parecchio persino una vittoria risicata.
Ma onestamente, anche molti nel centrodestra pensavano che Scapagnini sarebbe andato peggio. Ha taciuto finché ha potuto, il centrodestra, poi allo spoglio della dodicesima sezione che dava il candidato al 55 per cento, ha cominciato a non tenersi più. "E’ la vittoria del sindaco Scapagnini! E’ la vittoria della buona amministrazione! E’ la vittoria del ministro Miccichè!", ha esultato il forzista isolano Pippo Fallica. Il quale Miccichè, esaltato, subito dopo si è fatto vivo, esaltando a sua volta il Cav.: "Vuol dire che il modello Catania ha funzionato, e hanno funzionato le autonomie ispirate ai valori della Cdl. Sono contento per Scapagnini, ma ancora di più per Berlusconi, che è stato il primo a crederci".
Delusione palpabile a sinistra
E dunque e comunque, di ordalia non si è trattato. Della madre di tutte le elezioni neanche. Del giudizio di Dio neppure. Previsto o spacciato come al massimo grado, il tiepido risultato catanese almeno non peggiora troppo il già mesto clima nella Cdl. Del resto, anche nel centrosinistra ci contavano non poco, su un trionfo immediato di Enzo Bianco. La delusione ieri era palpabile. Silenziosa la Margherita, mentre i Ds, con un comunicato nel tardo pomeriggio hanno rivendicato le altre vittorie. Soddisfazione per aver vinto a Enna e a Partinico, a Pantelleria e a Carlentini. Già, ma Catania? "Anche se mancano dati indicativi del comune di Catania - la replica di Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria diessina - che rappresenta la più grande città siciliana chiamata al voto, possiamo affermare che cominciano a sgretolarsi le roccaforti del centrodestra". Ma, Catania o non Catania, nelle file dell’opposizione, chiusa la fruttuosa stagione delle elezioni amministrative, si ricomincia a discutere. Adesso, ha fatto sapere Romano Prodi, "finisce la moratoria" che in tutto questo periodo non ha fatto discutere né di lista unitaria né di Ulivo. E dunque, e per discutere di tale questione, fa sapere il candidato del centrosinistra di aver "convocato la direzione dell’Ulivo" appena dopo il suo ritorno dalla Cina. Perché appunto, Catania o non Catania, Bianco o Scapagnini, il Professore aveva già fatto sapere che lui è in partenza per la Cina, "questa volta ci vado", avendo già deluso le attese di Pechino causa crisi di governo. Mica era detto che via Etnea fosse nella Città Celeste.
Articolo pubblicato il 17/05/2005, senza firma, su Il foglio
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